By Asia News
“Bisogna avere il coraggio di dirlo: questo è terrorismo bell’e buono!”. È quanto afferma mons. Rabban al-Qas, vescovo caldeo di Amadiya nel nord Kurdistan commentando la notizia appena arrivata a lui: la notte scorsa, dalle 23 fino alle 3 di stamane aerei militari turchi hanno bombardato di continuo un villaggio curdo nel nord del Paese, distruggendo le case, i campi e perfino il deposito dell’acqua.
“Bisogna avere il coraggio di dirlo: questo è terrorismo bell’e buono!”. È quanto afferma mons. Rabban al-Qas, vescovo caldeo di Amadiya nel nord Kurdistan commentando la notizia appena arrivata a lui: la notte scorsa, dalle 23 fino alle 3 di stamane aerei militari turchi hanno bombardato di continuo un villaggio curdo nel nord del Paese, distruggendo le case, i campi e perfino il deposito dell’acqua.
L’aviazione turca pensava di colpire basi del Pkk (l’organizzazione
curda del Partito dei lavoratori, che in Turchia è considerata
un’organizzazione terrorista). Ma in realtà le vittime sono 37 famiglie,
da anni residenti nel villaggio di Sharamesh, a pochi chilometri da
Zakkho. Di queste, 8 famiglie sono rifugiati della Piana di Ninive,
fuggiti davanti all’occupazione e alle minacce dello Stato islamico
(SI).
“Tutte queste famiglie sono fuggite e ora non potranno più andare a
vivere nel villaggio perché tutto, anche il deposito dell’acqua è
distrutto”, continua concitato mons. Rabban. E aggiunge: “Stamattina il
patriarca di Baghdad, venuto a conoscenza del fatto, ha subito offerto
una somma di 10mila dollari per aiutare in emergenza tutte queste
famiglie. Ma è tempo di denunciare questi atti di terrorismo da parte
dei turchi. Bisogna avere il coraggio di dirlo: questo è terrorismo
bell’e buono! Questi poveracci sono ora terrorizzati e pieni di paura:
come se non bastassero la minaccia di Daesh [acronimo arabo per lo Stato
islamico – ndr]”.
Ufficialmente, la Turchia è parte della coalizione internazionale a
guida Usa per la lotta contro lo SI. Molti però accusano Ankara di
essere connivente con i miliziani fondamentalisti del Califfato,
permettendo alle sue frontiere il passaggio di armi, reclute, petrolio. I
bombardamenti turchi in Siria e in Iraq, più che le basi di Daesh,
hanno di mira i rifugi del Pkk. Questi interventi massicci, come quello
di questa notte hanno anche uno scopo ulteriore: quello di prevenire
l’unità fra tutte le componenti curde fra Siria, Kurdistan e Turchia
orientale, che potrebbe portare alla nascita di uno Stato curdo.