Legale di Tareq Aziz chiede all’Italia ed al Vaticano di aiutarlo a vivere in Italia in attesa del processo.
Qualche domanda e qualche considerazione:
Il legale di Tareq Aziz chiede che il suo assistito venga aiutato ad espatriare per ricevere cure mediche adeguate - Nella cittadina cristiana di Alqosh, nel nord dell'Iraq, centinaia di persone si sono ammalate a causa del'acqua inquinata, e nell'intero Iraq migliaia di ammalati cronici non riescono ad ottenere cure adeguate, per non parlare delle migliaia di feriti a causa delle violenze.
Fare in modo che Tareq Aziz, cattolico caldeo, trovi rifugio in Italia in attesa del processo, per quanto in linea con i sentimenti di pietà e perdono della nostra religione, non potrebbe rappresentare un pericolo ulteriore per i cristiani iracheni? Come potrebbero reagire le fazioni i cui leaders sono detenuti dalle forze USA ma che non sono in grado di trovare uno stato sponsor?
Legale di Aziz: "Ho chiesto al governo italiano ed al Vaticano di garantire per lui perché possa vivere in pace in Italia." "In pace." Ecco un'espressione che molti iracheni non conoscono, non solo perchè da quasi quattro anni vivono in guerra, ma anche perchè per la maggior parte di loro il periodo del regime baathista - di cui Michael Yohanna, il vero nome di Tareq Aziz, ha fatto parte, anche se a suo dire in modo marginale - tutto ha significato tranne la pace.
By Baghdadhope
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The Associated Press
16 gennaio 2007
ROMA: L’ex Vice Primo Ministro iracheno Tareq Aziz ha chiesto al governo italiano ed la Vaticano di garantire per lui perché possa vivere in Italia in attesa del processo in Iraq, ha dichiarato oggi il suo avvocato italiano
Giovanni Di Stefano ha aggiunto di volere chiedere la libertà su cauzione per Aziz che fu, in passato anche ministro degli esteri e che è ora detenuto in una base militare americana a Baghdad dopo essere stato arrestato successivamente alla caduta del regime di Saddam Husseine trattenuto dalle forze USA in virtù di un accordo fatto con il governo iracheno.
“Ho chiesto al governo italiano ed al Vaticano di garantire per lui perché possa vivere in pace in Italia” ha detto Di Stefano ai giornalisti a Roma, mostrando loro due lettere firmate da Aziz. “Non sarà condannato a morte, ma morirà in prigione se non verrà rilasciato.”
In passato anche la famiglia di Aziz si era appellata al Vaticano chiedendo a Papa Benedetto XVI di intervenire presso le autorità americane per il suo rilascio e per permettergli di ricevere adeguate cure mediche all’estero, adducendo il fatto che il suo stato di salute sia notevolmente peggiorato. Aziz, un cattolico caldeo, aveva avuto un attacco di cuore prima dell’invasione dell’Iraq da parte della coalizione a guida americana nel 2003.
“Quest’uomo ha bisogno urgente di cure mediche che non sta avendo” sono le parole di Di Stefano che ha riferito di aver incontrato Aziz venerdì scorso.
Sulla questione Aziz non è stato possibile avere un commento a caldo da parte del portavoce del governo Silvio Sircana, mentre il portavoce vaticano ha dichiarato di non essere a conoscenza delle lettere.
Aziz aveva incontrato Papa Giovanni Paolo II in Vaticano nel febbraio del 2003, alla vigilia della guerra, nel tentativo di bloccarla. E’ accusato di complicità in diverse purghe attuate dal partito (Baath, ndt) negli anni 70 ed 80 a causa delle quali trovò la morte un numero imprecisato di persone. L’accusa è stata respinta da Aziz sulla base del suo essere stato incaricato solo degli affari esteri e di trattare con i media.
L’avvocato Di Stefano ha anche affermato di avere chiesto alla Corte Internazionale di Giustizia di Hague l’incriminazione del primo ministro iracheno Nouri al-Maliki e di altri dirigenti iracheni responsabili dell’esecuzione di Saddam Hussein e di due dei suoi collaboratori.