By Fides
Contattato dall'Agenzia Fides, Sua Beatitudine Sako mette da parte le
ipotesi - circolate negli ultimi mesi sui media - di un possibile
trasferimento in America del Patriarcato caldeo: “Risiederò a Baghdad,
anche perchè voglio stare in mezzo ai nostri fratelli cristiani e a
tutti gli altri che lì continuano a vivere tra difficoltà e sofferenze.
Come Pastori dobbiamo dare l'esempio, e non cercare la nostra sicurezza,
soprattutto nel momento critico vissuto dall'Iraq. Il prossimo Sinodo
della Chiesa caldea si farà a Baghdad, e ho chiesto personalmente a
tutti gli altri Vescovi, compresi quelli della diaspora, di non mancare.
Anche questo può essere di sostegno per i cristiani, per il governo e
per tutti gli iracheni: vedere che i Vescovi caldei possono fare il loro
Sinodo, e andare a salutare il Presidente e il Primo ministro, sarà per
tutti un segno che la Chiesa è presente, e non bisogna per forza andare
via”.
Secondo il Patriarca Sako, nell'attuale fase storica anche i cristiani rischiano di essere contagiati dal settarismo che avvelena la convivenza tra i popoli del Medio Oriente: “Adesso purtroppo si sente qualcuno che dice: sono più armeno che cristiano, più assiro che cristiano, più caldeo che cristiano. E persiste qua e là una mentalità tribale, per cui ogni villaggio punta a avere il 'suo' Vescovo o il 'suo' Patriarca. In questo modo si spegne il cristianesimo. Noi, come Vescovi, dobbiamo essere vigilanti contro queste forme malate di vivere la propria identità”. A questo proposito, il nuovo Patriarca giudica fondamentale il legame di comunione tra la Sede Apostolica e le Chiese d'Oriente: “Ho chiesto a Papa Benedetto XVI di non lasciarci soli, isolati, come in un ghetto. Le nostre Chiese, anche se sono piccole nei numeri, hanno una grande importanza per testimoniare l'universalità della Chiesa. E sono essenziali anche nel rapporto con l'Islam, con cui esse hanno convissuto da sempre”.
Secondo il Patriarca Sako, nell'attuale fase storica anche i cristiani rischiano di essere contagiati dal settarismo che avvelena la convivenza tra i popoli del Medio Oriente: “Adesso purtroppo si sente qualcuno che dice: sono più armeno che cristiano, più assiro che cristiano, più caldeo che cristiano. E persiste qua e là una mentalità tribale, per cui ogni villaggio punta a avere il 'suo' Vescovo o il 'suo' Patriarca. In questo modo si spegne il cristianesimo. Noi, come Vescovi, dobbiamo essere vigilanti contro queste forme malate di vivere la propria identità”. A questo proposito, il nuovo Patriarca giudica fondamentale il legame di comunione tra la Sede Apostolica e le Chiese d'Oriente: “Ho chiesto a Papa Benedetto XVI di non lasciarci soli, isolati, come in un ghetto. Le nostre Chiese, anche se sono piccole nei numeri, hanno una grande importanza per testimoniare l'universalità della Chiesa. E sono essenziali anche nel rapporto con l'Islam, con cui esse hanno convissuto da sempre”.