Fonte: Reuters
L’Iraq in tumulto
By Shamal Aqrawi 22 gennaio 2007
ARBIL, Iraq (Reuters) - Adison Brikha è un negoziante cristiano claudicante che è fuggito da Baghdad dopo essere stato pestato nel suo negozio ed è arrivato ad Arbil, nel relativamente pacifico Kurdistan, dove ora, però, elemosina un lavoro. “Degli uomini armati sono entrati nel mio negozio e mi hanno pestato. E’ chiaro che i cristiani non sono più graditi a Baghdad” dice l’uomo che a stento riesce a pagare l’affitto di una piccolissima casa dove vive con la sua famiglia di cinque persone e che piangendo aggiunge: “Ero proprietario del mio negozio, ora prego la gente di darmi lavoro come cameriere o manovale, ma non mi assume nessuno perché il mio piede non funziona.”
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Decine di migliaia di persone sono fuggite da Baghdad, l’epicentro della violenza in Iraq. Le Nazioni unite, che hanno lanciato un appello in favore degli iracheni che hanno lasciato le proprie case o si sono trasferiti all’estero, hanno recentemente dichiarato che un iracheno su otto è sfollato, e che si tratta del più massiccio spostamento di popolazione in Medio Oriente dopo la nascita dello Stato di Israele nel 1948.
Molte persone, anche non curde, si sono rifugiate in Kurdistan – una regione largamente autonoma nella zona montuosa del nord che, dall’invasione americana del 2003, è stata rifugio dagli attacchi che hanno invece colpito il resto del paese. Ma con il crescere del numero dei rifugiati aumenta la pressione sulle autorità di Arbil, la capitale curda con una popolazione di circa un milione di abitanti.
“Nelle scorse due settimane più di 9.000 persone sono arrivate ad Arbil da Baghdad, principalmente sunniti e cristiani” ha dichiarato alla Reuters Imad Marouf, a capo del programma di aiuto ad Arbil, parte del programma della Mezzaluna Rossa Irachena.
MEZZO MILIONE DI SFOLLATI
Le Nazioni Unite affermano che circa 500.000 persone si sono spostate in altre zone dell’Iraq rispetto a quelle originarie, specialmente dopo che l’attacco di febbraio (2006) ad un santuario sciita di Samarra ha suscitato un’ondata di violenza che, sebbene abbia riguardato principalmente i sunniti e gli sciiti, non ha risparmiato gli altri. Secondo un rapporto sui diritti umani del 16 gennaio, le Nazioni Unite hanno dichiarato che del milione e mezzo di assiri che vivevano in Iraq prima del 2003, la metà ha lasciato il paese e l’altra si sta trasferendo in “zone sicure” nel nord dell’Iraq.
Il principale college cristiano caldeo ed il seminario di Baghdad – chiusi per mesi a causa delle minacce e delle violenze – sono ora funzionanti ad Arbil, secondo quanto afferma lo stesso vescovo della città, Monsignor Rabban al-Qas. Ad essere bersaglio di violenze erano i cristiani ma anche i musulmani. “Il continuo deteriorarsi delle condizioni di sicurezza a Baghdad ed il rapimento di sei sacerdoti ci ha costretto a trasferire questi istituti cristiani ad Arbil” dice il vescovo, “gli studenti non potevano frequentare le lezioni.”
Secondo Marouf il suo ufficio ha registrato più di 5000 famiglie – circa 30000 persone – fuggite ad Arbil negli ultimi due anni.
LA FUGA DEI CERVELLI
Marouf aggiunge anche che centinaia di altre famiglie – principalmente famiglie di medici, professori o uomini d’affari – non si sono registrate come rifugiate ed hanno declinato le offerte di aiuto perché hanno trovato lavoro ad Arbil.
Il vice governatore della provincia, Tahir Abdullah, ha denunciato la mancanza di fondi utili ad aiutare un così alto numero di rifugiati, ma che le autorità stanno almeno cercando di dar loro un sostegno logistico, ad esempio trasferendo le tessere per il razionamento così che le famiglie possano continuare ad ottenere il cibo ad esse assegnato.
“Abbiamo chiesto agli uffici delle Nazioni Unite nel nord di aiutare alla costruzione di un campo per coloro che non riescono a pagare l’affitto di una casa. Alcune famiglie, infatti, vivono all’aperto” dice Abdullah mentre Marouf afferma di aver sentito dire di una famiglia di 49 persone che vive in una casa di soli 100 mq: “Non sono riusciti a trovare niente di meglio.”
Preoccupate dall’afflusso di rifugiati le autorità curde hanno imposto nuove restrizioni a chi vuole stabilirsi nella zona, per esempio un garante curdo per ogni famiglia.
“L’attacco al santuario sciita di Samarra ha costretto centinaia di famiglie alla fuga verso la zona curda” dice Yazgar Raouf, capo dell’ufficio residenti di Arbil, aggiungendo che questo afflusso ha aumentato le preoccupazioni sulla sicurezza. “Abbiamo iniziato ad imporre nuove regole sull’immigrazione dal settembre 2004 per assicurare la regione curda da ogni infiltrazione terroristica che possa minarne la sicurezza.”
Molte persone, anche non curde, si sono rifugiate in Kurdistan – una regione largamente autonoma nella zona montuosa del nord che, dall’invasione americana del 2003, è stata rifugio dagli attacchi che hanno invece colpito il resto del paese. Ma con il crescere del numero dei rifugiati aumenta la pressione sulle autorità di Arbil, la capitale curda con una popolazione di circa un milione di abitanti.
“Nelle scorse due settimane più di 9.000 persone sono arrivate ad Arbil da Baghdad, principalmente sunniti e cristiani” ha dichiarato alla Reuters Imad Marouf, a capo del programma di aiuto ad Arbil, parte del programma della Mezzaluna Rossa Irachena.
MEZZO MILIONE DI SFOLLATI
Le Nazioni Unite affermano che circa 500.000 persone si sono spostate in altre zone dell’Iraq rispetto a quelle originarie, specialmente dopo che l’attacco di febbraio (2006) ad un santuario sciita di Samarra ha suscitato un’ondata di violenza che, sebbene abbia riguardato principalmente i sunniti e gli sciiti, non ha risparmiato gli altri. Secondo un rapporto sui diritti umani del 16 gennaio, le Nazioni Unite hanno dichiarato che del milione e mezzo di assiri che vivevano in Iraq prima del 2003, la metà ha lasciato il paese e l’altra si sta trasferendo in “zone sicure” nel nord dell’Iraq.
Il principale college cristiano caldeo ed il seminario di Baghdad – chiusi per mesi a causa delle minacce e delle violenze – sono ora funzionanti ad Arbil, secondo quanto afferma lo stesso vescovo della città, Monsignor Rabban al-Qas. Ad essere bersaglio di violenze erano i cristiani ma anche i musulmani. “Il continuo deteriorarsi delle condizioni di sicurezza a Baghdad ed il rapimento di sei sacerdoti ci ha costretto a trasferire questi istituti cristiani ad Arbil” dice il vescovo, “gli studenti non potevano frequentare le lezioni.”
Secondo Marouf il suo ufficio ha registrato più di 5000 famiglie – circa 30000 persone – fuggite ad Arbil negli ultimi due anni.
LA FUGA DEI CERVELLI
Marouf aggiunge anche che centinaia di altre famiglie – principalmente famiglie di medici, professori o uomini d’affari – non si sono registrate come rifugiate ed hanno declinato le offerte di aiuto perché hanno trovato lavoro ad Arbil.
Il vice governatore della provincia, Tahir Abdullah, ha denunciato la mancanza di fondi utili ad aiutare un così alto numero di rifugiati, ma che le autorità stanno almeno cercando di dar loro un sostegno logistico, ad esempio trasferendo le tessere per il razionamento così che le famiglie possano continuare ad ottenere il cibo ad esse assegnato.
“Abbiamo chiesto agli uffici delle Nazioni Unite nel nord di aiutare alla costruzione di un campo per coloro che non riescono a pagare l’affitto di una casa. Alcune famiglie, infatti, vivono all’aperto” dice Abdullah mentre Marouf afferma di aver sentito dire di una famiglia di 49 persone che vive in una casa di soli 100 mq: “Non sono riusciti a trovare niente di meglio.”
Preoccupate dall’afflusso di rifugiati le autorità curde hanno imposto nuove restrizioni a chi vuole stabilirsi nella zona, per esempio un garante curdo per ogni famiglia.
“L’attacco al santuario sciita di Samarra ha costretto centinaia di famiglie alla fuga verso la zona curda” dice Yazgar Raouf, capo dell’ufficio residenti di Arbil, aggiungendo che questo afflusso ha aumentato le preoccupazioni sulla sicurezza. “Abbiamo iniziato ad imporre nuove regole sull’immigrazione dal settembre 2004 per assicurare la regione curda da ogni infiltrazione terroristica che possa minarne la sicurezza.”
Tradotto ed adattato da Baghdadhope