By Fides
In Libano il lungo processo per la formazione di un governo è giunto ai suoi "ultimi cento metri", secondo quanto ha dichiarato giovedì 13 dicembre il Primo Ministro designato, Saad Hariri, leader del Partito sunnita “Futuro”. Proprio in questo frangente delicato, a ormai più di 7 mesi dalle elezioni politiche svoltesi lo scorso 6 maggio, il Consiglio della comunità caldea in Libano ha sottoposto al Presidente libanese Michel Aoun la richiesta che almeno un ministero sia affidato a un cristiano appartenente a una delle comunità cristiane minoritarie presenti in Libano accanto alla preminente Chiesa maronita. La richiesta, presentata da Antoine Hakim, presidente del Consiglio della comunità caldea presente in Libano, è stata messa a punto durante una riunione svoltasi alla presenza di Michel Kassarji, Vescovo caldeo di Beirut.
Nel testo che contiene la richiesta, si esprime “sorpresa per il modo in cui lo Stato libanese tratta le comunità cristiane” presenti sul territorio libanese accanto alla Chiesa maronita. Tali comunità, secondo il pronunciamento del Consiglio della locale comunità caldea, “sono state private dei loro diritti legittimi, e trattate come se venissero da un altro pianeta”. Un trattamento che viene messo anche in relazione ai processi di emigrazione che stanno riducendo progressivamente la consistenza numerica delle comunità cristiane libanesi non maronite. Secondo quanto sostenuto nel documento diffuso da Antoine Hakim, “criteri minimi di giustizia” rendono necessaria la nomina in ogni governo di almeno un ministro scelto a rotazione tra i membri di una delle Chiese e comunità cristiane presenti in Libano oltre alla Chiesa maronita.
Come riferito da Fides (vedi Fides 16/3/2017), già nel marzo 2017 Vescovi e membri autorevoli di Chiese cristiane presenti in Libano a fianco della preminente Chiesa maronita, si erano incontrati presso la sede dell'eparchia caldea di Beirut e avevano sottoscritto un appello comune al Presidente Aoun e alle forze politiche libanesi in cui chiedevano la garanzia di un'adeguata rappresentanza nelle istituzioni politiche e amministrative per le proprie comunità di fedeli. A quella riunione avevano partecipato esponenti della Chiesa caldea, della comunità cattolica latina – compreso il Vescovo Cesar Essayan OFM Conv, Vicario apostolico - e delle Chiese assira, sira cattolica, sira ortodossa, copta cattolica e copta ortodossa. In particolare, nel documento firmato dai presenti, si dichiarava che le rispettive comunità ecclesiali non avrebbero appoggiato alcuna nuova legge elettorale – questione a quel tempo al centro del dibattito politico libanese – che non avesse contemplato la regola di riservare almeno 3 seggi parlamentari a rappresentanti di comunità cristiane diverse da quella maronita.
Secondo il delicato sistema istituzionale libanese, la carica di Presidente della Repubblica spetta a un cristiano maronita.
In Libano il lungo processo per la formazione di un governo è giunto ai suoi "ultimi cento metri", secondo quanto ha dichiarato giovedì 13 dicembre il Primo Ministro designato, Saad Hariri, leader del Partito sunnita “Futuro”. Proprio in questo frangente delicato, a ormai più di 7 mesi dalle elezioni politiche svoltesi lo scorso 6 maggio, il Consiglio della comunità caldea in Libano ha sottoposto al Presidente libanese Michel Aoun la richiesta che almeno un ministero sia affidato a un cristiano appartenente a una delle comunità cristiane minoritarie presenti in Libano accanto alla preminente Chiesa maronita. La richiesta, presentata da Antoine Hakim, presidente del Consiglio della comunità caldea presente in Libano, è stata messa a punto durante una riunione svoltasi alla presenza di Michel Kassarji, Vescovo caldeo di Beirut.
Nel testo che contiene la richiesta, si esprime “sorpresa per il modo in cui lo Stato libanese tratta le comunità cristiane” presenti sul territorio libanese accanto alla Chiesa maronita. Tali comunità, secondo il pronunciamento del Consiglio della locale comunità caldea, “sono state private dei loro diritti legittimi, e trattate come se venissero da un altro pianeta”. Un trattamento che viene messo anche in relazione ai processi di emigrazione che stanno riducendo progressivamente la consistenza numerica delle comunità cristiane libanesi non maronite. Secondo quanto sostenuto nel documento diffuso da Antoine Hakim, “criteri minimi di giustizia” rendono necessaria la nomina in ogni governo di almeno un ministro scelto a rotazione tra i membri di una delle Chiese e comunità cristiane presenti in Libano oltre alla Chiesa maronita.
Come riferito da Fides (vedi Fides 16/3/2017), già nel marzo 2017 Vescovi e membri autorevoli di Chiese cristiane presenti in Libano a fianco della preminente Chiesa maronita, si erano incontrati presso la sede dell'eparchia caldea di Beirut e avevano sottoscritto un appello comune al Presidente Aoun e alle forze politiche libanesi in cui chiedevano la garanzia di un'adeguata rappresentanza nelle istituzioni politiche e amministrative per le proprie comunità di fedeli. A quella riunione avevano partecipato esponenti della Chiesa caldea, della comunità cattolica latina – compreso il Vescovo Cesar Essayan OFM Conv, Vicario apostolico - e delle Chiese assira, sira cattolica, sira ortodossa, copta cattolica e copta ortodossa. In particolare, nel documento firmato dai presenti, si dichiarava che le rispettive comunità ecclesiali non avrebbero appoggiato alcuna nuova legge elettorale – questione a quel tempo al centro del dibattito politico libanese – che non avesse contemplato la regola di riservare almeno 3 seggi parlamentari a rappresentanti di comunità cristiane diverse da quella maronita.
Secondo il delicato sistema istituzionale libanese, la carica di Presidente della Repubblica spetta a un cristiano maronita.