By SIR, 26 agosto 2010
Sale, dopo il ritiro Usa dal Paese, il numero degli attentati contro le milizie irachene che mostrano tutta la loro inadeguatezza a mantenere la sicurezza nel Paese. Preoccupato l’episcopato iracheno che continua a denunciare il rischio caos. “La guerra del 2003 ha rovesciato l’Iraq – spiega al Sir l’arcivescovo di Kirkuk, mons. Louis Sako – il suo esercito, la sicurezza, l'economia, l'unità nazionale. Il conflitto ci ha impoveriti intellettualmente. Sono tanti i professori uccisi e quelli hanno lasciato il Paese, segnato anche da inquinamento e corruzione”. Per mons. Sako, “ora c’è tanta libertà ed un lento movimento verso la democrazia”. Lento perché gli Usa “hanno piani a lungo termine per fronteggiare i problemi legati all’economia, al terrorismo e alla sicurezza. Mi pare che gli Usa non abbiano mai voluto risolvere i problemi dell'Iraq favorendo e proteggendo la formazione di governo forte sul quale la pressione dei Paesi vicini è preoccupante”. Davanti a tutto ciò, conclude mons. Sako, “il ritiro Usa aumenta la paura degli iracheni per una guerra civile che potrebbe portare la divisione etnica e religiosa del Paese. Un Iraq sunnita, sciita e curdo in cui ogni componente potrebbe avere anche il suo esercito. Capro espiatorio di questa situazione saranno le minoranze, che ogni gruppo vorrebbe avere con sé”.