"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

6 aprile 2021

La fratellanza e la diversità sono la base umana e morale fondamentale per la convivenza

5 aprile 2021
(Nella ricorrenza di un mese dopo la visita del Papa Francesco in Iraq 5-8 Marzo 2021)

Quattro proposte pratiche
Oggi, 5 aprile, ricorre un mese dalla visita del Papa Francesco in Iraq: “chiedo a Dio che consoli i cuori e guarisca le ferite”, come disse alcuni giorni prima della sua visita. Durante la sua visita ripeté con forza la frase: “Taccia la voce delle armi, e regni la pace”. Questa visita è un’ottima opportunità che gli iracheni devono sfruttare per ritornare, con tutte le loro confessioni e religioni, a se stessi e al loro patriottismo, assumendosi la responsabilità di voltare pagina sul passato e aprendo una nuova pagina per riconciliazione, rafforzare la fratellanza tra di loro, rispettare la diversità, stabilire la pace, ricostruire il paese, facendo rivivere le sue istituzioni fatiscenti, facendo ritornare gli sfollati alle loro regioni e case, in modo che i cittadini godano la pace e la vita dignitosa come tutti gli esseri umani.
La fratellanza umana è sorgente di forza e di completamento
Papa Francesco ha sottolineato in tutte le soste della sua visita la fratellanza e la diversità; è questo il tema principale della Lettera enciclica “Fratelli tutti”, così come del “Documento sulla fratellanza umana” firmato con il Grande Imam di Al-Azhar, Ahmad al-Tayyib a Abu Dhabi, appoggiato dall’autorità suprema Sua Eccellenza Ali al-Sistani con la sua frase incisiva: “Voi siete parte di noi e noi parte di voi”.
La fratellanza umana è l’obiettivo di tutte le società e religioni, e dovrebbe essere un punto chiave per rifiutare l’estremismo e l’odio, cambiare la nostra visione e il nostro pensiero, costruire la fiducia tra di noi in modo da poter andare avanti insieme come fratelli e sorelle con tolleranza, amore e rispetto per la diversità e costruire un mondo più pacifico, più giusto, più dignitoso. L’aiuto vicendevole infatti apre la porta del futuro.
La fratellanza nazionale è la base della convivenza Gli iracheni, per principio e per costituzione, sono cittadini pienamente uguali di diritti e doveri, e la cittadinanza non può limitarsi alla religione, al credo, alla regione, alla razza o al numero. La cittadinanza è un diritto universale per tutti. Dobbiamo scoprire nuovi orizzonti per i nostri fratelli concittadini, in modo che tutti sentano che l’Iraq è la loro casa. Forse è il momento di separare la religione dallo stato e costruire uno stato civile, come ha fatto l’occidente cristiano da molto tempo, e come sta facendo lo stato del Sudan in questi giorni! uno stato civile o secolare non è ostile alla religione, ma rispetta piuttosto tutte le religioni, ma non include la religione nella politica. Penso che questa sia la garanzia della coesistenza, “la religione riguarda Dio e la nazione riguarda tutti”. Uno stato civile che garantisca la libertà di religione e di culto per tutti gli iracheni in modo uguale e protegga i diritti umani contenuti in tutti i trattati internazionali.
La fratellanza spirituale è la via verso Do e verso l’uomo
Papa Francesco, nella sua visita in Iraq, ha voluto fare, con i responsabili religiosi iracheni, un passo verso la fratellanza spirituale tra i fedeli, quando ha incontrato Sua Eccellenza Ali al-Sistani e ha visitato la città di Ur, la terra di Abramo, incontrando i rappresentanti delle religioni abramitiche in Iraq. Queste tre religioni si basano sul carattere divino dei loro Libri Sacri e si riferiscono ad Abramo. Gli esseri umani sono figli di Dio, fratelli e sorelle, l’uno con l’altro. La fede è una garanzia della loro diversità, della loro libertà e dei loro diritti. Riguardo a questo, il Corano dice: “Non sei tu che dirigi chi ti piace, bensì è Dio che guida chi vuole, ed Egli meglio conosce chi si lascia guidare” (Sura del racconto, 56). Non c’è alcun problema in ogni individuo a seguire la sua religione e le sue tradizioni, a condizione che rispetti la religione dell’altro fratello, non lo tratti da miscredente, o lo tradisca, o lo escluda o lo elimini. Questa diversità deriva dal volere di Dio.
Papa Francesco ha detto a Ur: “È ferma convinzione che i veri insegnamenti delle religioni invitano a restare ancorati ai valori della pace, della reciproca conoscenza, della fratellanza umana e della convivenza comune”; inoltre “il nome di Dio non può essere usato per giustificare atti di omicidio, di esilio, di terrorismo e di oppressione” (discorso alle autorità nel palazzo presidenziale); e sulle rovine delle quattro chiese e delle case distrutte a Housh al-bi’ah, al centro di Mosul, il Papa alzò la voce: “Se Dio è il Dio della vita – e lo è –, a noi non è lecito uccidere i fratelli nel suo nome. Se Dio è il Dio della pace – e lo è –, a noi non è lecito fare la guerra nel suo nome. Se Dio è il Dio dell’amore – e lo è –, a noi non è lecito odiare i fratelli…Si fermi la violenza in nome di Dio”. Un cardinale italiano mi ha scritto: “ che gioia la visita! Davvero un piccolo pezzo di paradiso dopo tanto inferno”.
Purtroppo, alcuni hanno capito che il Papa ha invitato a sciogliere le religioni in un’unica religione. Non è affatto vero. La fratellanza non significa sciogliere l’identità religiosa in un’unica religione, ma è un invito a ciascuno di preservare la propria religione e la propria convinzione, però aprendosi e rispettando la religione del proprio fratello. La fratellanza e la diversità sono la forza della nostra sopravvivenza e del nostro progresso, dobbiamo viverle in pratiche quotidiane concrete, soprattutto da quando il mondo ha iniziato dal 2011 a celebrare la Giornata mondiale della fratellanza umana nella prima settimana di febbraio e dal 2021 il 4 febbraio, la Giornata Internazionale della Fratellanza Umana, e il Primo Ministro iracheno Mustafa Al-Kadhimi ha dichiarato il sei marzo di ogni anno un giorno per la tolleranza. Non dobbiamo disperare di fronte ad alcuni ostacoli, a correnti estremiste e idee sbagliate, o arrenderci davanti alla divisione, ma dobbiamo perseverare nel rafforzare la fratellanza e il rispetto della diversità e lavorare in modo che tutti possano godere del bene e della giustizia e vivere con gioia e felicità come Dio vuole.

Quattro proposte pratiche:
Costruire programmi educativi e didattici in modo da rafforzare la fratellanza tra gli iracheni e rafforzare la loro unità nazionale.
Organizzare eventi di sensibilizzazione per gli iracheni sulla loro diversità attraverso seminari, conferenze e programmi televisivi tra civiltà, culture e religioni al fine di mostrare i punti in comune, approfondirli e rispettare le particolarità diverse. Ciò che ci unisce è molto più di ciò che ci divide.
Creare un centro nazionale che comprenda aule e una biblioteca specializzata nei temi del dialogo interreligioso, e contribuisca a smantellare il fenomeno del fanatismo e a prevenire i giovani dall’aderirvi
Attivare il codice penale iracheno n. 111 del 1969 e i suoi articoli, che obbligano a proteggere i luoghi santi, prevenire l’offesa alle religioni e ai loro simboli e punire l’aggressore.
Siamo certi che l’umanità avanzerà grazie alle tante persone di buona volontà che si donano senza restrizioni, anche in un tempo di difficoltà e di incertezza, per diffondere la cultura della fratellanza e del rispetto del bene comune. Atteniamoci ai segni della speranza.