By Baghdadhope*
Nel giorno dell'ultima udienza generale di Papa Benedetto XVI pubblichiamo l'intervista rilasciata al SIR da Mar Louis Raphael I Sako, Patriarca di Babilonia dei Caldei a Daniele Rocchi
“Il Signore mi chiama a salire sul monte, a dedicarmi ancora di più alla
preghiera e alla meditazione. Ma questo non significa abbandonare la
Chiesa, anzi, se Dio mi chiede questo è proprio perché io possa
continuare a servirla con la stessa dedizione e lo stesso amore con cui
l’ho fatto fino ad ora, ma in un modo più adatto alla mia età e alle mie
forze”.
Con queste parole Benedetto XVI ha spiegato la sua scelta di rinunciare al Pontificato. Lo ha fatto domenica 24 febbraio, nel corso del suo ultimo Angelus, davanti a oltre 200mila persone, accorse a salutarlo in piazza San Pietro. Rinunciare al ministero petrino, dunque, non significa abbandonare la Chiesa. Commentando l’episodio evangelico della Trasfigurazione, il Pontefice ha detto di sentire “questa parola in modo particolare rivolta a me in questo momento della mia vita” e ha ricordato “il primato della preghiera, senza la quale tutto l’impegno dell’apostolato e della carità si riduce ad attivismo”. “La preghiera - ha aggiunto - non è un isolarsi dal mondo e dalle sue contraddizioni”.
Sull’impatto che queste parole hanno avuto sulle Chiese mediorientali, sulle voci incontrollate di intrighi e di lotte di potere, nonché sulle loro attese per il prossimo Pontefice, Daniele Rocchi, per il Sir, ha posto alcune domande al neo-patriarca di Babilonia dei caldei (Baghdad), Louis Raphael I Sako.
Ascoltando le parole del Papa, pronunciate durante il suo ultimo Angelus, cosa ha pensato?
“Ammiro questo gesto profetico, ricco di un’umiltà molto profonda. Il Papa non fugge dalla responsabilità ma è consapevole che, nelle sue condizioni fisiche, non può continuare la sua missione. Quindi lascia il suo posto a un altro che il Signore indicherà per guidare la Chiesa in questo momento critico. Benedetto XVI è per noi tutti, cardinali, vescovi, patriarchi, religiosi, laici un modello da seguire. Egli ci ricorda che dobbiamo servire la Chiesa e non il contrario”
In questi giorni i media parlano di lotte e intrighi di potere all’interno della Curia Romana. La Segreteria di Stato è intervenuta con una nota per smentire e per denunciare il tentativo di condizionare il prossimo Conclave. Come sono state accolte queste notizie dai cristiani mediorientali?
“Siamo tutti sotto shock nel leggere sui giornali notizie che parlano di lotte di potere all’interno della Chiesa, di prelati che non hanno una condotta di vita pura e morale, di guerre intestine. Io credo che Benedetto XVI sia stato molto coraggioso nell’assumere gravi decisioni relativamente alla pedofilia, come in Irlanda e altrove. Ha avuto anche il coraggio di confessare che rappresentanti della Chiesa avevano sbagliato. Anche in questo ha mostrato tutta la sua grandezza”.
Tutte queste storie che impatto hanno sull’immagine e sulla testimonianza della Chiesa nel mondo islamico?
“Credo ci voglia un supplemento di credibilità. Purtroppo abbiamo un poco perduto la nostra credibilità e le persone non si accontentano più delle parole ma vogliono gesti coerenti di vita. La gente cerca esempi concreti da seguire nella vita quotidiana. Il Sinodo per il Medio Oriente, del 2010, non a caso s’incentrava sulla comunione e sulla testimonianza da vivere, come Chiese orientali, ma anche fra cristiani. Non dobbiamo vivere nei formalismi. Dal futuro Papa mi attendo un grande sostegno per stimolare l’unità tra le Chiese cristiane e il dialogo con l’Islam. Non siamo mandati solo per il gregge ma per tutti, perché tutti attendono l’annuncio della Parola di Dio. Il mondo si attende qualcosa dalla Chiesa e noi pastori, in primis, lo sentiamo, lo avvertiamo. Ho ricevuto poco fa due gruppi di leader islamici che mi hanno confermato che si attendono qualcosa di diverso da noi”.
Che Pontefice si augura esca dal Conclave?
“Aspettiamo un Papa che sia un padre e un uomo coraggioso. Una persona che conosca bene la situazione e che sappia guidare la Chiesa con chiarezza e senza compromessi. Prego per un Pontefice che pensi a una nuova pastorale per la Chiesa, che rinnovi la disciplina, che l’avvicini ancora di più ai giovani, per esempio, che sappia comunicare il Vangelo, con un linguaggio ancora più comprensibile, a questo mondo assetato di speranza. Recentemente, come Chiesa caldea, abbiamo vissuto il nostro Sinodo e, in quell’occasione, noi vescovi abbiamo potuto verificare che, quando è il divino a guidare l’uomo, allora si va verso il bene. Al contrario, quando l’uomo vuole sopravanzare il divino, allora c’è lo stallo. Io credo che lo Spirito Santo donerà alla sua Chiesa un ottimo Papa”
Avete organizzato liturgie e preghiere per accompagnare Benedetto XVI in questi suoi ultimi giorni da Papa e sostenere i cardinali che entreranno in Conclave?
“Il prossimo 28 febbraio avremo, nella cattedrale di Baghdad, una liturgia ecumenica per tutti i martiri iracheni, mons. Paulos Faraj Raho, padre Ragheed Ganni e tanti altri. Nello stesso tempo, pregheremo per Benedetto XVI, perché aiuti con la sua presenza e preghiera la Chiesa. Domenica 3 marzo, poi, celebreremo una messa per tutti i cardinali che entreranno in Conclave affinché lo Spirito Santo possa suscitare in loro la giusta scelta. In tutte le parrocchie pregheremo per Benedetto XVI e i cardinali”
Patriarca, prima parlava di speranza: c’è ancora speranza per l’Iraq?
“L’Iraq vive nell’incertezza, oggi potrebbe essere una giornata tranquilla, ma domani chissà. Non abbiamo stabilità, la situazione è precaria sotto ogni profilo, sociale, economico, politico, ma non dobbiamo perdere la fiducia e la speranza di ricostruire il nostro Paese. In Iraq ci sono tantissime persone di buona volontà con cui è possibile lavorare e collaborare per un futuro migliore non solo per i cristiani ma per tutti”.
Con queste parole Benedetto XVI ha spiegato la sua scelta di rinunciare al Pontificato. Lo ha fatto domenica 24 febbraio, nel corso del suo ultimo Angelus, davanti a oltre 200mila persone, accorse a salutarlo in piazza San Pietro. Rinunciare al ministero petrino, dunque, non significa abbandonare la Chiesa. Commentando l’episodio evangelico della Trasfigurazione, il Pontefice ha detto di sentire “questa parola in modo particolare rivolta a me in questo momento della mia vita” e ha ricordato “il primato della preghiera, senza la quale tutto l’impegno dell’apostolato e della carità si riduce ad attivismo”. “La preghiera - ha aggiunto - non è un isolarsi dal mondo e dalle sue contraddizioni”.
Sull’impatto che queste parole hanno avuto sulle Chiese mediorientali, sulle voci incontrollate di intrighi e di lotte di potere, nonché sulle loro attese per il prossimo Pontefice, Daniele Rocchi, per il Sir, ha posto alcune domande al neo-patriarca di Babilonia dei caldei (Baghdad), Louis Raphael I Sako.
Ascoltando le parole del Papa, pronunciate durante il suo ultimo Angelus, cosa ha pensato?
“Ammiro questo gesto profetico, ricco di un’umiltà molto profonda. Il Papa non fugge dalla responsabilità ma è consapevole che, nelle sue condizioni fisiche, non può continuare la sua missione. Quindi lascia il suo posto a un altro che il Signore indicherà per guidare la Chiesa in questo momento critico. Benedetto XVI è per noi tutti, cardinali, vescovi, patriarchi, religiosi, laici un modello da seguire. Egli ci ricorda che dobbiamo servire la Chiesa e non il contrario”
In questi giorni i media parlano di lotte e intrighi di potere all’interno della Curia Romana. La Segreteria di Stato è intervenuta con una nota per smentire e per denunciare il tentativo di condizionare il prossimo Conclave. Come sono state accolte queste notizie dai cristiani mediorientali?
“Siamo tutti sotto shock nel leggere sui giornali notizie che parlano di lotte di potere all’interno della Chiesa, di prelati che non hanno una condotta di vita pura e morale, di guerre intestine. Io credo che Benedetto XVI sia stato molto coraggioso nell’assumere gravi decisioni relativamente alla pedofilia, come in Irlanda e altrove. Ha avuto anche il coraggio di confessare che rappresentanti della Chiesa avevano sbagliato. Anche in questo ha mostrato tutta la sua grandezza”.
Tutte queste storie che impatto hanno sull’immagine e sulla testimonianza della Chiesa nel mondo islamico?
“Credo ci voglia un supplemento di credibilità. Purtroppo abbiamo un poco perduto la nostra credibilità e le persone non si accontentano più delle parole ma vogliono gesti coerenti di vita. La gente cerca esempi concreti da seguire nella vita quotidiana. Il Sinodo per il Medio Oriente, del 2010, non a caso s’incentrava sulla comunione e sulla testimonianza da vivere, come Chiese orientali, ma anche fra cristiani. Non dobbiamo vivere nei formalismi. Dal futuro Papa mi attendo un grande sostegno per stimolare l’unità tra le Chiese cristiane e il dialogo con l’Islam. Non siamo mandati solo per il gregge ma per tutti, perché tutti attendono l’annuncio della Parola di Dio. Il mondo si attende qualcosa dalla Chiesa e noi pastori, in primis, lo sentiamo, lo avvertiamo. Ho ricevuto poco fa due gruppi di leader islamici che mi hanno confermato che si attendono qualcosa di diverso da noi”.
Che Pontefice si augura esca dal Conclave?
“Aspettiamo un Papa che sia un padre e un uomo coraggioso. Una persona che conosca bene la situazione e che sappia guidare la Chiesa con chiarezza e senza compromessi. Prego per un Pontefice che pensi a una nuova pastorale per la Chiesa, che rinnovi la disciplina, che l’avvicini ancora di più ai giovani, per esempio, che sappia comunicare il Vangelo, con un linguaggio ancora più comprensibile, a questo mondo assetato di speranza. Recentemente, come Chiesa caldea, abbiamo vissuto il nostro Sinodo e, in quell’occasione, noi vescovi abbiamo potuto verificare che, quando è il divino a guidare l’uomo, allora si va verso il bene. Al contrario, quando l’uomo vuole sopravanzare il divino, allora c’è lo stallo. Io credo che lo Spirito Santo donerà alla sua Chiesa un ottimo Papa”
Avete organizzato liturgie e preghiere per accompagnare Benedetto XVI in questi suoi ultimi giorni da Papa e sostenere i cardinali che entreranno in Conclave?
“Il prossimo 28 febbraio avremo, nella cattedrale di Baghdad, una liturgia ecumenica per tutti i martiri iracheni, mons. Paulos Faraj Raho, padre Ragheed Ganni e tanti altri. Nello stesso tempo, pregheremo per Benedetto XVI, perché aiuti con la sua presenza e preghiera la Chiesa. Domenica 3 marzo, poi, celebreremo una messa per tutti i cardinali che entreranno in Conclave affinché lo Spirito Santo possa suscitare in loro la giusta scelta. In tutte le parrocchie pregheremo per Benedetto XVI e i cardinali”
Patriarca, prima parlava di speranza: c’è ancora speranza per l’Iraq?
“L’Iraq vive nell’incertezza, oggi potrebbe essere una giornata tranquilla, ma domani chissà. Non abbiamo stabilità, la situazione è precaria sotto ogni profilo, sociale, economico, politico, ma non dobbiamo perdere la fiducia e la speranza di ricostruire il nostro Paese. In Iraq ci sono tantissime persone di buona volontà con cui è possibile lavorare e collaborare per un futuro migliore non solo per i cristiani ma per tutti”.