"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

15 dicembre 2008

Madre e figlia temono per la propria vita se costrette a tornare in Iraq da Birmingham

Fonte: Birmingham Post

By Paul Bradley

Tradotto ed adattato da Baghdadhope

La pensionata irachena Niala Melki e sua figlia Salma Haddad furono costrette a fuggire dal paese devastato dalla guerra quando le forze armate inglesi ed americane invasero la loro città, Bassora, nel 2003.
In quanto cristiane praticanti, una minoranza in Iraq, affrontarono costanti minacce da parte della folla inferocita che credeva sostenessero l'invasione a causa della loro religione. Cercarono rifugio a Birmingham ma ora, a cinque anni dalla richiesta di asilo, il ministero dell'interno ha rigettato la loro ultima domanda.
La coppia, che è stata aiutata dall'associazione Restore di Birmingham, teme per la propria vita e si dice bisognosa di non partire e di ricompensare la comunità che le ha sostenute negli ultimi 5 anni.
Hanno un'ultima possibilità di appellarsi contro la decisione del ministero.
La signora Haddad, il cui padre, morto per leucemia nel 1998, era un dottore, ha dichiarato: "Quando mio padre morì io e mia madre rimanemmo sole in una società patriarcale. Allo scoppio della guerra non avemmo altra scelta se non quella di fuggire dato che non c'era nessun uomo a proteggerci dagli agenti della sicurezza irachena che ce l'avevano con noi a causa della nostra fede. Abbiamo vissuto in Gran Bretagna per 5 anni, la gente di Birmingham ci ha trattato molto bene e ci sentiamo sicure qui."
“Ora però ci hanno detto che dobbiamo tornare a casa, una cosa al contempo ridicola e terrorizzante. Non abbiamo nulla lì. Niente casa, niente famiglia, niente amici, niente soldi, come potremmmo sopravvivere? Nel giro di pochi giorni saremmo uccise. Se ci dessero l'asilo potrei lavorare part-time e prendermi cura di mia madre."
La condizione della coppia è resa più precaria dalla cattiva salute della signora Melki.
La settantaseienne, che soffre di una grave forma di artrite, non sa quanto tempo le resterà da vivere e non è in grado di viaggiare.
Restore, un progetto gestito dalle chiese di Birmingham per dare aiuto annualmente a 100 richiedenti in città, sta aiutando la famiglia.
La coppia ha dichiarato di voler compensare la comunità che le ha aiutate e di non voler più dipendere dal governo e dalla beneficenza.
La signora Melki, il cui figlio divenne cittadino britannico negli anni 70 dopo essersi trasferito in Gran Bretagna per lavorare come specialista alla IT, ha detto: "Abbiamo provato per anni ad avere lo status di rifugiate ma ci hanno tenuto in un limbo e non possiamo andare avanti così. Adesso vivremo un altro Natale incerto."
La portavoce di Restore, Shari Brown, ha dichiarato: “Se venisse loro concesso lo status di rifugiate avrebbero delle possibilità. Potrebbero trasferirsi a Nottingham per vivere con il figlio di Niala, Salma potrebbe trovare un lavoro e potrebbero vivere una vita normale."
Il ministero dell'interno ha vagliato 5,220 richieste di asilo tra il luglio ed il settembre del 2008, rigettandonel 72%.
Una portavoce dell'agenzia di frontiera britannica ha dichiarato: “Tutte le richieste di asilo vengono vagliate con attenzione da specialisti che tengono conto di tutte le circostanze rilevanti. Qaundo una richiesta è bocciata c'è il diritto di appello alle corti indipendenti. Non carremmo qualcuno con un appello in sospeso."