By Asia News
La ricostruzione dell’Iraq, dopo anni di guerre, fondamentalismi, divisioni e violenze culminate nell’ascesa dello Stato islamico (SI, ex Isis), piegato ma non ancora sconfitto, si deve fondare “sui giovani, che sono la base sulla quale fondare il futuro”.
È quanto racconta ad AsiaNews l’arcivescovo di Kirkuk mons. Yousif Thoma Mirkis che, di recente, ha incontrato un gruppo di studenti dell’università di Mosul ospitati a lungo nella sua diocesi, durante il dominio del gruppo jihadista nella metropoli del nord. In un contesto di “drammi sociali e devastazioni che hanno colpito strade, case, luoghi di culto ed centri culturali”, aggiunge il prelato, l’ateneo di Mosul “ha ripreso le attività cercando di assicurare un futuro ai suoi studenti”.
La ricostruzione dell’Iraq, dopo anni di guerre, fondamentalismi, divisioni e violenze culminate nell’ascesa dello Stato islamico (SI, ex Isis), piegato ma non ancora sconfitto, si deve fondare “sui giovani, che sono la base sulla quale fondare il futuro”.
È quanto racconta ad AsiaNews l’arcivescovo di Kirkuk mons. Yousif Thoma Mirkis che, di recente, ha incontrato un gruppo di studenti dell’università di Mosul ospitati a lungo nella sua diocesi, durante il dominio del gruppo jihadista nella metropoli del nord. In un contesto di “drammi sociali e devastazioni che hanno colpito strade, case, luoghi di culto ed centri culturali”, aggiunge il prelato, l’ateneo di Mosul “ha ripreso le attività cercando di assicurare un futuro ai suoi studenti”.
Per l’arcivescovo di Kirkuk bisogna partire proprio dalle nuove
generazioni per rilanciare un tessuto sociale, economico e culturale
nell'Iraq dilaniato da conflitti e divisioni identitarie e settarie. Un
ruolo, quello dei giovani, che anche papa Francesco ha più volte
sottolineato quali primi responsabili della costruzione di una società “più sana e solidale”.
Proprio in questi giorni il pontefice incontra un gruppo di oltre 300
giovani provenienti da tutto il mondo, che dal 19 al 24 marzo si
confronteranno in Vaticano sui temi che animeranno il Sinodo dei vescovi
del prossimo anno, dedicato proprio alle nuove generazioni. In queste
giornate i partecipanti presenteranno a papa Francesco le loro
esperienze e le loro istanze, aprendo le porte non solo ai cattolici ma
anche a ragazzi e ragazze non credenti e di altre religioni.
L’esperienza dell’incontro, del dialogo e della condivisione,
racconta mons. Yousif Thoma Mirkis, è quanto “mi ha spinto a ospitare
circa 700 studenti universitari, cristiani e musulmani, dell’università
di Mosul” durante il periodo di occupazione
dell’Isis. “Ed è stato bello - prosegue - rivederli di recente nella
visita che ho voluto fare all’ateneo. Non mi era mai capitato di
stringere così tante mani, di scattare fotografie, sorridere accanto a
loro. Ed erano gli studenti musulmani i primi a volermi salutare, felici
di immortalare in una immagine l’incontro”.
All’università di Mosul studiano circa 3mila giovani cristiani, che
ogni giorno si spostano dai villaggi e dalle cittadine della piana di
Ninive alla metropoli del nord dell’Iraq. Lo studentato è ancora
danneggiato e in città non vi sono alloggi o spazi sufficienti per
accoglierli a causa delle devastazioni compiute da Daesh [acronimo arabo
per lo SI], di cui “sono ancora oggi ben evidenti i segni”. “La Chiesa -
prosegue l’arcivescovo di Kirkuk - paga loro le spese di trasporto,
mentre proseguono gli sforzi in un’ottica di ricostruzione. Le persone
vogliono voltare pagina, rinascere, riprendere il cammino interrotto”.
I giovani sono il motore della rinascita, aggiunge il prelato,
“mettendo da parte ideologie o politiche religiose del passato che hanno
fallito, lasciandosi alle spalle solo morte e distruzione”. “Non si può
ripartire - avverte - con gli stessi politici filo-islamici e i leader
religiosi radicali, basta divisioni fra sunniti e sciiti, non bisogna
riportare indietro l’orologio del tempo, Dobbiamo guardare all’unità,
fondandoci sul principio di cittadinanza in una nazione libera dalla
corruzione, dalle interferenze esterne di potenze regionali e
internazionali”.
Al lavaggio del cervello fatto dai jihadisti in questi anni al
potere, alle ideologie di morte e distruzione, l’arcivescovo di Kirkuk
contrappone iniziative che incoraggiano l’incontro, il dialogo. Fra le
tante, egli ricorda un cortometraggio dal titolo “Ritorno a Mosul” (clicca qui per il video),
che racconta il legame fra Alaa’ e Ali, un cristiano e un musulmano,
più forte della follia jihadista. Il filmato, conclude mons. Yousif, “è
opera dei due stessi giovani, i quali hanno voluto dimostrare che è
possibile tornare a vivere assieme, superando le divisioni”.