By Radiovaticana
Adriana Masotti
Papa Francesco ha incontrato stamattina il Catholicos-Patriarca della Chiesa Assira dell'Oriente, Mar Gewargis III, e il suo Seguito. Al colloquio privato, sono seguiti i discorsi. Poi lo scambio dei doni e un momento di preghiera nella Cappella Redemptoris Mater del Palazzo Apostolico. Infine la firma di una Dichiarazione congiunta. Presenti all'incontro i membri della Commissione mista per il dialogo teologico tra la Chiesa Cattolica e la Chiesa Assira dell'Oriente.
Adriana Masotti
Papa Francesco ha incontrato stamattina il Catholicos-Patriarca della Chiesa Assira dell'Oriente, Mar Gewargis III, e il suo Seguito. Al colloquio privato, sono seguiti i discorsi. Poi lo scambio dei doni e un momento di preghiera nella Cappella Redemptoris Mater del Palazzo Apostolico. Infine la firma di una Dichiarazione congiunta. Presenti all'incontro i membri della Commissione mista per il dialogo teologico tra la Chiesa Cattolica e la Chiesa Assira dell'Oriente.
La comune partecipazione alla sofferenza causata dalla violenza
Nel suo indirizzo di saluto, Francesco ricorda il primo incontro con
il Catholicos, in Vaticano due anni fa, il 17 novembre 2016, ma anche
quello dello scorso 7 luglio a Bari, in occasione della Giornata di
riflessione e preghiera per la pace in Medio Oriente e afferma:
Condividiamo infatti la grande sofferenza che deriva dalla tragica
situazione che vivono tanti nostri fratelli e sorelle in Medio Oriente,
vittime della violenza e spesso costretti a lasciare le terre dove
vivono da sempre. Essi percorrono la via crucis sulle orme di Cristo e,
pur appartenendo a comunità differenti, instaurano tra loro rapporti
fraterni, diventando per noi testimoni di unità.
Il Papa anticipa che insieme pregheranno, al termine del loro
incontro, proprio “per la fine di tanto dolore (…) invocando dal Signore
il dono della pace per il Medio Oriente, soprattutto per l’Iraq e la
Siria”.
I progressi sulla via dell'unità
Motivo di particolare gratitudine a Dio, prosegue il Papa, è il
lavoro che la Commissione per il dialogo teologico tra le due Chiese sta
portando avanti:
Tale Commissione, frutto del dialogo, mostra che le diversità
pratiche e disciplinari non sempre sono di ostacolo all’unità, e che
alcune differenze nelle espressioni teologiche possono essere
considerate complementari piuttosto che conflittuali.
Un anno fa la firma della Dichiarazione comune sulla “vita
sacramentale”. Ora Francesco assicura la sua preghiera perché la terza
fase di studio sull’ecclesiologia, avviata in questi giorni dalla
Commissione, contribuisca a farci “percorrere un altro tratto di strada,
verso la meta tanto attesa in cui potremo celebrare il Sacrificio del
Signore allo stesso altare”.
L'insegnamento dei testimoni del passato
Un cammino in avanti che richiede anche di custodire la memoria, per
imparare dai testimoni del passato. E il Papa cita Abdisho bar Berika,
Metropolita di Nisibi, uno dei più famosi scrittori della tradizione
siro-orientale, di cui quest’anno la Chiesa Assira dell’Oriente e la
Chiesa Caldea, celebrano i 700 anni della morte. Che lo studio di questo
grande teologo, particolarmente esperto nel campo del diritto canonico,
“possa aiutare - conclude Papa Francesco - a far conoscere meglio le
ricchezze della tradizione sira e ad accoglierle come un dono per la
Chiesa intera”.
Nella Dichiarazione l'impegno per andare avanti insieme
Nel testo, redatto in 8 punti, della Dichiarazione congiunta
firmata da Papa Francesco e dal Patriarca cattolico al termine
dell’incontro, nella splendida cornice della Cappella Redemptoris Mater,
si sottolinea la gratitudine verso il Signore "per la crescente
vicinanza nella fede e nell'amore tra la Chiesa assira dell'Oriente e la
Chiesa cattolica”, constatando che “negli ultimi decenni, le nostre
Chiese si sono avvicinate più di quanto non lo siano mai state nel corso
dei secoli. In attesa del giorno in cui sarà possibile celebrare
insieme sullo stesso altare, si ribadisce l’intenzione di “andare avanti
nel riconoscimento reciproco e nella testimonianza condivisa del
Vangelo”.
La sofferenza dei cristiani specie in Iraq e Siria
In questo cammino, si legge ancora nella Dichiarazione,
“sperimentiamo una sofferenza comune, derivante dalla drammatica
situazione dei nostri fratelli e sorelle cristiani in Medio Oriente,
specialmente in Iraq e Siria”. “Centinaia di migliaia di uomini, donne e
bambini innocenti soffrono immensamente di conflitti violenti che nulla
può giustificare”, ricorda il testo, conflitti che hanno "aumentato
l'esodo dei cristiani dalle terre dove hanno vissuto fianco a fianco con
altre comunità religiose fin dai tempi degli Apostoli”. Per tutti loro,
senza distinzione, si assicura la comune preghiera e l’impegno
caritativo, vedendo nella loro sofferenza che arriva a volte al
martirio, “il seme dell’unità dei cristiani”.
Il M.O è terra di accettazione e rispetto reciproco
“Non è possibile immaginare il Medio Oriente senza cristiani”, si
ribadisce con forza nella Dichiarazione, poiché i cristiani, insieme ad
altri credenti, contribuiscono notevolmente all'identità specifica della
regione: un luogo di tolleranza, di rispetto reciproco e di
accettazione”. Senza giustizia non esiste pace duratura, per questo
l'appello: “Invitiamo ancora una volta la Comunità internazionale ad
attuare una soluzione politica che riconosca i diritti e i doveri di
tutte le parti in causa”.
La Dichiarazione si conclude con la certezza che “quanto più difficile è la situazione, tanto più necessario è il dialogo interreligioso fondato su un atteggiamento di apertura, verità e amore”.
La Dichiarazione si conclude con la certezza che “quanto più difficile è la situazione, tanto più necessario è il dialogo interreligioso fondato su un atteggiamento di apertura, verità e amore”.