"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

20 maggio 2007

Svizzera: Porte chiuse ai nuovi rifugiati iracheni

Fonte: Swissinfo



Il Consiglio federale ha deciso di non accogliere nuovi rifugiati iracheni in Svizzera, preferendo invece un aiuto agli sfollati interni.
Secondo il ministro di giustizia Christoph Blocher, la Confederazione è già il secondo paese in Europa per numero di rifugiati accolti dall'Iraq. Una decisione, quella del governo, che non ha mancato di sollevare critiche.

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La decisione del governo di rifiutare di accogliere un contingente di rifugiati iracheni è stata comunicata mercoledì dal responsabile del Dipartimento federale di giustizia e polizia. Christoph Blocher ha giustificato la posizione del Consiglio federale rammentando che ci sono già 5'000 iracheni in Svizzera, ciò che situa la Confederazione «al secondo posto in Europa» in questo ambito.
«Tutti gli altri paesi europei» hanno ugualmente sostenuto che i contingenti dell'Alto Commissariato ONU per i rifugiati (UNHCR) non rappresentano una soluzione, in ragione dell'effetto di richiamo dell'Europa. È quindi preferibile aiutare le persone sul posto, ha dichiarato Blocher sulle onde della Radio svizzera di lingua francese.
Il no del governo a nuovi rifugiati dall'Iraq è in contrasto con quanto auspicato dall'UNHCR, che durante una conferenza internazionale tenutasi in aprile a Ginevra aveva espresso il desiderio di vedere i paesi ricchi accogliere, quest'anno, 20mila iracheni «molto vulnerabili». L'UNHCR si riferiva a persone traumatizzate dalle violenze e torturate, nonché alle donne e ai bambini abbandonati.
Decisione «scioccante»
«È scioccante vedere il Consiglio federale chiudere le porte di fronte ad una crisi così ampia», ha reagito il consigliere nazionale socialista Carlo Sommaruga. Secondo il deputato ginevrino alla Camera del popolo, il ministro Blocher ha brandito la minaccia di un afflusso massiccio di rifugiati iracheni in Svizzera, quando invece si tratta unicamente di rispondere a delle richieste puntuali dell'UNHCR in favore di «minoranze» che non hanno avuto accesso ai campi per rifugiati.
Quattro milioni di sfollati
Durante la conferenza di Ginevra, Berna aveva annunciato l'intenzione di raddoppiare il budget destinato all'aiuto agli sfollati iracheni, portandolo a quattro milioni di franchi. A causa delle violenze quotidiane che stanno lacerando il paese, l'UNHCR stima che circa quattro milioni di iracheni abbiano dovuto lasciare le proprie abitazioni. Due milioni hanno trovato rifugio nella vicina Siria e in Giordania, mentre altri due milioni figurano tra gli sfollati interni. Ogni mese, la crisi costringe 50'000 persone a fuggire dal domicilio.


CONTESTO


Il 3 maggio, Berna ha annunciato che i richiedenti l'asilo iracheni in provenienza dalle tre province del nord, sotto amministrazione curda, posso essere rimpatriati.
L'Ufficio federale delle migrazioni stima questi rinvii «ragionevolmente esigibili», dal momento che «queste tre province non sono confrontate ad una situazione di violenza generalizzata».
Il 9 maggio, una bomba ha causato 15 morti e oltre 100 feriti a Erbil, capitale del Kurdistan iracheno.
Quattro giorni dopo, un kamikaze ha ucciso 45 persone e fatto 115 feriti a Makhmur, ad una cinquantina di chilometri da Erbil.
I richiedenti l'asilo che scelgono di partire di spontanea volontà possono beneficiare di un programma di aiuto al ritorno (che prevede un aiuto di 2'000 dollari a testa), messo in atto con l'Organizzazione internazionale delle migrazioni.
Tra le 550 persone al momento iscritte, 470 hanno già lasciato la Svizzera.


Bern decides against more refugees from Iraq

The Swiss government has decided against receiving further refugees from Iraq, contrary to the wishes of the Geneva-based UN refugee agency (UNHCR).
Government spokesman Oswald Sigg said that Bern "refused to accept new Iraqi refugees", preferring to help displaced Iraqi people on the spot.
Justice and Police Minister Christoph Blocher told French-language Swiss radio other European countries had also decided that accepting contingents of refugees was no solution to the problem. "We already have 5,000 Iraqis in Switzerland and our country is in second place in Europe in accepting them," he commented.A Geneva member of the Swiss House of Representatives, Carlo Sommaruga of the Social Democratic Party, was angered by the cabinet decision."It is shocking to see the government lock the doors in the face of such a large crisis," he said.
Threat
He added that Blocher was brandishing the threat of a massive arrival of Iraqis in Switzerland, at a time when the UNHCR was talking of responding to a call to accept "minorities" who had not been able to go into refugee camps. Switzerland announced in April at a UNHCR conference in Geneva that it was doubling its humanitarian aid to displaced Iraqi people and refugees to SFr4 million ($3.27 million). During the meeting, the refugee agency called on rich countries to receive 20,000 "very vulnerable" Iraqis. These included people traumatised by the violence in the country, those who had been tortured, women and abandoned children. The conference agreed on the "urgent need" to aid nearly four million people who had fled to neighbouring countries or elsewhere inside Iraq.
Humanitarian programme
The non-governmental Swiss Refugee Council urged the Swiss authorities to renew a humanitarian programme to help alleviate the crisis. "We appeal to the Swiss government to accept a regular contingent of Iraqi refugees from Iraq's neighbouring countries," a statement said. The council added that Switzerland had the necessary capacity to take in more displaced people from Iraq as the number of asylum seekers from Balkan countries has decreased significantly. Between 1950 and 1995 Switzerland regularly accepted a few hundred Iraqi refugees at the request of the UN refugee agency. But the policy was suspended later in an effort to give priority to asylum seekers from the former Yugoslavia.

CONTEXT

On May 3, Bern announced that Iraqi asylum seekers from three northern provinces, under a Kurdish regional administration, should be sent home.
The Federal Migration Office said that this was "reasonable" because the three areas were not experiencing general violence.
On May 9, a truck exploded in Erbil, capital of the Kurdish regional government, in the north of the country.
Four days later, a suicide bomber drove his vehicle into offices of a political party in Makhmur, 50 kilometres south of Erbil, killing 45 people and injuring 115 others. Iraqi asylum seekers in Switzerland wanting to return home have since 2003 been able to take part in an aid programme supported by the International Organization for Migration.
Out of 550 people registered for the programme, 470 have left Switzerland.

Porte close à de nouveaux réfugiés irakiens

Le gouvernement suisse a décidé de ne pas accueillir de nouveaux réfugiés irakiens. Il préfère accorder son aide aux déplacés sur place.
Selon le ministre de Justice et Police Christoph Blocher, la Suisse est en Europe le deuxième pays qui accueille le plus d'Irakiens. Une annonce qui soulève la critique.
«Il est choquant de voir le Conseil fédéral verrouiller les portes face à une crise aussi grande», s'est emporté le député socialiste Carlo Sommaruga sur les ondes de la Radio Suisse Romande. Selon lui, Christoph Blocher a brandi la menace d'une arrivée massive de réfugiés irakiens en Suisse, alors qu'il s'agit uniquement de répondre à des demandes ponctuelles du Haut commissariat de l'ONU aux réfugiés (HCR) pour des «minorités» qui n'ont pas pu entrer dans des camps de réfugiés.
Aider sur place
C'est la ministre des Affaires étrangères Micheline-Calmy-Rey qui voulait faire ce geste, mais l'idée a été rejetée par la majorité de ses collègues du Conseil fédéral. A l'appui de la décision gouvernementale, Christoph Blocher a fait valoir qu'il y avait déjà 5000 Irakiens en Suisse, ce qui place «notre pays à la deuxième place en Europe» en la matière. «Tous les autres pays européens» ont également dit que les contingents (du HCR) ne sont pas une solution, en raison de l'effet d'appel vers l'Europe, et qu'il est préférable d'aider les gens dans la région, a déclaré le ministre, également à la RSR. Lors d'une conférence internationale à Genève le mois dernier, le HCR avait dit souhaiter que les pays riches accueillent cette année 20'000 Irakiens «très vulnérables». Le HCR parlait de personnes traumatisées par les violences, torturées, de femmes ou d'enfants abandonnés.
Quatre millions de déplacés
A Genève, Berne avait annoncé un doublement de son budget destiné à l'aide aux déplacés irakiens, le portant à quatre millions de francs.Près de quatre millions d'Irakiens ont fui leur domicile en raison des violences quotidiennes dans leur pays. Deux millions d'entre eux sont réfugiés principalement en Syrie et en Jordanie, et les autres sont déplacés à l'intérieur de leur pays. Selon le HCR, presque 50'000 personnes fuient leur domicile en Irak chaque mois.

CONTEXTE

Le 3 mai, Berne annonce que les requérants d'asile irakiens provenant des trois provinces du Nord, sous administration kurde, peuvent désormais être renvoyés.
L'Office fédéral des migrations estime ces renvois «raisonnablement exigibles», sachant que «ces trois provinces ne connaissant pas de situation de violence généralisée».
Le 9 mai, l'explosion d'un camion piégé fait 15 morts et plus de 100 blessés à Erbil, capitale du Kurdistan irakien.
Le 13 mai, à Makhmur, ville à majorité kurde à une cinquantaine de kilomètres au sud d'Erbil, mais hors des limites de la région autonome kurde, un autre véhicule piégé fait 45 morts et 115 blessés, parmi lesquels Abdul Rahman Delaf, écrivain kurde de renom et maire de la ville.
Les requérants irakiens en Suisse qui choisissent de partir eux-mêmes peuvent bénéficier du programme d'aide au retour (avec notamment une aide de 2000 dollars par personne).
Parmi les quelque 550 personnes inscrites à ce jour, 470 ont déjà quitté la Suisse.