"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

18 ottobre 2006

Il mondo ha dimenticato i cristiani iracheni

Fonti: Asia News
Sumaria Tv
Osservatorio Iraq
Organization of the Islamic Conference

Le ingerenze esterne in Iraq, così come in Siria ed in Libano, paesi che per più di quattordici secoli sono stati modelli di coesistenza islamo-cristiana, e l’apparente indifferenza della comunità internazionale, stanno mettendo in pericolo l’esistenza dei cristiani in Medio Oriente. Il Patriarca di Babilonia dei Caldei, Emmanuel III Delly, in questi giorni a Beirut per l’annuale riunione dei Patriarchi delle Chiese Orientali, ha così dichiarato ad ASIA NEWS, criticando anche la non capacità della comunità internazionale di porre fine alla drammatica situazione irachena, ed appellandosi a che tutti gli uomini di buona volontà sostengano la piccola comunità cristiana mediorentale.
Mar Delly ha affrontato il problema della costante riduzione della comunità cristiana irachena che soffre per la guerra fratricida che da anni insanguina il paese, e la cui sparizione sarebbe una perdita non solo per l’Iraq, ma per la causa dell’uomo e per gli stessi musulmani. Per questa ragione, ha aggiunto il Patriarca, la presenza dei cristiani sarà difesa nella terra di Abramo malgrado i pericoli in cui vive. A questo proposito, e come esempio, egli ha ricordato la figura di Padre Paul Iskandar, sacerdote siro ortodosso ucciso a Mosul dai suoi rapitori una settimana fa, un sacerdote che aveva rifiutato di lasciare i suoi fedeli malgrado le minacce ricevute. http://baghdadhope.blogspot.com/2006/10/celebrati-mosul-i-funerali-di-padre.html
In un’intervista esclusiva rilasciata oggi al network satellitare iracheno Al Sumaria
http://www.alsumaria.tv/SumariaTV/default_english.aspx?page=newsdetails&news_id=1201 Mar Delly ha poi chiesto a tutti gli iracheni di essere tolleranti, ha attribuito il massiccio fenomeno migratorio che sta investendo la gioventù del paese alla situazione di insicurezza diffusa, ed ha invitato il governo a migliorarla ed i rappresentanti religiosi del paese riuniti alla Mecca a diffondere il messaggio dell’amore. Il riferimento è alla riunione che si terrà domani e dopodomani alla Mecca tra esponenti religiosi sunniti e sciiti iracheni alla ricerca di una soluzione per fermare le stragi quotidiane. La riunione, organizzata dalla OIC (Organization of Islamic Conferences) intende, così ha dichiarato Ekmeleddin Ihsanoglu, Segretario Generale dell’OIC, fermare i disordini in Iraq ed il conseguente spargimento di sangue musulmano. Ad un giorno dall’inizio della riunione, però, i nomi dei partecipanti iracheni sono ancora incerti a parte due rappresentanti del WAQF, (organismo che gestisce i luoghi di culto e le donazioni) il sunnita Mahmud Samadaii e lo sciita Sadreddine Qobbanj, appartenente allo SCIRI (Supreme Council for Islamic Revolution in Iraq) http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=3175
Emmanuel III Delly partecipa, con Monsignor Michel Kassarji, Vescovo caldeo del Libano e Monsignor Philippe Najim, esarca caldeo in Europa, all'annuale riunione dei Patriarchi delle Chiese dell'Est. La riunione si è aperta ieri nella sede del patriarcato armeno-cattolico sul Monte Libano, e si concluderà venerdì prossimo vedendo l’attiva partecipazione di ben sette patriarchi cattolici delle Chiese d’Oriente:

Narsis Bedros XIX, Patriarca armeno-cattolico
Narsallah Sfeir, Patriarca maronita
Gregorio III Lahham, Patriarca greco-melkita
Antonios Nagib, Patriarca copto
Boutros VIII Abdel Ahad, Patriarca siro-cattolico
Michel Sabbah, Patriarca latino
Emmanuel III Delly, Patriarca caldeo

che discuteranno del tema “La chiesa e la terra.” Ad introdurre il tema è stato il Nunzio Apostolico in Libano, Monsignor Luigi Gatti, che ha sottolineato l’importanza della presenza cristiana in Medio Oriente, garanzia dei valori di indipendenza, pluralismo, equilibrio confessionale e rispetto dei diritti umani, e da perseguire attraverso il dialogo come mezzo per combattere la paura, l’angoscia e l’abbandono. Guerre e crisi sociali sono state indicate come ragioni storiche dell’emigrazione dei cristiani mediorientali dal Patriarca armeno-cattolico Narsis Bedros XIX nella sua prolusione, ragione alle quali, però, bisogna aggiungere l’atteggiamento di alcuni paesi arabi che trattano i propri concittadini cristiani come “cittadini di serie B” facendoli sentire stranieri in patria a causa della mancanza di fiducia nei loro confronti generata dal considerarli meno arabi dei loro connazionali e legati, per religione, all’Occidente, ed a causa delle persecuzioni per mano di gruppi fondamentalisti.
http://www.asianews.it/view.php?l=it&art=7511