By AgenSIR
“Le ripercussioni della pandemia di coronavirus e la crescita dell’ideologia estremista, che hanno imposto cambiamenti e circostanze difficili, richiedono all’istituzione ecclesiastica, compreso il Sinodo caldeo, di seguire criteri precisi per la scelta dei propri vescovi che devono essere un riferimento affidabile per la Chiesa”.
È quanto scrive il card. Louis Raphael Sako, patriarca caldeo di Baghdad, in una dichiarazione diffusa questa mattina dal Patriarcato, in occasione della Domenica del Buon Pastore del 25 aprile.
Nel testo il patriarca affronta il tema dei criteri da adottare per la scelta dei vescovi della Chiesa e parla di “numerose lettere di fedeli che criticano e fanno osservazioni” sul “comportamento e l’azione di alcuni membri del clero”.
Un segnale, per Mar Sako, che indica come i fedeli “non possono accettare oggi un ecclesiastico qualsiasi. Desiderano che la persona ecclesiastica abbia caratteristiche basilari che si adattino all’immagine della Chiesa a cui stanno pensando”.
Da qui l’identikit del candidato episcopale e patriarcale tracciato dal cardinale sulla base, da un lato, dei canoni della Chiesa cattolica e del diritto canonico delle Chiese cattoliche orientali, e dall’altro delle sue esperienze “di sacerdote, vescovo e patriarca”. “Il candidato – scrive Mar Sako – deve essere una persona di fede e radicato e attivo in essa, con maturità umana, spirituale, psicologica, culturale (specialista in scienze ecclesiastiche e conoscitore di una lingua straniera) e amministrativa, saggio e coraggioso che sappia usare in modo corretto la sua autorità (il suo servizio), la misericordia per gli esseri umani, e non per appropriarsene e per vendetta”.
Una persona “capace di leggere i segni della presenza di Dio e di scoprire i talenti degli altri”, che abbia a cuore “l’umiltà, la semplicità e il servizio (la buona reputazione) per dare la migliore immagine spirituale e umana del sacerdozio di servizio”. Deve, inoltre, credere “nel miglioramento e nel rinnovamento, aspirando a proteggere l’autenticità della fede e non le idee sbagliate, lo splendore della tradizione e non l’eredità falsa, la bellezza della chiesa interiore e non lo splendore esterno”. “Indipendente, non politicizzato”, fautore di valori come “la giustizia sociale, la piena cittadinanza, la pace, la difesa dei diritti delle persone oppresse, la libertà, la dignità e la convivenza armoniosa” come insegna “la teologia sociale della Chiesa”. “Non un estremista”, dunque, “né un indeciso, né un opportunista impegnato a raggiungere interessi particolari”. Un candidato che “sia uomo di preghiera, padre, fratello e amico dei parrocchiani; servo della carità, specialmente verso i poveri, che non escluda nessuno dalla benedizione di Dio, dalla sua misericordia e dal suo perdono, che sono per tutti. Che viva ciò che predica per diventare una testimonianza di vita”. “Non siamo angeli del cielo sulla terra – ricorda il card. Sako – siamo esseri umani come gli altri, abbiamo le nostre debolezze e i nostri limiti, e non pretendiamo di essere perfetti. Siamo chiamati alla santità attraverso il nostro servizio incondizionato alle persone, non ad attaccarci alla falsa santità”.
Chiudendo il suo intervento il patriarca ribadisce “l’importanza dell’educazione domestica, dell’educazione nei seminari e della formazione permanente” e conferma la sua intenzione di “dimettersi” al raggiungimento dei 75 anni di età, fra tre anni.
È quanto scrive il card. Louis Raphael Sako, patriarca caldeo di Baghdad, in una dichiarazione diffusa questa mattina dal Patriarcato, in occasione della Domenica del Buon Pastore del 25 aprile.
Nel testo il patriarca affronta il tema dei criteri da adottare per la scelta dei vescovi della Chiesa e parla di “numerose lettere di fedeli che criticano e fanno osservazioni” sul “comportamento e l’azione di alcuni membri del clero”.
Un segnale, per Mar Sako, che indica come i fedeli “non possono accettare oggi un ecclesiastico qualsiasi. Desiderano che la persona ecclesiastica abbia caratteristiche basilari che si adattino all’immagine della Chiesa a cui stanno pensando”.
Da qui l’identikit del candidato episcopale e patriarcale tracciato dal cardinale sulla base, da un lato, dei canoni della Chiesa cattolica e del diritto canonico delle Chiese cattoliche orientali, e dall’altro delle sue esperienze “di sacerdote, vescovo e patriarca”. “Il candidato – scrive Mar Sako – deve essere una persona di fede e radicato e attivo in essa, con maturità umana, spirituale, psicologica, culturale (specialista in scienze ecclesiastiche e conoscitore di una lingua straniera) e amministrativa, saggio e coraggioso che sappia usare in modo corretto la sua autorità (il suo servizio), la misericordia per gli esseri umani, e non per appropriarsene e per vendetta”.
Una persona “capace di leggere i segni della presenza di Dio e di scoprire i talenti degli altri”, che abbia a cuore “l’umiltà, la semplicità e il servizio (la buona reputazione) per dare la migliore immagine spirituale e umana del sacerdozio di servizio”. Deve, inoltre, credere “nel miglioramento e nel rinnovamento, aspirando a proteggere l’autenticità della fede e non le idee sbagliate, lo splendore della tradizione e non l’eredità falsa, la bellezza della chiesa interiore e non lo splendore esterno”. “Indipendente, non politicizzato”, fautore di valori come “la giustizia sociale, la piena cittadinanza, la pace, la difesa dei diritti delle persone oppresse, la libertà, la dignità e la convivenza armoniosa” come insegna “la teologia sociale della Chiesa”. “Non un estremista”, dunque, “né un indeciso, né un opportunista impegnato a raggiungere interessi particolari”. Un candidato che “sia uomo di preghiera, padre, fratello e amico dei parrocchiani; servo della carità, specialmente verso i poveri, che non escluda nessuno dalla benedizione di Dio, dalla sua misericordia e dal suo perdono, che sono per tutti. Che viva ciò che predica per diventare una testimonianza di vita”. “Non siamo angeli del cielo sulla terra – ricorda il card. Sako – siamo esseri umani come gli altri, abbiamo le nostre debolezze e i nostri limiti, e non pretendiamo di essere perfetti. Siamo chiamati alla santità attraverso il nostro servizio incondizionato alle persone, non ad attaccarci alla falsa santità”.
Chiudendo il suo intervento il patriarca ribadisce “l’importanza dell’educazione domestica, dell’educazione nei seminari e della formazione permanente” e conferma la sua intenzione di “dimettersi” al raggiungimento dei 75 anni di età, fra tre anni.