"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

7 gennaio 2007

Intellettuali iracheni uccisi o in fuga dal paese

Il fenomeno della decimazione della classe colta irachena da parte di chi vuole ridurre il paese nell'ignoranza non è conosciuto come dovrebbe. Nella mole di notizie tragiche che quotidianamente arrivano dall'Iraq esso sembra essere di portata minore visto che non è fatto di attentati spettacolari e non registra decine di morti in una volta sola, ma non per questo è meno importante, come dimostra l'articolo riportato da IRIN (Integrated Regional Information Networks) l'agenzia di notizie indipendente che fa parte - ma non ne riflette necessariamente la politica - dell'UN Office for the Coordination of Humanitarian Affairs. A completare la visione della situazione degli intellettuali iracheni un reportage da Damasco della giornalista Deborah Amos della National Public Radio americana.


Clicca su "leggi tutto" per leggere la traduzione dell'articolo e la trascrizione del reportage.

Iraq: L’esodo dei docenti ha abbassato gli standards educativi.

BAGHDAD, 7 Jan 2007 (IRIN) – “Il tuo nome è sulla lista dei docenti che saranno uccisi nel prossimo mese per non avere obbedito all’ordine di lasciare l’Iraq" è il contenuto di una lettera scritta a mano lasciata alla porta della dottoressa Hamida Bakri.
Ora la quarantunenne docente di ginecologia del College di Medicina dell’Università di Baghdad, è pronta a lasciare il paese con la famiglia prima che la minaccia si trasformi in realtà. Due suoi colleghi sono già stati uccisi.
“Un mio amico, un farmacista che si stava specializzando in tossicologia, è stato ucciso una settimana solo perché era un dottore. Era uno dei pochi bravi professionisti rimasti, in Iraq ne sono stati uccisi a dozzine negli ultimi anni”
Fino al momento di lasciare il paese, la Dottoressa Bakri sarà scortata al college ed all’ospedale da due guardie del corpo. Due mesi fa è scampata ad un attentato in cui una delle sue guardie del corpo è rimasta uccisa.
“Non ci sono più bravi professionisti in Iraq. Sono fuggiti o sono stati uccisi.. lasciando il paese senza speranza di un sistema educativo di qualità” dice la dottoressa Bakri mentre stringe a sé la figlia di 10 anni.
Secondo il Ministero dell’Università almeno 280 docenti sono stati uccisi dagli insorti e dalle milizie successivamente all’invasione a guida americana del 2003.
“Il fatto che i docenti siano stati presi di mira sta generando confusione nel paese. Il sistema educativo e quello sanitario si sono impoveriti delle figure professionali più significative. Circa un terzo di quelli che vivevano in Iraq prima del 2003 sono fuggiti dalle violenze” afferma il Dottor Mustafa Jaboury, ricercatore presso il Ministero dell’Università.
“Le milizie sciite e gli insorti sunniti stanno uccidendo gli intellettuali per assicurarsi che l’Iraq sia manovrabile” aggiunge il Dottor Jaboury che fa notare come dall’inizio del 2006 ci sia stato un aumento delle violenze nei confronti dei professionisti.
Una minaccia per il futuro.

Alcuni esperti hanno espresso preoccupazione per il fatto che se i professionisti continueranno a fuggire il paese rimarrà senza docenti ed il livello del sistema educativo precipiterà.
“Eliminando gli intellettuali gli insorti mirano a eliminare qualsiasi sostegno ad una società democratica, mentre le milizie sperano che senza di loro l’Iraq possa diventare uno stato teocratico come l’Iran” dice Paul Colley, un analista indipendente inglese.
“Gli studenti vicini alla laurea hanno lo steso livello di formazione che durante il regime di Saddam avevano gli iscritti al primo anno, e questo dimostra come il sistema educativo sia peggiorato, una cosa che creerà seri problemi in futuro” aggiunge Colley. Il Ministero che si occupa della migrazione e degli sfollati ha dichiarato che almeno il 30% del numero totale dei docenti, dottori, farmacisti ed ingegneri iracheni sono fuggiti nei paesi vicini, come la Giordania, la Siria, l’Egitto e gli Emirati Arabi Uniti, ma anche negli USA, in Canada, Australia e Gran Bretagna.
“Alcuni docenti sono fortunati e trovano un lavoro ben retribuito, ma la maggior parte di loro soffrono ed hanno delle difficoltà nel vedere riconosciuti all’estero i propri titoli universitari. Altri accettano bassi salari dai paesi stranieri” dice Abir Yousef, funzionario del Ministero aggiungendo che il numero dei docenti fuggiti o uccisi potrebbe essere più alto, ma che il ministero non dispone di dati aggiornati.
L’Iraq Index, compilato dal Brooking Institute di Washington e reso pubblico il 21 dicembre 2006, stima che dal 2003 il 40% dei professionisti iracheni è fuggito, e che in testa alla lista ci sono i dottori ed i farmacisti.
In un rapporto reso pubblico nel 2006, Medact, una istituzione benefica inglese che opera anche all’estero, si stima che un quarto dei 18.000 medici iracheni hanno lasciato il paese dal 2003, mentre gli operatori sanitari rimasti nel paese continuano ad essere attaccati, minacciati o rapiti ogni giorno.
Amnesty International ha dichiarato la sua preoccupazione per le continue uccisioni dei civili e per la mancanza di sicurezza che spinge la gente a lasciare il paese. "E’ evidente il fallimento delle autorità irachene nell’assicurare la fine delle uccisioni e la consegna dei colpevoli alla giustizia. Amnesty International ha chiesto al governo iracheno di agire in modo concreto per investigare in modo solerte, completo, imparziale ed indipendente su queste uccisioni, e perché i colpevoli siano identificati ed assicurati alla giustizia” ha dichiarato Nicole Choueiry, addetta stampa per il Medio Oriente ed il Nord Africa di Amnesty International.
Anche gli studenti iracheni si dicono preoccupati per il loro futuro. "Il 90% dei nostri docenti è cambiato negli ultimi due anni. Quelli che hanno sostituito i vecchi docenti non sono ben preparati o non hanno esperienza e così noi studenti non abbiamo buoni docenti per imparare e fare pratica” dice Saeed Mounir, 23 anni, studente di medicina all’Università di Baghdad.

Tradotto ed adattato da Baghdadhope.

http://www.irinnews.org/report.asp?ReportID=56941&SelectRegion=Middle_East&SelectCountry=IRAQ

Minacciati in Iraq, docenti iracheni aprono una scuola in Siria

DAMASCO, 2 Jan 2007 (NPR) Chi vuole un Iraq poco istruito e per questo più facilmente manovrabile, e cerca di raggiungere il proprio obiettivo uccidendo o costringendo alla fuga gli intellettuali, può anche pensare di esserci già riuscito, ma non ha fatto conto sull’amore che gli iracheni hanno per la cultura e sul loro desiderio di affermazione professionale. Un amore che per ora deve essere coltivato all’estero, ma che si spera in futuro possa ritrovare posto in Iraq, magari con il ritorno di quei docenti che non si arrendono alla situazione. Decine di docenti universitari iracheni costretti alla fuga in Siria, infatti, ora insegnano nella Syrian International University for Sciences and Technology, un’università privata fuori Damasco dove sono attivi i dipartimenti di medicina, odontoiatria e scienze informatiche. L’università, fondata da un docente iracheno di legge, il Dottor Saadoun che ha trovato i finaziamenti, reclutato i docenti e convinto le autorità siriane a dare l’autorizzazione alla sua apertura, accoglie studenti iracheni ma anche siriani, come Muhammad al-Dura, iscritto a medicina e convinto che sotto la guida dei docenti iracheni potrà diventare “il miglior medico del mondo.” Prima università siriana in cui l’insegnamento nel Dipartimento di Tecnologia e Scienze è impartito in inglese essa attira anche gli studenti che vogliono avere un’istruzione in grado di essere spesa ovunque nel mondo, come Adheel al-Arabi, una studentessa irachena che viveva in Germania e che sentiva come limitante il poter apprendere la propria materia solo in tedesco. La Syrian International University for Sciences and Technology, inoltre, accoglie docenti iracheni sunniti, sciiti, cristiani e curdi, a dimostrazione che laddove c’è cultura non c’è discriminazione, una situazione invisa a chi invece vuole che discriminazione e divisione regnino in Iraq.

Tradotto, trascritto ed adattato da Baghdadhope.

Ascolta l'intervista (in inglese):