Fonte: SIR
"Per arrestare l’emorragia dei cristiani dal Medio Oriente è necessaria una pastorale del mondo arabo”. A pensarla così è l’islamologo di fama mondiale, il gesuita Samir Khalil Samir che in una intervista al Sir si sofferma sul futuro dei Cristiani in Medio Oriente. “Siamo deboli non solo a causa dei musulmani ma anche per le nostre divisioni, per la mancanza di visione unica. E’ necessaria una politica comune e costruire un progetto non contro ma con i musulmani” afferma lo studioso per il quale la recente proposta di un Sinodo sui cristiani in Medio Oriente è “giustificata, perché finché affronteremo il problema dell’emigrazione ognuno per suo conto non si troverà soluzione. Il nostro scopo – dice - è quello di creare una città ed una civiltà comune, avere insieme un progetto di società valido per i più deboli, senza estremismi”. Il futuro dei cristiani in Medio Oriente, tuttavia, “è anche legato allo scontro interno al mondo musulmano per separare la religione dalla politica, in una parola scoprire la laicità. I cristiani sono i più forti difensori della laicità che vuole dire libertà. Tanti musulmani invece la traducono come ateismo”. “La fine del Cristianesimo in Medio Oriente, tuttavia, non sarà la vittoria dell’Islam. Quest’ultimo – conclude il gesuita - avrà espulso la diversità, ma senza di questa tornerà indietro”.