"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

6 maggio 2008

Le Suore Domenicane fanno pressione sul Congresso degli Stati Uniti per la crisi dei rifugiati iracheni.


By Nathan Mihelich

Tradotto ed adattato da Baghdadhope

Guarda il video (in inglese) con le interviste alle suore domenicane cliccando qui
"Se non ci muoviamo come americani e come comunità internazionale e non finanziamo programmi di aiuto per i rifugiati in Iraq, ci troveremo di fronte a una gravissima crisi umanitaria", ha detto Suor Arlene Flaherty, OP, del Catholic Relief Services for Justice and Peace degli Stati Uniti d'America nord orientali. Suor Arlene è una delle 18 suore domenicane rappresentanti 12 congregazioni dagli Stati Uniti e dall’Iraq che hanno chiesto al Congresso di aumentare urgentemente gli sforzi per il reinsediamento dei profughi iracheni.
L’Iraq ed i paesi confinanti stanno affrontando la peggiore crisi umanitaria della storia irachena, compresa la fuga dal paese di più di 4 milioni di persone, ed al momento gli Stati Uniti e gli organi di assistenza internazionale rimangono deplorevolmente insufficiente. Decine di migliaia di iracheni che l'attuale legislazione dovrebbe aiutare vivono in situazioni di pericolo. E' ormai quasi impossibile per gli iracheni - anche per quelli che fuggono perché minacciati di morte - lasciare il paese.
Nei giorni 12, 13 e 14 aprile a Washington DC le Suore Domenicane si sono unite all’EPIC (Education for Peace in Iraq Center) ed a dirigenti di una coalizione formata da varie organizzazioni per i diritti umani. Questa coalizione ha incontrato più di 60 membri del Congresso attraverso i loro assistenti, l’ambasciatore iracheno negli Stati Uniti, il Dipartimento di Stato USA e funzionari delle Nazioni Unite. Le suore hanno dichiarato che, a meno che il governo degli Stati Uniti non si muova velocemente per affrontare la già grave crisi irachena, i civili iracheni saranno ancora più a rischio, con gravi conseguenze per l'intera regione.

Clicca su "leggi tutto" per l'intero articolo
Nel corso di incontri diretti le suore hanno chiesto al Congresso di approvare un provvedimento di emergenza per 125 milioni di dollari per l'assistenza umanitaria dei profughi iracheni in aggiunta al finanziamento già approvato per l'anno in corso. Hanno inoltre chiesto che 48 milioni di dollari vengano specificamente stanziati per l’assistenza ai migranti ed ai rifugiati in associazione allo speciale programma previsto per assistere gli iracheni in imminente pericolo per aver lavorato per il governo e l’esercito degli Stati Uniti durante l’attuale guerra in Iraq. Le suore hanno chiesto un maggiore sostegno per la riconciliazione, il recupero e lo sviluppo delle comunità in Iraq, ed hanno insistito perché gli Stati Uniti aumentino le ammissioni e il reinsediamento di rifugiati iracheni particolarmente vulnerabili, dando priorità ai casi più gravi in conformità con le linee guida dell’UNHCR. (Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite)

"Una delle ragioni a cui penso sia dovuto il successo della nostra azione di pressione è stata che non solo ci sono state aperte delle porte, ma anche orecchie e cuori, una cosa molto importante per il nostro ministero di preghiera. Abbiamo capito che molti dei nostri dirigenti al Congresso sono meno informati di quanto pensassimo sulla situazione dei profughi iracheni” ha dichiarato Suor Arlene. "Nella tradizione dei Domenicani, predicatori e insegnanti, siamo state in grado di fornire istruzioni ed informazioni con toni non avversativi o di minaccia .."
Nel corso dei loro incontri le suore indossavano la spilla con la scritta "Ho famiglia in Iraq: 4 milioni di sfollati iracheni 2003-2008". Spilla che, hanno dichiarato, comunica la loro preoccupazione per la questione, e che hanno regalato ai funzionari che hanno incontrato per ricordare loro le promesse nei confronti dei profughi iracheni.
Nel 2007 il governo degli Stati Uniti è sceso ben al di sotto delle sue promesse di accogliere permanentemente 7000 iracheni, e la promessa di accoglierne 12000 nel 2008 sta avendo un avvio lento. Solo circa la metà dei 7000 iracheni che avrebbero dovuto trasferirsi negli Stati Uniti nel 2007 ha potuto farlo. Dopo un incontro con le suore, il Vice Assistente Segretario di Stato per l’Ufficio della popolazione, dei rifugiati e dell’emigrazione, Sam Witten, ha annunciato che gli Stati Uniti molto probabilmente raggiungeranno l’obiettivo di accogliere 12000 iracheni nell’anno in corso. Le suore hanno accettato la dichiarazione con scetticismo, ma sono state felici che molte persone nel governo condividano la loro convinzione che la situazione dei rifugiati abbia le dimensioni di una crisi.
"E’ sempre una speranza per me sentire che cosa sta succedendo", ha detto Suor Reg McKillip, OP, sostenitrice di Giustizia e Pace per le Suore Domenicane di Sinsinawa, WI. "Mi chiedo sempre perché, con tutte queste persone che si interessano al problema, c'è così tanto ancora da fare?"
Presenti a Washington le Congregazioni Domenicane di: Amityville, Caldwell, San Rafael, Missione San Jose, Sinsinawa, Springfield, Mosul - Iraq, Adrian, Blauvelt, Grand Rapids, Sparkill, Columbus e Racine.
"Quando scegliamo la vita religiosa ci aspettiamo di fare cose che sappiamo non potremmo fare da sole. A Washington DC ho visto le altre sostenitrici Domenicane e capito che abbiamo una famiglia internazionale. Incontrare le Domenicane irachene ci ha ricordato la nostra vocazione, quella di agire insieme e fare cose che da sole non potremmo fare con altrettanta efficacia” ha detto Suor Barbara Hansen, OP, sostenitrice di Giustizia e Pace per le Suore Domenicane di Grand Raids, MI. "Mi rende fiera di essere una domenicana e rinnova la speranza che insieme noi faremo la differenza."
I Domenicani sono stati attivamente impegnati ad agire per il bene dell’Iraq dai tempi delle sanzioni economiche negli anni 1990, e chiedono a tutti di sostenere la causa e mantenere accesi i riflettori sulla situazione dei rifugiati.