By Radiovaticana, 29 agosto 2010
Continuano le violenze verso i cristiani in Iraq, dopo il ritiro del contingente americano. Un cristiano siro-cattolico, rapito a Karakosh-Baghdeeda la scorsa settimana da uomini armati, è stato ucciso nonostante la sua famiglia avesse pagato il riscatto per la sua liberazione. Da tempo, il nord dell’Iraq è teatro di attacchi mirati contro la comunità cristiana da parte di estremisti e bande. L'uomo era stato rapito il 25 agosto scorso a Karakosh-Baghdeeda da un gruppo di uomini armati, che per il suo rilascio avevano chiesto un riscatto di 15 mila dollari. Fonti locali hanno riferito ad AsiaNews che la famiglia aveva pagato subito la somma e aveva atteso diversi giorni per la sua liberazione. Ieri, i parenti hanno ricevuto il suo cadavere.
Louyaé Behnam, questo il nome della vittima, aveva 35 anni: era un cristiano siro-cattolico, originario di Mosul, dove fino a pochi anni fa gestiva un negozio di vetraio. Per gli estremisti islamici – precisano le fonti – uccidere un cristiano nel periodo di Ramadan è un’azione meritevole presso Dio. Benham, per ragioni di sicurezza si era trasferito insieme ai familiari a Karakosh-Baghdeeda. La città, a maggioranza cristiana, situata nella piana di Ninive, ospita molti profughi cristiani provenienti da Mosul e Baghdad. Il clima di insicurezza generale è aumentato dopo il ritiro dell’ultimo contingente americano e la fine dell’operazione “Iraqi freedom”, che ufficialmente scade il 31 agosto. Intanto, sono sei mesi che l’Iraq attende la formazione di un governo, dopo le elezioni di marzo.