By SIR, 23 agosto 2010
“La delusione rimane grande. Le promesse si sono rapidamente evaporate. Il Paese stenta ancora molto a diventare uno Stato di diritto, a garantire la sicurezza, a rinnovare le infrastrutture, a ridurre la povertà, a fermare l’emigrazione e a rilanciare l’economia. Quello che importa più del ritiro è la ricostruzione dell’Iraq. Un progetto purtroppo ancora lontano dalla realizzazione”. Con queste parole l’arcivescovo latino di Baghdad, mons. Jean B. Sleiman, commenta, in un’intervista al Sir il ritiro delle truppe americane dall’Iraq. “Paradossalmente – afferma il presule - questo periodo lungo 7 anni è stato battezzato ‘dopo-guerra’ quando, invece, è stato la continuazione della guerra. Il dopo-guerra è fatto di anarchia, violenze, mafia, corruzione a tutti i livelli, esodo massiccio delle popolazioni, pulizie etnico-confessionali, rapimenti ed estorsioni. La guerra del 2003 ha creato più problemi di quanti ne ha risolti. Per le comunità cristiane, poi, è stata micidiale”. I risultati della campagna “Iraqi Freedom”, per l’arcivescovo, sono “la rifondazione dello Stato e l’impianto formale di strutture democratiche. Tuttavia, lo Stato è ostacolato per non dire alienato dal tribalismo e dall’etno-confessionalismo. La libertà non è né custodita, né protetta”.