By Vatican News
Amedeo Lomonaco
La Pasqua in Iraq, nonostante il perdurare di violenze e instabilità, è un tempo in cui posare lo sguardo della fede per cogliere segni di speranza. E’ quanto sottolinea il Patriarca di Babilonia dei Caldei, mons. Louis Raphael Sako ricordando che l’Iraq è chiamato, nel mese di maggio, ad un cruciale appuntamento con le urne.
Amedeo Lomonaco
La Pasqua in Iraq, nonostante il perdurare di violenze e instabilità, è un tempo in cui posare lo sguardo della fede per cogliere segni di speranza. E’ quanto sottolinea il Patriarca di Babilonia dei Caldei, mons. Louis Raphael Sako ricordando che l’Iraq è chiamato, nel mese di maggio, ad un cruciale appuntamento con le urne.
Ci sono segni di speranza. Per esempio domenica le nostre chiese
a Bagdad erano piene! Ma questo anche nel Kurdistan. Adesso ci si
prepara alle elezioni. Speriamo venga altra gente più competente che
voglia portare un cambiamento e lavorare per il bene del Paese e non per
il proprio interesse.
Dunque a maggio l’Iraq avrà l’opportunità di cambiamento con le elezioni politiche. E’ importante andare a votare …
È molto importante. Penso che sia una responsabilità morale e
nazionale. Noi, come Patriarcato, abbiamo fatto due dichiarazioni per
incoraggiare tutti gli iracheni ad andare e votare, ma soprattutto i
cristiani. Collaboriamo anche con le autorità musulmane per le elezioni.
Alcuni vogliono boicottarle, ma penso che questa non sia la soluzione. È
meglio andare a votare per avere un cambiamento in positivo.
In Iraq, purtroppo, è frequente vedere orfani, vedove, persone
senzatetto. Cosa realmente sconfigge, o almeno, può alleviare il dolore?
Qualcuno deve essere vicino a loro, sentire le loro sofferenze e
anche aiutarli a trovare una casa, un lavoro, una scuola. Questo
aiuterà queste persone a superare le loro pene.
Papa Francesco ha ricordato che la Pasqua è la festa più
importante dell’anno liturgico. Cosa rappresenta, in particolare, questa
festa per i cristiani iracheni, quelli che purtroppo negli ultimi anni
sono stati costretti – spesso – ad abbandonare le loro case?
Anche nella sofferenza c’è una speranza. Tutto dipende dalla
fede, ma fede vuol dire amore. L’ufficiale francese che ha dato la sua
vita per liberare un ostaggio, per me – per noi – ha imitato Cristo.
Dunque ci sono segni di eroismo. Dobbiamo parlarne per aiutare la gente a
sperare, a lottare per una società migliore, fraterna …
A proposito di segni di eroismo, dall’Iraq arrivano spesso
scene drammatiche di violenze. Però, anche in questo Paese, ci sono gli
eroi …
Certo! Il martirio è la nostra storia. La Chiesa caldea è Chiesa
martire. La Pasqua è viva e non è solo una cosa nella storia, una
memoria. Perciò la testimonianza della gente perseguitata, che soffre è
un appello agli altri affinché vedano, al di là della sofferenza, la
fede in Dio, in Cristo e anche nell’uomo.