By Ufficio Stampa Fondazione E.U.K Mamie
Le
minacce di morte, se avesse continuato a celebrare l'Eucaristia, non
ottennero che Padre Ragheed smettesse di esercitare il suo ministero
sacerdotale. Egli doveva realizzare il comando del Signore: «Fate questo
in memoria di Me». Disobbedire ai terroristi islamici, celebrando la
Messa domenicale del 3 giugno 2007, gli costò la vita. Nell'uscire dalla
chiesa gli sbarrarono la strada: «Ti avevamo detto che chiudessi la
chiesa, perché non l'hai fatto?», gli urlarono. Egli rispose: «La Casa
di Dio non si chiude». I terroristi spararono immediatamente a lui e ai
tre sottodiaconi che lo accompagnavano. In questo documentario scopriamo
la vita di questo sacerdote giovane e coraggioso, che scelse di
rimanere fedele al Signore fino alla fine.
Cari amici,
in risposta al richiamo che Papa Francesco fece mesi addietro, attraverso l’Esortazione Apostolica
Gaudete et exultate, di riflettere sulla «chiamata alla santità nel mondo contemporaneo»,
la Fondazione EUK Mamie-HM Televisione ha appena pubblicato – in spagnolo e in italiano –
il primo programma di questo nuovo periodo di «Sprazzi di luce». In «Sprazzi di luce»
vogliamo offrire la testimonianza di fede coraggiosa e di carità ardente di molti nostri fratelli che sono già arrivati
«alla fine della corsa». Nella maggior parte dei casi
ci incontreremo con persone la cui santità è già stata riconosciuta
dalla Chiesa. In altri, troveremo testimoni ancora in cammino verso gli
altari: volti giovani e nuovi, alcuni molto attuali,
che ci interpellano con forza e ci fanno riflettere su come stiamo
rispondendo noi alla nostra personale chiamata alla santità.
Questo è il caso del nostro primo «Sprazzo di luce» di questo periodo, dedicato a
P. Ragheed Ganni, sacerdote di Cristo e martire, la cui causa di beatificazione è stata aperta lo scorso 1º marzo 2018.
Il Servo di Dio, P. Ragheed Ganni, fu martirizzato in Iraq il 3 giugno 2007.
È stato il primo sacerdote cattolico ucciso in Iraq dopo la caduta di
Saddam Hussein. Terroristi mussulmani avevano insistito
che chiudesse la parrocchia, ma egli si era rifiutato. Era domenica,
una volta conclusa la celebrazione eucaristica, degli uomini armati gli
andarono incontro. Egli era accompagnato da tre sottodiaconi: Basman
Yousef, Wahid Hanno Isho e Gassam Isam Bidawed.
La moglie di Bidawed era pure presente. È stata l’unica testimone. Uno
degli assassini gridò al sacerdote:
«Ti avevo detto che chiudessi la chiesa, perché non l’hai fatto?». Egli rispose con forza:
«La casa di Dio non si chiude». Lo buttarono a
terra e iniziarono a sparare, uccidendo i quattro uomini. Alcuni giorni
prima della sua morte aveva scritto a un amico:
«Ogni giorno ci aspettiamo l’attacco decisivo, ma non smetteremo di celebrare la Messa».
Quella intensa vita eucaristica gli diede la forza per versare il suo sangue per Cristo.
In questo documentario scopriamo la
vita di questo giovane e coraggioso sacerdote, che scelse di essere
fedele al Signore sino alla fine. Per parlare di lui abbiamo
intervistato tre persone che lo conobbero in diversi momenti
della sua vita:
- Mons. Carmelo Pellegrino, Promotore della Fede nella Congregazione delle Cause dei Santi. Visse assieme a P. Ragheed nel Collegio Irlandese, in cui entrambi alloggiavano durante i loro studi a Roma.
- Don Rebwar Audish Basa, sacerdote iracheno. È autore del libro «Un sacerdote cattolico nello stato islamico. La storia di Padre Ragheed Ganni», pubblicato con il patrocinio di Aiuto alla Chiesa che Soffre. Don Rebwar fu alunno di P. Ragheed nella materia di Teologia Ecumenica.
- Wisam Khalil, giornalista iracheno e amico personale di P. Ragheed Ganni.
I testimoni ci descrivono P. Ragheed
Ganni come un giovane brillante, intelligente e allegro, entusiasta del
suo sacerdozio e sostenuto da una fede che gli diede il coraggio di
donare la sua vita per Cristo.
«Chi l’ha conosciuto – dicono – non lo dimentica». HM
Televisione vi offre questo documentario questo 4 dicembre, giorno in
cui, nel suo paese natale, Karemlash, nella Pianura di Ninive (Iraq)
così martoriata dall’invasione dello Stato Islamico,
festeggiano la loro patrona, Santa Barbara, vergine e martire.
Che nostra Madre Immacolata ci conceda la grazia di amare Gesù Cristo con il cuore dei Suoi martiri.
Che nostra Madre Immacolata ci conceda la grazia di amare Gesù Cristo con il cuore dei Suoi martiri.