Più di 500 persone a Mosul hanno sfidato la paura che ormai attanaglia la comunità cristiana irachena per partecipare ai funerali di Padre Paul Aziz Iskandar il cui corpo decapitato e mutilato è stato ritrovato ieri a due giorni dal sequestro.
Alcuni familiari del sacerdote, dietro anonimato per timore di rappresaglie, hanno confermato la richiesta di riscatto fatta dai rapitori, e che essi avevano chiesto l'esplicita condanna da parte della chiesa Siro Ortodossa delle parole pronunciate da Benedetto XVI lo scorso 12 settembre a Ratisbona.
E' da sottolineare che le chiese siro ortodosse irachene avevano esposto dei cartelli di condanna delle parole del Papa e per il ripristino dei buoni rapporti tra cristiani e musulmani già prima del rapimento di Padre Iskandar, ma a quanto pare non è bastato.
D'altra parte anche la chiesa sede del patriarcato dell'Antica Chiesa dell'Est attaccata a Baghdad il 25 settembre scorso aveva esposto cartelli analoghi che ribadivano inoltre la non appartenenza della chiesa a Roma, ed il suo avere come massima autorità il Patriarca Mar Addai II e non il Pontefice. Questi due episodi sembrerebbero quindi dimostrare che la violenza che ha investito la comunità cristiana irachena non sia di fatto legata al disconoscimento delle parole del Papa, ma sia parte di un piano più vasto che mira, come ha affermato il Vescovo Caldeo di Kirkuk, Monsignor Luis Sako a "buttare fuori i cristiani dall'Iraq."
Se così non fosse Padre Iskandar non sarebbe stato ucciso e come lui neanche le vittime dell'attentato di Baghdad.