By Baghdadhope
Source: AFP
Ieri, 20 maggio, si è tenuta a Baghdad la seconda udienza del processo che vede tra gli imputati per l’uccisione di 42 iracheni accusati nel 1992 di speculazione sui prezzi di alcuni generi alimentari l’ex primo ministro Tareq Aziz.
Una seduta per la quale Aziz ha dovuto rinunciare ad avere assistenza legale, una mancanza che fa dubitare della legalità del processo, ma che rappresenta una delle realtà che ancora accomunano l’Iraq del prima e del dopo Saddam Hussein perchè neanche quando Aziz faceva parte dell’elite al potere essa veniva garantita agli iracheni che fossero mai arrivati ad un processo prima di essere condannati.
Già da sabato scorso, secondo quanto riferisce la AFP, era noto infatti che il principale avvocato di Aziz, Badie Arif Ezzat, dichiarando di temere per la sua incolumità non si sarebbe recato a Baghdad, e che gli avvocati stranieri componenti il collegio di difesa: “il francese Jacques Verges, un avvocato franco-libanese e quattro italiani”, secondo quanto dichiarato dal figlio di Aziz, Ziad, non avevano ricevuto i visti dalle ambasciate di Parigi e Roma.
Solo quindi davanti alla corte Tareq Aziz si è difeso definendo il processo come nient’altro che una vendetta personale da parte di chi ora governa in Iraq e che nel 1980 tentò senza successo di ucciderlo e che ora vuole portare a termine il lavoro. Un chiaro riferimento al tentativo di assassinarlo nell’aprile del 1980 ad opera dell’Islamic Dawa Party – il partito dell’attuale Primo Ministro, Nouri al Maliki - che aveva seguito di pochissimo la decisione del regime di Saddam Hussein di condannarne a morte tutti i rappresentanti e fiancheggiatori.
Misteriose rimangono comunque le notizie riguardo alle condizioni di salute di Tareq Aziz che si è presentato in aula appoggiandosi ad un bastone. Secondo quanto riferito da AFP il figlio Ziad ha dichiarato che mercoledì scorso erano pessime, una circostanza che non può non far riflettere sulla sorte di un personaggio che, vissuto per una buona parte della vita ai vertici del potere, si trova ora a condividere quella che tantissimi iracheni hanno vissuto e vivono: una vita fatta di pressione alta, diabete e disturbi respiratori e cardiaci che renderebbero urgente un intervento chirurgico che molto probabilmente non ci sarà mai .
Ma è sempre la APF a riportare anche che sulla base di un'altra telefonata Ziad Aziz avrebbe definito "a posto" la salute di suo padre che si sarebbe però lamentato di non aver ricevuto i vestiti estivi e le sigarette che lo stesso Ziad gli ha spedito tramite la Croce Rossa all'inizio del mese di maggio.
Una circostanza certamente incresciosa che potrebbe peggiorare notevolmente la situazione del detenuto. Non si sa infatti se la cella che custodisce Aziz sia o meno refrigerata. Certamente se non lo fosse sarebbe terribile per lui affrontare la caldissima estate irachena con addosso solo vestiti invernali anche se, a dire il vero, quando il termometro tocca i 50° anche tutti gli altri iracheni che non godono di ambienti condizionati, per quanto vestiti di cotone, tendono ad essere un pò "accaldati".
Per quanto riguarda il fumo, poi, negarlo ad un iracheno è davvero un crimine anche se, visto che è lo stesso Ziad a parlare della "tosse incessante" del padre sarebbe auspicabile che si ricordasse dell'effetto fumo/tosse quando riempirà il prossimo pacco per il padre e non contribuisse a peggiorare la sua situazione polmonare compromessa da decenni di buoni sigari cubani che mai, neanche nei periodi in cui a causa dell'embargo gli iracheni avevano nulla da mangiare, sono mancati al raffinato ministro degli esteri di Saddam Hussein.
Per quanto riguarda il fumo, poi, negarlo ad un iracheno è davvero un crimine anche se, visto che è lo stesso Ziad a parlare della "tosse incessante" del padre sarebbe auspicabile che si ricordasse dell'effetto fumo/tosse quando riempirà il prossimo pacco per il padre e non contribuisse a peggiorare la sua situazione polmonare compromessa da decenni di buoni sigari cubani che mai, neanche nei periodi in cui a causa dell'embargo gli iracheni avevano nulla da mangiare, sono mancati al raffinato ministro degli esteri di Saddam Hussein.