By Sir
È ormai passato più di un anno dall’arrivo a Nitra dei 150 rifugiati
cristiani provenienti dall’Iraq. Dopo mesi di duro lavoro per quanto
riguarda il processo di immigrazione, l’apprendimento della lingua e i
tentativi di superare barriere culturali, si può dire che la loro
integrazione nella società slovacca procede bene. Si sono sistemati a
Nitra e nelle città e villaggi circostanti. Mons. Viliam Judak, vescovo
di Nitra, sottolinea la necessità di promuovere buone relazioni tra i
cristiani iracheni e gli abitanti locali, e questo si è concretizzato
nell’apertura al pubblico alcuni mesi fa di un centro comunitario che
offre diverse opportunità per migliorare l’integrazione dei rifugiati
nel loro nuovo ambiente culturale. “Abbiamo avuto due gruppi che hanno
deciso di tornare in Iraq: alcuni di loro perché non sono riusciti a
superare lo shock culturale e la perdita affettiva, altri perché avevano
sentito che la regione stava per essere liberata e volevano partecipare
al processo. Sono rimasti fortemente delusi una volta tornati in Iraq,
ma la rigida politica di asilo ha impedito loro di tornare in Slovacchia, nonostante alcuni di loro lo volessero
veramente”, ha spiegato padre Peter Brenkus dell’associazione civile
“Pace e bene” di Nitra.
La maggior parte dei cristiani iracheni sono comunque rimasti in Slovacchia rendendosi conto che il fatto di essere riusciti a scappare dalle grandi persecuzioni in atto nel loro Paese natale è stato “una sorta di miracolo”. “La nostra fede è posta in Gesù Cristo, nella Chiesa e nella Bibbia, e siamo davvero grati per la calorosa accoglienza e ospitalità che ci hanno riservato qui a Nitra. La Slovacchia è stato il primo Paese in cui sono riuscito a venire e a mantenere la mia dignità, e in cui nessuno mi obbliga a fare cose che non voglio fare”, ha dichiarato Michael Edward, che in Iraq era insegnante di teologia.
La maggior parte dei cristiani iracheni sono comunque rimasti in Slovacchia rendendosi conto che il fatto di essere riusciti a scappare dalle grandi persecuzioni in atto nel loro Paese natale è stato “una sorta di miracolo”. “La nostra fede è posta in Gesù Cristo, nella Chiesa e nella Bibbia, e siamo davvero grati per la calorosa accoglienza e ospitalità che ci hanno riservato qui a Nitra. La Slovacchia è stato il primo Paese in cui sono riuscito a venire e a mantenere la mia dignità, e in cui nessuno mi obbliga a fare cose che non voglio fare”, ha dichiarato Michael Edward, che in Iraq era insegnante di teologia.