By Avvenire
Mimmo Muolo
Nel mondo un cristiano ogni 7 vive in un Paese di persecuzione. È quanto emerge dalla quattordicesima edizione del Rapporto sulla libertà religiosa di Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs), presentato questa mattina all'Ambasciata italiana presso la Santa Sede. Il numero complessivo dei cristiani perseguitati è di 300 milioni.
Mimmo Muolo
Nel mondo un cristiano ogni 7 vive in un Paese di persecuzione. È quanto emerge dalla quattordicesima edizione del Rapporto sulla libertà religiosa di Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs), presentato questa mattina all'Ambasciata italiana presso la Santa Sede. Il numero complessivo dei cristiani perseguitati è di 300 milioni.
Nel
periodo preso in esame dal rapporto, dal giugno 2016 al giugno 2018, si
riscontra un aumento delle violazioni della libertà religiosa in molti
Stati. In totale sono stato identificato 38 Paesi in cui si registrano
"gravi o estreme violazioni".
Ventuno Paesi sono classificati come di persecuzione: Afghanistan,
Arabia Saudita, Bangladesh, Birmania, Cina, Corea del Nord, Eritrea,
India, Indonesia, Iraq, Libia, Niger, Nigeria, Pakistan, Palestina,
Siria, Somalia, Sudan, Turkmenistan, Uzbekistan e Yemen. Diciassette
invece sono luoghi di discriminazione: Algeria, Azerbaigian, Bhutan,
Brunei, Egitto, Federazione Russa, Iran, Kazakhistan, Kirghizistan,
Laos, Maldive, Mauritania, Qatar, Tagikistan, Turchia, Ucraina e
Vietnam.
Il 61% della popolazione mondiale vive in Paesi in cui
non vi è rispetto per la libertà religiosa, nel 9% delle nazioni nel
mondo vi è discriminazione, e nell'11% degli Stati vi è persecuzione.
Il
Rapporto è stato presentato nella sede dell'Ambasciata d'Italia presso
la Santa Sede, a Roma, presenti l'ambasciatore Pietro Sebastiani, il
presidente internazionale di Acs, cardinale Mauro Piacenza, il
presidente italiano Alfredo Mantovano, il direttore Alessandro Monteduro
e due testimoni delle persecuzioni: il vescovo copto-cattolico di
Minya, in Egitto e l'avvocatessa pakistana, Tabassum Yousaf, che hanno
raccontato le loro esperienze.
In 17 di dei 38 Stati in cui si registrano violazioni della libertà religiosa – ovvero quasi la metà del totale dei Paesi - la situazione è peggiorata durante il periodo in esame. In altri – quali Corea del Nord, Arabia Saudita, Nigeria, Afghanistan ed Eritrea – la situazione è rimasta invariata, giacché così grave da non poter peggiorare. Al contrario, un brusco calo
delle violenze commesse dal gruppo islamista al-Shabaab ha fatto sì che Tanzania e Kenya - classificati come “Paesi di persecuzione" nel 2016 – nel 2018 appartengano invece alla categoria dei “non classificati”. Anche in Siria e Iraq la situazione è leggermente migliore, grazie al forte arretramento dell'Isis, Nella Piana di Ninive, in particolare, con le risorse messe in campo da Acs sono rientrati 41.057 cristiani e 5mila delle 14mila case distrutte sono state già ricostruite.
delle violenze commesse dal gruppo islamista al-Shabaab ha fatto sì che Tanzania e Kenya - classificati come “Paesi di persecuzione" nel 2016 – nel 2018 appartengano invece alla categoria dei “non classificati”. Anche in Siria e Iraq la situazione è leggermente migliore, grazie al forte arretramento dell'Isis, Nella Piana di Ninive, in particolare, con le risorse messe in campo da Acs sono rientrati 41.057 cristiani e 5mila delle 14mila case distrutte sono state già ricostruite.
Una tendenza preoccupate emersa nel periodo analizzato è invece l’aumento del nazionalismo aggressivo
ai danni delle minoranze, degenerato a tal punto da poter essere
definito ultra-nazionalismo. Tale fenomeno si è sviluppato in modo
diverso a seconda dei Paesi. Il caso dell'India è
particolarmente significativo. I gruppi nazionalisti estremisti indù
sono solitamente ritenuti responsabili di attacchi ai danni delle
minoranze, spesso dipinte come agenti nocivi per lo Stato e per
l'orgoglio nazionale. Nel 2017 sono stati infatti compiuti 736 attacchi
contro i cristiani, con un netto aumento rispetto ai 358 del 2016. Altri
esempi eclatanti in tal sono la Cina, dove i nuovi “regolamenti sugli affari religiosi”, impongono ulteriori restrizioni ai gruppi religiosi, e la Corea del Nord,
dove si ritiene che migliaia di cristiani siano detenuti in campi di
prigionia, dove ricevono un trattamento più duro degli altri detenuti a
causa della loro fede.
Il successo delle campagne militari contro ISIS ed altri gruppi iper-estremisti ha in qualche modo “celato” la diffusione di altri movimenti militanti islamici in regioni dell'Africa, del Medio Oriente e dell'Asia. Il fondamentalismo di matrice islamica è presente in 22 Paesi, in cui vivono in totale un miliardo e 337 milioni di persone. Se Boko Haram in Nigeria
sembra perdere terreno, nel periodo in esame sono aumentate le violenze
da parte dei pastori militanti islamici di etnia fulani. Violenti
attacchi anticristiani continuano a verificarsi in Egitto, dove
ai quattro gravi attentati avvenuti nel periodo in esame al Cairo,
Alessandria, Tanta e Minya, si aggiunge l'attacco terroristico del 2
novembre scorso al bus di pellegrini copti a Minya.
Un’altra piaga che affligge la comunità cristiana egiziana è il rapimento e la conversione forzata all’Islam di adolescenti, ragazze e donne cristiane.
Almeno sette ragazze copte sono state rapite e convertite nell'aprile
2018. La stessa sorte spetta ogni anno a circa 1000 ragazze cristiane e
indù in Pakistan.
In sintesi la fede religiosa più perseguitata al mondo è sempre quella cristiana. Spesso,
come ha ricordato Mantovano, nell'indifferenza del mondo, soprattutto
quello occidentale. "A 70 anni dalla Dichiarazione universale dei
diritti dell'uomo - ha aggiunto Sebastiani - è triste che vi siano
ancora violazioni della libertà religiosa". La quale, ha ribadito il
cardinale Piacenza, "include la libertà di pesniero, di parola, di
espressione, di culto, di conversione e persino la libertà di
distanziarsi dall'alemento religioso". Insomma è la base di tutte le
libertà.
LIBERTA' RELIGIOSA NEL MONDO.
RAPPORTO DI AIUTO ALLA CHIESA CHE SOFFRE.
SCHEDA PAESE: IRAQ