"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

18 maggio 2007

Vandalismo sacrilego a Dora: bruciati i resti di una chiesa

Non solo gli atti di violenza, ma anche quelli di vandalismo sacrilego contribuiscono a seminare il terrore tra l'ormai esigua minoranza cristiana di Dora. Ieri è stato dato alle fiamme ciò che rimaneva della chiesa di Mar Gewargis. L'edificio di culto appartenente alla Chiesa Assira dell'Est era già stato distrutto nei violenti attacchi che il 16 ottobre del 2004 avevano colpito cinque chiese a Baghdad, ed ora l'incendio di ciò che rimaneva e la distruzione della croce rappresentano un chiaro segnale per i cristiani: Dora, ma anche tutta Baghdad, non è più per i cristiani.
Un segnale da essi recepito tanto che, come ormai moltissime fonti in Iraq ed all'estero riportano, la fuga è incontenibile.
"Quelli che rimangono lo fanno perchè non possono proprio fuggire" rivela una fonte dal nord dell'Iraq, "molti aspettano solo che le scuole finiscano il prossimo mese per partire."
Dove si rifugeranno quei cristiani? Ormai a rimanere sono solo quelli che per motivi di lavoro non possono allontanarsi, e quelli che non hanno avuto i mezzi economici per farlo prima. Per queste persone la notizia data dal Patriarca Caldeo Mar Emmanuel III Delly che il Governo Regionale Curdo sta facendo costruire villaggi e case in grado di accogliere più di 7000 famiglie deve essere sembrata un miracolo e certamente cercheranno, malgrado le difficoltà, di raggiungere quella "nuova vita" nel nord contribuendo così - ma chi non lo farebbe al loro posto? - a "svuotare" Baghdad della presenza cristiana, una situazione che non si esclude possa prevedere in futuro addirittura il trasferimento delle stesse istituzioni ecclesiastiche in luoghi più sicuri, il nord dell'Iraq o addirittura l'estero.
Una "nuova vita" sempre più difficile però. Alle difficoltà che sempre accompagnano le deportazioni forzate - perchè di questo si tratta - e che implicano problemi pratici di ogni tipo: casa, lavoro, adattamento, dolore, si aggiungono in questi giorni quelle degli attentati che hanno colpito il nord Iraq e che stanno creando una situzione di estrema tensione.
Dohuk, Bartella, Ankawa, in queste cittadine negli scorsi giorni è infatti salito il livello di allarme a causa di minacce di attentati. Si parla di una BMW carica di esplosivo pronta a colpire, addirittura di un auto guidata da un attentatore suicida travestito da sacerdote, e mentre il Governo Regionale Curdo sta intensificando le misure di sicurezza per prevenire incidenti l'incubo ricomincia a perseguitare coloro che pensavano di aver finalmente trovato la pace.
Per quanto riguarda invece l'appello lanciato agli organi di governo iracheni nei giorni scorsi dai rappresentanti delle chiese a favore di misure di protezione nei confronti dei cristiani c'è da registrare fino ad ora l'unica presa di posizione a riguardo. Come riporta il sito Ankawa.com Durante l'ottava riunione del Comitato Centrale dell'Iraqi Communist Party il Segretario Generale del partito, Hamid Majid Moussa, ha definito le violenze contro i cristiani come "atti contrari ai diritti umani ed alla democrazia" ed ha invitato il governo a provvedere alla protezione dei cristiani, al loro ritorno a casa ed ad eventuali forme di compensazione dei danni subiti.