By Fides
"Quando la Chiesa si spende per gli altri fiorisce, quando si chiude si secca. Solo quando la Chiesa esce fuori vive, come ci insegnano le parole del Papa".
Fratel Jihad Youssef, monaco di Deir Mar Musa - la comunità monastica fondata in Siria dal Gesuita p. Paolo Dall’Oglio rapito nel 2013 a Raqqa - riassume così in un colloquio con l'Agenzia Fides il periodo trascorso tra centinaia di famiglie irachene cristiane rifugiate in Turchia.
"La mia avventura è stata una formazione più che una missione – spiega - ho ricevuto cento volte di più di quanto nella mia miseria ho dato". Fratel Jihad ha trascorso due periodi nel 2016 e nel 2017 tra i profughi iracheni offrendo loro assistenza spirituale e pastorale. "La Chiesa irachena - ricorda - ha vissuto una emorragia ed è in un perenne stato di paura. Molti fedeli sono fuggiti, il loro obiettivo è raggiungere l’Europa o il Nord America. Spesso però si trovano bloccati in Turchia, in attesa di un visto nella speranza di rifarsi una vita in un nuovo Paese". A fuggire, con i cristiani, vi sono anche migliaia di musulmani sunniti che si sentono vessati dalla maggioranza sciita. Attualmente sono 145mila gli iracheni che vivono in Turchia.
Riguardo alla esperienza in Turchia, fratel Youssef aggiunge: "Per me è stato un viaggio alla scoperta del Vangelo. Mi sentivo straniero per la lingua e il contesto sociale diverso. In Siria siamo accettati come cristiani, mentre in Cappadocia i battezzati soffrono per l’ignoranza e a volte il disprezzo. La gente è povera ma non si vergogna di donare quello che ha".
Fratel Jihad è stato ricevuto in famiglie cattoliche e ortodosse e a tutte ha offerto, prima ancora dell’assistenza spirituale, la sua amicizia: "Le famiglie mi accoglievano con grande calore. Non chiedevo loro se erano cattoliche o ortodosse. Pregavo con loro. Questo mi ha permesso di sperimentare, fra le altre cose, l’unità della Chiesa, come mai in altre occasioni", dice.
Fratel Jihad racconta tutta la sua esperienza in Iraq in un libro recentemente pubblicato in Italia per l'edizione Ancora, dal titolo "Abbiamo fame e nostalgia di Eucaristia. Diario di viaggio tra i profughi cristiani dell'Iraq" .
"Quando la Chiesa si spende per gli altri fiorisce, quando si chiude si secca. Solo quando la Chiesa esce fuori vive, come ci insegnano le parole del Papa".
Fratel Jihad Youssef, monaco di Deir Mar Musa - la comunità monastica fondata in Siria dal Gesuita p. Paolo Dall’Oglio rapito nel 2013 a Raqqa - riassume così in un colloquio con l'Agenzia Fides il periodo trascorso tra centinaia di famiglie irachene cristiane rifugiate in Turchia.
"La mia avventura è stata una formazione più che una missione – spiega - ho ricevuto cento volte di più di quanto nella mia miseria ho dato". Fratel Jihad ha trascorso due periodi nel 2016 e nel 2017 tra i profughi iracheni offrendo loro assistenza spirituale e pastorale. "La Chiesa irachena - ricorda - ha vissuto una emorragia ed è in un perenne stato di paura. Molti fedeli sono fuggiti, il loro obiettivo è raggiungere l’Europa o il Nord America. Spesso però si trovano bloccati in Turchia, in attesa di un visto nella speranza di rifarsi una vita in un nuovo Paese". A fuggire, con i cristiani, vi sono anche migliaia di musulmani sunniti che si sentono vessati dalla maggioranza sciita. Attualmente sono 145mila gli iracheni che vivono in Turchia.
Riguardo alla esperienza in Turchia, fratel Youssef aggiunge: "Per me è stato un viaggio alla scoperta del Vangelo. Mi sentivo straniero per la lingua e il contesto sociale diverso. In Siria siamo accettati come cristiani, mentre in Cappadocia i battezzati soffrono per l’ignoranza e a volte il disprezzo. La gente è povera ma non si vergogna di donare quello che ha".
Fratel Jihad è stato ricevuto in famiglie cattoliche e ortodosse e a tutte ha offerto, prima ancora dell’assistenza spirituale, la sua amicizia: "Le famiglie mi accoglievano con grande calore. Non chiedevo loro se erano cattoliche o ortodosse. Pregavo con loro. Questo mi ha permesso di sperimentare, fra le altre cose, l’unità della Chiesa, come mai in altre occasioni", dice.
Fratel Jihad racconta tutta la sua esperienza in Iraq in un libro recentemente pubblicato in Italia per l'edizione Ancora, dal titolo "Abbiamo fame e nostalgia di Eucaristia. Diario di viaggio tra i profughi cristiani dell'Iraq" .