«La situazione dei cristiani in Iraq è spaventosa, tragica e peggiora di giorno in giorno. L'Isis ha distrutto tutto o quasi, ha raso al suolo le nostre chiese e appare sempre più determinato a sradicare con la violenza la nostra presenza dal Paese, ormai abbandonato da almeno due terzi dei cristiani che lo abitavano».
È la drammatica testimonianza del vescovo ausiliare di Baghdad dei caldei, Shlemon Warduni che non solo richiama ancora una volta la comunità internazionale ad agire in Iraq in difesa delle minoranze sotto l'assedio dei terroristi del Califfato ma avverte anche l'Italia e l'Europa su quanto sia realistica la minaccia che l'Isis ha lanciato anche nei confronti del nostro Paese.
A Roma per partecipare al 38/esimo convegno di vescovi amici del movimento dei Focolari, mons. Warduni è stato ricevuto questa mattina in udienza dal Papa assieme ad altri vescovi di terre insanguinate e martoriate provenienti da Siria, Ucraina e Haiti.
Incontrando la stampa, Warduni non ha nascosto il suo «pessimismo» riguardo all'evoluzione del conflitto in Iraq. «Adesso non si sa che cosa di peggio attendersi. I seguaci dell'Isis dicono: arriveremo a Roma, prenderemo il pastorale del Papa e voi diventerete musulmani. Io già quest'estate partecipando al Meeting di Rimini - afferma - avevo avvertito su quanto fosse grande questo pericolo dicendo: se andate avanti così a sottovalutare la minaccia del Califfato, ve li ritroverete a bussare alle vostre porte». L'errore di «sottovalutazione» dell'Isis, spiega mons. Warduni, è stato fatto innanzitutto dallo stesso stato iracheno: «Inizialmente questi terroristi non erano che poche migliaia, poi si sono moltiplicati, hanno preso le armi dell'esercito regolare e hanno dato vita a un'offensiva vastissima».
«Ma l'Europa e gli Stati Uniti - protesta Warduni - sanno benissimo quali sono i Paesi che finanziano questo gruppo, sanno chi sono a dare loro le armi e sanno quali sono gli interessi che vi sono dietro. Eppure hanno sottovalutato la minaccia, non l'hanno presa sul serio, hanno esitato ad agire e ora quel poco che stanno facendo è stato solo un modo per arginare il problema ma non per risolverlo».
«Questo - si appella - è il momento di agire, Europa e Stati Uniti insieme, non c'è più tempo da perdere altrimenti l'Isis riuscirà nel suo obiettivo che è quello della distruzione totale». «In Iraq - lamenta Warduni - ci chiediamo perché l'Europa non difende i diritti della democrazia, della giustizia, della pacifica convivenza, oppure la libertà è solo quella di uccidere e seminare violenze come quelle atroci contro le donne?».
Il vescovo iracheno ha quindi riferito del suo colloquio con papa Francesco a margine dell'udienza generale di questa mattina. Bergoglio ha chiesto notizie della situazione nel Paese e ha incoraggiato i vescovi a perseverare nella vicinanza più assoluta ai loro sacerdoti e fedeli. Quindi Warduni si è fatto nuovamente portavoce dell'attesa dei cristiani iracheni che sperano di ricevere presto una visita del Papa. «Speriamo», ha risposto Francesco.
È la drammatica testimonianza del vescovo ausiliare di Baghdad dei caldei, Shlemon Warduni che non solo richiama ancora una volta la comunità internazionale ad agire in Iraq in difesa delle minoranze sotto l'assedio dei terroristi del Califfato ma avverte anche l'Italia e l'Europa su quanto sia realistica la minaccia che l'Isis ha lanciato anche nei confronti del nostro Paese.
A Roma per partecipare al 38/esimo convegno di vescovi amici del movimento dei Focolari, mons. Warduni è stato ricevuto questa mattina in udienza dal Papa assieme ad altri vescovi di terre insanguinate e martoriate provenienti da Siria, Ucraina e Haiti.
Incontrando la stampa, Warduni non ha nascosto il suo «pessimismo» riguardo all'evoluzione del conflitto in Iraq. «Adesso non si sa che cosa di peggio attendersi. I seguaci dell'Isis dicono: arriveremo a Roma, prenderemo il pastorale del Papa e voi diventerete musulmani. Io già quest'estate partecipando al Meeting di Rimini - afferma - avevo avvertito su quanto fosse grande questo pericolo dicendo: se andate avanti così a sottovalutare la minaccia del Califfato, ve li ritroverete a bussare alle vostre porte». L'errore di «sottovalutazione» dell'Isis, spiega mons. Warduni, è stato fatto innanzitutto dallo stesso stato iracheno: «Inizialmente questi terroristi non erano che poche migliaia, poi si sono moltiplicati, hanno preso le armi dell'esercito regolare e hanno dato vita a un'offensiva vastissima».
«Ma l'Europa e gli Stati Uniti - protesta Warduni - sanno benissimo quali sono i Paesi che finanziano questo gruppo, sanno chi sono a dare loro le armi e sanno quali sono gli interessi che vi sono dietro. Eppure hanno sottovalutato la minaccia, non l'hanno presa sul serio, hanno esitato ad agire e ora quel poco che stanno facendo è stato solo un modo per arginare il problema ma non per risolverlo».
«Questo - si appella - è il momento di agire, Europa e Stati Uniti insieme, non c'è più tempo da perdere altrimenti l'Isis riuscirà nel suo obiettivo che è quello della distruzione totale». «In Iraq - lamenta Warduni - ci chiediamo perché l'Europa non difende i diritti della democrazia, della giustizia, della pacifica convivenza, oppure la libertà è solo quella di uccidere e seminare violenze come quelle atroci contro le donne?».
Il vescovo iracheno ha quindi riferito del suo colloquio con papa Francesco a margine dell'udienza generale di questa mattina. Bergoglio ha chiesto notizie della situazione nel Paese e ha incoraggiato i vescovi a perseverare nella vicinanza più assoluta ai loro sacerdoti e fedeli. Quindi Warduni si è fatto nuovamente portavoce dell'attesa dei cristiani iracheni che sperano di ricevere presto una visita del Papa. «Speriamo», ha risposto Francesco.