Fonte: SIR
“La comunità internazionale alzi la voce e denunci le violenze cui sono sottoposti i cristiani iracheni. È ora di dire basta!”. Non usa mezzi termini il vescovo ausiliare di Baghdad, il caldeo Shlemon Warduni, per denunciare al SIR quello che definisce “il clima di intimidazione e violenza che circonda i fedeli cristiani”. I fatti sono noti e denunciati da più fonti: “Conversioni forzate all'Islam, pagamenti obbligati della tassa sulla Jihad, espropriazioni di case, rapimenti di donne e ragazze. Tutto questo costringe i cristiani a fuggire in altre zone o all'estero lasciando tutto. Abbiamo chiesto aiuto al Governo - aggiunge il vescovo - ma finora senza esito. Ci sentiamo abbandonati. La conferenza di Sharm El Sheik poteva essere un'occasione per far conoscere le sofferenze dei cristiani ma così non è stato”. Tuttavia, afferma mons. Warduni, “l’intenzione di ricostruire il Paese e la cancellazione del debito sono cose buone e positive”, ma – avverte - “l'Iraq non si può ricostruire senza i cristiani, che sono i primi veri iracheni che da oltre 2000 anni vivono qui”.
“La comunità internazionale alzi la voce e denunci le violenze cui sono sottoposti i cristiani iracheni. È ora di dire basta!”. Non usa mezzi termini il vescovo ausiliare di Baghdad, il caldeo Shlemon Warduni, per denunciare al SIR quello che definisce “il clima di intimidazione e violenza che circonda i fedeli cristiani”. I fatti sono noti e denunciati da più fonti: “Conversioni forzate all'Islam, pagamenti obbligati della tassa sulla Jihad, espropriazioni di case, rapimenti di donne e ragazze. Tutto questo costringe i cristiani a fuggire in altre zone o all'estero lasciando tutto. Abbiamo chiesto aiuto al Governo - aggiunge il vescovo - ma finora senza esito. Ci sentiamo abbandonati. La conferenza di Sharm El Sheik poteva essere un'occasione per far conoscere le sofferenze dei cristiani ma così non è stato”. Tuttavia, afferma mons. Warduni, “l’intenzione di ricostruire il Paese e la cancellazione del debito sono cose buone e positive”, ma – avverte - “l'Iraq non si può ricostruire senza i cristiani, che sono i primi veri iracheni che da oltre 2000 anni vivono qui”.