Fonte: Asia News
In una lettera al segretario di stato Condoleezza Rice, si evidenziano “i crescenti e deliberati attacchi” contro i cristiani, che rappresentano il 40% dei rifugiati, pur essendo solo il 4% della popolazione. Suggeriti la creazione di una nuova regione amministrativa intorno a Ninive ed accordi con le autorità curde.
Washington (AsiaNews/Agenzie) – I vescovi cattolici statunitensi chiedono “specifiche misure” a favore dei cristiani iracheni e delle altre minoranza religiose. Il “rapido deterioramento” della loro situazione suscita infatti “profonda preoccupazione” e “crescente allarme”. E’ quanto si legge in una lettera che mons. Thomas G. Wenski, presidente del Comitato per la politica internazionale ha inviato al segretario di Stato Condoleezza Rice.
Nel documento di rileva in particolare che in Iraq la popolazione cristiana che prima dela guerra contava 1 milione e 200mila persone, ora è scesa a 600mila e che, secondo l’Alto commissariato Onu per i rifugiati, il 40% dei profughi provenienti dall’Iraq sono cristiani, anche se essi rappresentano solo il 4% della popolazione. “I crescenti e deliberati attacchi contro i cristiani – si legge nella lettera – sono un segno nefasto del collasso nella società irachena dell’ordine civile e del rispetto inter-religioso e rappresenta una grave violazione dei diritti umani e della libertà religiosa”. In proposito, mons. Wenski cita alcuni casi, come quello del sacerdote siriano decapitato a Mosul, i rapimenti e le violenza contro donne e ragazze.
“La vulnerabilità dei cristiani e delle altre minoranze religiose è una drammatica evidenza della seria e crescente sfida della sicurezza che colpisce l’intera nazione irachena”. Per migliorare la loro particolare situazione, la lettera chiede al governo americano di considerare la possibilità di creare una nuova “regione amministrativa” intorno a Ninive, direttamente collegata al governo centrale di Baghdad che “potrebbe offrire maggiore sicurezza ed offrire maggiori opportunità di controllare le loro attività”. E dal momento che numerosi cristiani si stanno rifugiando nelle regioni settentrionali del Paese, il documento suggerisce anche una collaborazione tra il governo Usa e le autorità curde per assicurare la sicurezza dei cristiani in tali aree.
La lettera ritiene poi, “necessaria una urgente revisione dei programmi di aiuto per la ricostruzione economica, per rendere certi che gli aiuti siano distribuiti equamente, in modo che tutte le componenti della società irachena siano in grado di ricostruire la loro comunità”.
Mons. Wenski conclude con la richiesta al governo americano di adottare una politica “più generosa” verso i rifugiati e coloro che chiedono asilo.