“È tempo di assumersi la responsabilità prima che questo conflitto si estenda per altri lunghi anni; questo è il tempo giusto per unire le forze e tenersi per mano, cristiani, musulmani, di fermare i massacri e le distruzioni. È il tempo di stabilire pace e giustizia. Così facendo saremo i promotori di un punto di svolta in questa terra, degni di raggiungere sicurezza e pace per il nostro popolo. Vi preghiamo di fare quanto è nelle vostre possibilità per fermare questo genocidio prima che sia troppo tardi”.
È l’accorato appello che il Patriarca caldeo di Baghdad, Louis Raphael I Sako lancia al presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, in una lettera a lui indirizzata nei giorni in cui a Strasburgo discute del sistematico massacro delle minoranze religiose ad opera dell’Isis.
Patriarca Sako contro gli "attori esterni" del conflitto
Nella prossima sessione del Parlamento europeo che si svolgerà dall’1 al 4 febbraio sempre a Strasburgo - riporta l'agenzia Sir - dovrebbe essere votata anche una risoluzione sull’argomento. Nella lettera il patriarca caldeo si scaglia contro gli “attori esterni” del conflitto, rei di intervenire solo per “la loro personale ambizione nella Regione. Essi hanno usato democrazia e libertà come copertura per privarci delle nostre risorse naturali, pace e libertà creando caos e terrorismo in Iraq e nel Medio Oriente”.
Tra gli iracheni cresce l'ossessione per la durata del conflitto
Questo ha comportato, tra le altre cose “il fallimento del sistema scolastico e il peggioramento di quello educativo; l’aumento della disoccupazione; il deterioramento della situazione economica e della sicurezza; la caduta dei servizi pubblici”. Oggi, denuncia Mar Sako, “in Iraq ci sono migliaia di morti, milioni di profughi e di sfollati interni, case e strutture distrutte, e nelle persone cresce l’ossessione per la durata del conflitto”.
Cristiani e minoranze spinti a lasciare l'Iraq
Il Patriarca non esita, poi, a puntare l’indice contro l’agonia dei cristiani e degli altri gruppi etnici causata, a sua detta, da “una ben concertata agenda da parte dell’Iraq di spingere i cristiani e le altre minoranze religiose a lasciare la propria terra”. A ciò si aggiungano le azioni del sedicente Stato Islamico (Is) contro cristiani e yazidi scacciati dalle loro case a Mosul e nella Piana di Ninive. Un comportamento contro le minoranze che può essere definito “genocidio”.
Appello per un governo iracheno forte
Nella lettera Mar Sako riferisce anche esempi di violazioni e di offese contro i cristiani, non ascrivibili all’Islam in generale, di gruppi fondamentalisti: “il divieto di fare auguri di Natale ai cristiani, la distruzione dell’albero di Natale in diversi centri commerciali, il rifiuto di costruttori di edificare case e monasteri per i cristiani ritenuti infedeli, l’espropriazione da parte di alcune milizie di case e proprietà cristiane a Baghdad, l’invito alle donne cristiane di indossare il velo seguendo l’esempio della Vergine Maria”. Davanti a tutto ciò il Patriarca caldeo invoca la necessità di “avere un Governo forte, un’istruzione aperta, leader religiosi musulmani che si oppongano ai fanatici e che ci facciano sentire cittadini di questa nazione, con stessi diritti e doveri”.
Per l'Iraq il federalismo è la soluzione più adatta
Da Mar Sako anche l’idea che “il federalismo sia attualmente la soluzioni più accettabile capace di tenere unito l’Iraq” e la convinzione che “la cultura della tolleranza e del rispetto sia il modo migliore per smantellare il terrorismo alle radici e opporsi all’estremismo”.
È l’accorato appello che il Patriarca caldeo di Baghdad, Louis Raphael I Sako lancia al presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, in una lettera a lui indirizzata nei giorni in cui a Strasburgo discute del sistematico massacro delle minoranze religiose ad opera dell’Isis.
Patriarca Sako contro gli "attori esterni" del conflitto
Nella prossima sessione del Parlamento europeo che si svolgerà dall’1 al 4 febbraio sempre a Strasburgo - riporta l'agenzia Sir - dovrebbe essere votata anche una risoluzione sull’argomento. Nella lettera il patriarca caldeo si scaglia contro gli “attori esterni” del conflitto, rei di intervenire solo per “la loro personale ambizione nella Regione. Essi hanno usato democrazia e libertà come copertura per privarci delle nostre risorse naturali, pace e libertà creando caos e terrorismo in Iraq e nel Medio Oriente”.
Tra gli iracheni cresce l'ossessione per la durata del conflitto
Questo ha comportato, tra le altre cose “il fallimento del sistema scolastico e il peggioramento di quello educativo; l’aumento della disoccupazione; il deterioramento della situazione economica e della sicurezza; la caduta dei servizi pubblici”. Oggi, denuncia Mar Sako, “in Iraq ci sono migliaia di morti, milioni di profughi e di sfollati interni, case e strutture distrutte, e nelle persone cresce l’ossessione per la durata del conflitto”.
Cristiani e minoranze spinti a lasciare l'Iraq
Il Patriarca non esita, poi, a puntare l’indice contro l’agonia dei cristiani e degli altri gruppi etnici causata, a sua detta, da “una ben concertata agenda da parte dell’Iraq di spingere i cristiani e le altre minoranze religiose a lasciare la propria terra”. A ciò si aggiungano le azioni del sedicente Stato Islamico (Is) contro cristiani e yazidi scacciati dalle loro case a Mosul e nella Piana di Ninive. Un comportamento contro le minoranze che può essere definito “genocidio”.
Appello per un governo iracheno forte
Nella lettera Mar Sako riferisce anche esempi di violazioni e di offese contro i cristiani, non ascrivibili all’Islam in generale, di gruppi fondamentalisti: “il divieto di fare auguri di Natale ai cristiani, la distruzione dell’albero di Natale in diversi centri commerciali, il rifiuto di costruttori di edificare case e monasteri per i cristiani ritenuti infedeli, l’espropriazione da parte di alcune milizie di case e proprietà cristiane a Baghdad, l’invito alle donne cristiane di indossare il velo seguendo l’esempio della Vergine Maria”. Davanti a tutto ciò il Patriarca caldeo invoca la necessità di “avere un Governo forte, un’istruzione aperta, leader religiosi musulmani che si oppongano ai fanatici e che ci facciano sentire cittadini di questa nazione, con stessi diritti e doveri”.
Per l'Iraq il federalismo è la soluzione più adatta
Da Mar Sako anche l’idea che “il federalismo sia attualmente la soluzioni più accettabile capace di tenere unito l’Iraq” e la convinzione che “la cultura della tolleranza e del rispetto sia il modo migliore per smantellare il terrorismo alle radici e opporsi all’estremismo”.