Nella parrocchia di Amadiya e nei villaggi circostanti vi sono 158 famiglie di rifugiati che hanno bisogno di cibo, vestiti, scarpe, sostegno scolastico, kerosene. Molte famiglie cristiane, yazidi e arabe, tornate a Mosul, sono dovute ritornare indietro. Sempre in atto la campagna “Adotta un cristiano di Mosul”.
Foto Asia News |
Le famiglie dei profughi di Mosul hanno ancora bisogno del nostro
aiuto. Il P. Samir Youssef, parroco di Amadiya, al quale sono legato da
una lunga amicizia, in questi giorni mi ha mandato una lettera in cui mi
chiede “se è possibile aiutarci anche questa Pasqua, perché senza i
vostri aiuti davvero non possiamo fare niente per le famiglie dei
profughi e quelle che sono nel bisogno”.
Come si sa, quasi 500mila persone sono fuggite dalle crudeli violenze dell’Isis nell’estate 2014. Esse hanno trovato rifugio nel Kurdistan irakeno, dove la Chiesa cattolica ha sostenuto un grande impegno per nutrirli, vestirli e trovare loro un lavoro.
Come si sa, quasi 500mila persone sono fuggite dalle crudeli violenze dell’Isis nell’estate 2014. Esse hanno trovato rifugio nel Kurdistan irakeno, dove la Chiesa cattolica ha sostenuto un grande impegno per nutrirli, vestirli e trovare loro un lavoro.
Nel giugno 2017, con la cacciata di Daesh da Mosul, l’odissea non è
finita. Molti profughi sono ritornati ai loro villaggi e alla città da
cui erano fuggiti, ma hanno trovato una situazione disastrosa: case
distrutte, strade impraticabili, campi minati.
Tempo fa, p. Samir mi raccontava che “molte famiglie cristiani e
yazidi che erano tornate a Mosul, Teleskof e Sinjar, sono ritornate
indietro” a causa delle tensioni fra i curdi e l’esercito iracheno.
“Qui da noi – racconta ancora p. Samir - sono rimaste 158 famiglie
cristiane, yazidi e arabe che non possono tornare a Mosul: le loro case
sono distrutte e la loro zona non è stabile. Inoltre, non vi sono
scuole, né ospedali, né energia. Li frena soprattutto il non poter
mandare i figli a scuola”.
Tutti questi profughi “stanno aspettando la fine dell’estate, quando
finiscono le scuole, per tornare nelle loro città e villaggi”, sperando
in una situazione più stabile Ma intanto essi hanno bisogno di cibo, di
riscaldamento, di vestiti, di aiuti per la scuola dei loro figli.
P. Samir elenca le necessità delle famiglie: riso, olio, pane,
scarpe, vestiti, kerosene (il cui prezzo è salito a 140 dollari il
barile, dopo il conflitto fra governo e Kurdistan). Grazie agli aiuti
inviati da AsiaNews, p. Samir e i suoi collaboratori fanno distribuzioni
settimanali di questi beni di prima necessità. (v. galleria foto cliccando sul titolo del post).
“Nella mia parrocchia – continua la lettera - e nei villaggi attorno,
molte famiglie aspettano i nostri aiuti…. Io conto su di te e sui
nostri cari amici di AsiaNews ... e credo nella provvidenza divina”.
Cari lettori, non possiamo rimanere inerti davanti a un appello così
semplice ed urgente. Come sapete, AsiaNews in questi anni ha lanciato la
campagna “Adotta un cristiano di Mosul” che, grazie a tutti voi, ha
potuto raccogliere e donare quasi 2 milioni di euro per i profughi
cristiani e non rifugiati in Kurdistan.
Per aiutare le 158 famiglie sostenute da p. Samir, chiediamo a tutti
di fare le donazioni secondo le modalità della campagna, che rimarrà in
atto fino a che tutti i profughi potranno ritornare a Mosul.
P. Samir mi scrive: “Alla Domenica delle Palme, chiediamo al Signore
di accettare le nostre vite, le nostre debolezze, per renderle un mezzo
perché Lui entri nel cuore della gente”. Questa nostra carità, cari
amici, è parte della missione della Chiesa. Grazie.
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