Fonte: SIR
“L’Iraq è ricco, lo stiamo ricostruendo, ma la corruzione è presente e ci sono ancora attentati e rapimenti sebbene in misura minore che in passato”. Mons. Louis Sako, arcivescovo di Kirkuk, ha fatto al quotidiano francese La Croix, il punto sulla situazione nel Paese anche in vista delle elezioni, sebbene la legge elettorale sia stata bloccata dal vice-presidente sunnita Tareq al-Hachemi che vorrebbe attribuire 48 dei 323 seggi del Parlamento (15%) agli iracheni all’estero e alle minoranze. “La situazione è complicata – spiega mons. Sako – c’è lotta tra le fazioni per il potere e questo genera tensioni. Tuttavia è positivo che si cerchi di parlare. E’ un inizio di democrazia”. In questo panorama politico anche la Chiesa può recitare un ruolo maggiore, cercando di raggruppare i cristiani nella stessa lista invece di andare al voto divisi. “Attualmente – dice Sako - i cristiani dispongono di 3 deputati, se uniamo le forze potremmo averne 5”. L’arcivescovo critica coloro che dall’estero incoraggiano i cristiani iracheni ad emigrare quando, invece, afferma, “potrebbero istallarsi provvisoriamente in Kurdistan dove sarebbero accolti e aiutati anche dalla Chiesa caldea. Un padre che lavora a Baghdad potrebbe spedire qui la sua famiglia e farle poi visita con regolarità. Non è lontano. E’ meglio essere cristiani in Iraq che emigrati. Da noi ci sono ancora solidarietà familiare e valori forti”.