Fonte: L'Osservatore Romano 6 novembre
Sono 350.000 i rifugiati iracheni che hanno fatto ritorno a casa dopo anni di esilio forzato a causa del conflitto, ma la maggior parte di loro non ha trovato né un posto dove stare, né un lavoro. A denunciarlo è l'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), secondo la quale le famiglie che tornano nel luogo d'origine "devono far fronte a problemi non meno gravi di quelli che le hanno spinte ad andare via". Secondo il rapporto, una famiglia su tre non ha ancora un'occupazione, nonostante il programma lanciato dal ministero per i Rifugiati e dall'Oim prevedesse il reinserimento dei profughi nel mondo del lavoro o un sostegno governativo per l'avviamento di piccole attività. Da quanto emerge dai dati ufficiali del ministero del Lavoro, dalla caduta del regime, nel 2003, tre milioni di persone si sono iscritte nel registro dei disoccupati, ma solo poco più di duecentomila di loro ha trovato un impiego. L'Oim ha inoltre segnalato che la maggior parte dei rifugiati ha fatto ritorno a Baghdad, dove almeno la metà di loro non ha accesso all'assistenza medica, né una casa in cui stare, perché distrutta o inagibile. Si è appreso intanto che due sospetti fiancheggiatori del movimento sciita libanese Hezbollah sono stati arrestati a Baghdad durante un'operazione congiunta della polizia irachena e dei soldati americani. L'arresto è avvenuto al termine della perquisizione dell'appartamento di uno dei due uomini, considerato dagli agenti "uno dei covi di Hezbollah" in Iraq. In un comunicato si afferma che "sulla base delle prove raccolte" all'interno della casa, i due sospetti fiancheggiatori sarebbero accusati di "aver tentato di acquistare armi illegali e di finanziare le operazioni di Hezbollah in Iraq". Non si fermano intanto le violenze. Nel distretto di Adhamiya, a nord di Baghdad, tre soldati iracheni e due civili sono rimasti feriti, a un posto di blocco, nell'esplosione di un ordigno. Si segnala nel frattempo che è stato diffuso, attraverso un sito internet vicino all'ala più radicale del Baath iracheno, guidato da Al Duri, un comunicato in cui l'ex braccio destro di Saddam annuncia la creazione di un "Fronte di combattimento, liberazione e salvezza nazionale" composto da cinquanta fazioni armate. L'obiettivo del Fronte sarebbe "spingere gli americani a ritirarsi e formare un Governo di transizione in vista di nuove elezioni".