By Baghdadhope*
In occasione della prossima Pasqua l’Eparchia Caldea di Beirut guidata da Mons. Michael Kassarji ha diffuso un accorato appello, copia del quale è stata inviata a Baghdadhope.
La situazione in cui vivono i rifugiati cristiani iracheni e siriani in Libano è, si legge, “deplorevole”. Persone fuggite dalle proprie case senza poter portare con sé nulla e rifugiatesi nella Terra dei Cedri alla ricerca di salvezza vivono in condizioni pietose ed hanno urgente bisogno di aiuto.
Il documento parla di numeri di rifugiati in costante aumento che in Libano attendono di essere ricollocati dalle Nazioni Unite in paesi terzi combattendo una “battaglia giornaliera” per “difendere la propria dignità ed assicurarsi la sopravvivenza”. Sono persone che non possono lavorare ufficialmente, e che se trovano un’occupazione in nero sono pagate pochissimo, a fronte di un costo della vita molto alto e di nessun diritto assicurato dallo stato libanese.
La chiesa caldea fa quello che può, ma non è certo abbastanza.
In collaborazione con le Forze di Sicurezza Libanesi, ad esempio, si fa garante per il rilascio di documenti provvisori che garantiscano ai profughi almeno di potersi muovere all’interno del paese senza timore di essere arrestati come clandestini, nell’attesa di emigrare altrove.
Questi profughi, per ora stimati in 3.000 famiglie, non hanno accesso alle cure sanitarie pubbliche se non in casi eccezionali e di volta in volta autorizzati dal ministero competente, e le strutture private, per quanto garantiscano in alcuni casi il 50% del costo delle cure, non prendono in carico i malati oncologici e quelli bisognosi di interventi chirurgici impegnativi. Per aiutare i profughi in campo sanitario la chiesa caldea ha creato già nel 2011 il Centro Medico e Sociale di Saint Michael nella zone di Sid El Baouchriyeh, a nord di Beirut, dove, a titolo quasi completamente gratuito, sono garantite ai profughi cure, analisi, piccoli interventi di chirurgia e farmaci.
Oltre a ciò la chiesa non dimentica né la sua funzione spirituale, tanto da voler costruire un nuovo edificio di culto nella zona di Sid El Baouchriyeh cui sarà annessa una mensa per i poveri, né la sua funzione sociale con la creazione di un ufficio che metta in contatto i profughi con i datori di lavoro, e di un centro dedicato alla Vergine Maria Misericordiosa dove i profughi appena arrivati possano registrarsi ed essere indirizzati alle associazioni caritatevoli in grado di dare loro aiuto. Neanche gli studenti sono stati dimenticati e per loro la chiesa cerca di garantire di anno in anno la frequentazione scolastica.
Tutte queste iniziative hanno ovviamente costi altissimi che l’Eparchia caldea stima in:
600.000 $ per assicurare cibo per un anno a 3.000 famiglie di profughi
875.000 $ per 2.500 studenti per l’anno scolastico 2014/2015
300.00 $ per spese sanitarie
Sono cifre importanti, ma importanti sono anche i rifugiati che hanno bisogno dell’aiuto delle “persone caritatevoli”, fratelli senza altra colpa se non, come ha detto Papa Francesco, quella di essere cristiani, e che sperano in un aiuto per sopravvivere.
Chi volesse sostenere gli sforzi dell’Eparchia Caldea in Libano a favore dei rifugiati iracheni e cristiani può avere informazioni scrivendo a: chaldepiscopus@hotmail.com
In occasione della prossima Pasqua l’Eparchia Caldea di Beirut guidata da Mons. Michael Kassarji ha diffuso un accorato appello, copia del quale è stata inviata a Baghdadhope.
La situazione in cui vivono i rifugiati cristiani iracheni e siriani in Libano è, si legge, “deplorevole”. Persone fuggite dalle proprie case senza poter portare con sé nulla e rifugiatesi nella Terra dei Cedri alla ricerca di salvezza vivono in condizioni pietose ed hanno urgente bisogno di aiuto.
Il documento parla di numeri di rifugiati in costante aumento che in Libano attendono di essere ricollocati dalle Nazioni Unite in paesi terzi combattendo una “battaglia giornaliera” per “difendere la propria dignità ed assicurarsi la sopravvivenza”. Sono persone che non possono lavorare ufficialmente, e che se trovano un’occupazione in nero sono pagate pochissimo, a fronte di un costo della vita molto alto e di nessun diritto assicurato dallo stato libanese.
La chiesa caldea fa quello che può, ma non è certo abbastanza.
In collaborazione con le Forze di Sicurezza Libanesi, ad esempio, si fa garante per il rilascio di documenti provvisori che garantiscano ai profughi almeno di potersi muovere all’interno del paese senza timore di essere arrestati come clandestini, nell’attesa di emigrare altrove.
Questi profughi, per ora stimati in 3.000 famiglie, non hanno accesso alle cure sanitarie pubbliche se non in casi eccezionali e di volta in volta autorizzati dal ministero competente, e le strutture private, per quanto garantiscano in alcuni casi il 50% del costo delle cure, non prendono in carico i malati oncologici e quelli bisognosi di interventi chirurgici impegnativi. Per aiutare i profughi in campo sanitario la chiesa caldea ha creato già nel 2011 il Centro Medico e Sociale di Saint Michael nella zone di Sid El Baouchriyeh, a nord di Beirut, dove, a titolo quasi completamente gratuito, sono garantite ai profughi cure, analisi, piccoli interventi di chirurgia e farmaci.
Oltre a ciò la chiesa non dimentica né la sua funzione spirituale, tanto da voler costruire un nuovo edificio di culto nella zona di Sid El Baouchriyeh cui sarà annessa una mensa per i poveri, né la sua funzione sociale con la creazione di un ufficio che metta in contatto i profughi con i datori di lavoro, e di un centro dedicato alla Vergine Maria Misericordiosa dove i profughi appena arrivati possano registrarsi ed essere indirizzati alle associazioni caritatevoli in grado di dare loro aiuto. Neanche gli studenti sono stati dimenticati e per loro la chiesa cerca di garantire di anno in anno la frequentazione scolastica.
Tutte queste iniziative hanno ovviamente costi altissimi che l’Eparchia caldea stima in:
600.000 $ per assicurare cibo per un anno a 3.000 famiglie di profughi
875.000 $ per 2.500 studenti per l’anno scolastico 2014/2015
300.00 $ per spese sanitarie
Sono cifre importanti, ma importanti sono anche i rifugiati che hanno bisogno dell’aiuto delle “persone caritatevoli”, fratelli senza altra colpa se non, come ha detto Papa Francesco, quella di essere cristiani, e che sperano in un aiuto per sopravvivere.
Chi volesse sostenere gli sforzi dell’Eparchia Caldea in Libano a favore dei rifugiati iracheni e cristiani può avere informazioni scrivendo a: chaldepiscopus@hotmail.com