"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

4 ottobre 2006

TRA L’ISLAM E LA CRISTIANITA’: CHE TIPO DI DIALOGO SERVE?

Il Vescovo Caldeo dell'Eparchia della California, Monsignor Sarhad Yawsip Jammo affronta il difficile tema del dialogo tra Cristianità ed Islam
.
Da quando l’Islam è comparso nella storia grazie allo sforzo di Maometto quattordici secoli fa un complesso scontro dialettico si è creato tra esso e la Cristianità. Il Giudaismo nega che Gesù di Nazareth sia il Messia ed il Figlio di Dio, l’Islam accetta Gesù come uno dei grandi profeti, ma considera la fede nella Sua divinità come un errore ed una esagerazione blasfema, promovendo inoltre il credo in Maometto come messaggero finale di Dio...
In aggiunta, l’Islam non racchiude in se solo una visione ed un codice morale, ma una legge civile – la Shary’a – così come decreti che specificano le leggi che regolano ogni aspetto della vita, allo scopo di formare una società completamente conforme all’Islam. Al contrario, Gesù Cristo predicò il Regno di Dio e creò la Chiesa per la sua realizzazione. La Cristianità, quindi, è una forza spirituale concepita come un lievito che, attraverso il potere della verità e dell’amore, favorisca lo sviluppo dell’umanità trasformandola nell’immagine di Dio. Sebbene né la Cristianità né l’Islam possano sottrarsi alla responsabilità degli eventi storici ad essi collegati per la concreta implementazione della propria fede, il riferimento ultimo per l’autenticità di ogni religione rimane il Fondatore, il Suo autorevole lascito ed il Suo messaggio. Questo lascito è, a mio parere, il soggetto valido per un serio e produttivo dialogo tra le due religioni. Per quanto riguarda le questioni di fondamentale importanza i punti da cui iniziare questo dialogo sono:
a) Il principio di uguaglianza di tutti i cittadini come principio fondamentale e non negoziabile, senza riguardo a quale comunità religiosa sia, in un paese specifico, in maggioranza o in minoranza perché i diritti umani non sono garantiti dalla maggioranza alla minoranza, ma sono diritti inalienabili dati dal Creatore a tutti i cittadini. I cristiani, di quelle o di altre società, non possono applicare legislazioni che rendano i musulmani dei cittadini di seconda categoria, ed allo stesso modo la Shary’a non può fare dei non musulmani dei cittadini di seconda classe sotto la denominazione di dhimmi.
b) Il principio di reciprocità è di vitale importanza in ogni dialogo corretto. I diritti religiosi riconosciuti ai musulmani nei paesi dove essi sono in minoranza devono essere riconosciuti per i cristiani laddove i musulmani siano in maggioranza.
c) La piena libertà religiosa è un diritto naturale di ogni individuo e come tale deve essere riconosciuto e difeso in ogni società.
E’ necessario dare subito inizio ad un dialogo basato su questi principi, un dialogo che possa costituire delle robuste fondamenta per lo sviluppo di una relazione responsabile tra cristiani e musulmani.
Questo è ciò che secondo noi significa l’appello di Sua Santità Papa Benedetto XVI.

Mar Sarhad Yawsip Jammo
Vescovo Caldeo Eparchia San Pietro Apostolo San Diorgo, California, USA

Tradotto ed adattato da Baghdadhope