Un’assemblea assorta, in ascolto, empatica, a tratti commossa quella
della 10ma Congregazione del Sinodo. Soprattutto quando a parlare sono
stati loro: i giovani, con quel desiderio di essere “luce vera
nell’oscurità”, agenti del Vangelo nella sfera pubblica. In qualità di
uditori, provenienti da varie parti del mondo, hanno offerto uno
spaccato vivo della loro realtà richiamando l’attenzione sul diritto
alla pace e alla stabilità, spesso dato per scontato, ma di cui tanti
sono privati.
Il dramma dei giovani iracheni
Significativa la testimonianza di un iracheno che, invitando il Papa a
visitare il suo martoriato Paese dove i cristiani sono una minoranza,
ha raccontato una quotidianità fatta di minacce, rapimenti, uccisioni,
fughe, come quella dei 120 mila fedeli dalla Piana di Ninive sotto la
minaccia dell’Isis. Il timore grande – ha confidato – è che perdendo la
fiducia nel futuro l’Iraq un giorno possa svuotarsi dei cristiani.
Guardare ai giovani di ogni cultura
Tra gli interventi dei vescovi è stata evidenziata la minaccia del
fondamentalismo religioso e della corruzione che incombe sull’orizzonte
di fede e speranza dei giovani. Come rispondere al desiderio di
giustizia inscritto nel cuore dei giovani? I presuli propongono di agire
innanzitutto su una buona formazione cristiana e umana, ma dicono “no”
ad un approccio esclusivamente “occidentale”. L’invito è ad un
cambiamento culturale: occorre una maggiore attenzione al tema della
migrazione, della povertà e della perdita delle radici culturali che
affligge tanti giovani nei Paesi del sud del mondo. Da questi luoghi va
attinta anche la gioiosa testimonianza di fede: in alcuni paesi africani
ad esempio l’aspirazione di un giovane alla vita consacrata o
sacerdotale è una gioia per la famiglia e la società.
Più presenza femminile, meno clericalismo
Il Sinodo evidenzia poi la rabbia dei giovani di fronte alle
ingiustizie, alle discriminazioni sociali, agli scandali, con l’appello
ad aumentare la presenza femminile nella Chiesa e favorire una pastorale
sensibile alla "parità di genere”. Le donne infatti – è stato notato -
possono contribuire a spezzare quei “circoli clericali chiusi” che
possono aver favorito l’insabbiamento degli abusi. Una testimonianza di
approccio aperto a tutti, senza discriminazioni di sesso, razza o
religione, è offerta dallo scoutismo. All’attenzione del Sinodo è stato
posto anche il dramma di tanti migranti considerati “irregolari” con la
raccomandazione che la Chiesa sia voce dei più vulnerabili.
Ecumenismo vivo negli interventi dei delegati fraterni
In aula infine gli interventi dei delegati fraterni designati dalle
rispettive Chiese e Comunità Ecclesiali non ancora in piena comunione
con la Chiesa Cattolica. Dopo il reverendo Tim Macquiban, direttore del
Methodist Ecumenical Office, che questa mattina aveva messo in luce il
valore dei movimenti laicali, nel pomeriggio hanno preso la parola altri
6 esponenti di diverse confessioni cristiane. Il Metropolita dei
Dardanelli negli Stati Uniti, Nikitas Lulias, in rappresentanza del
Patriarcato Ecumenico, ha invocato una nuova ondata di freschezza, un
nuovo soffio dello Spirito che aiuti i cristiani a presentare la fede ai
giovani senza formule rigide, nel rispetto della verità del Vangelo. Da
parte sua il vescovo Atanasio di Bogdania delegato della Chiesa
Ortodossa Romena ha posto in luce la necessità di favorire nei giovani
attraverso preghiera e ascesi un rapporto personale, di amicizia, con
Cristo in tempi caratterizzati da “maestri improvvisati che si
autoproclamano detentori della verità. A nome della Federazione Luterana
Mondiale, la giovane tedesca Julia Braband ha ricordato come i giovani
non siano solo il futuro, ma il presente della Chiesa, pertanto vanno
guardati negli occhi, ascoltati e resi partecipi. Il rappresentante
valdese della Comunione Mondiale delle Chiese Riformate Marco Alfredo
Fornerone ha sottolineato la “sorprendente vicinanza” con il Sinodo
percepita durante questi giorni in Vaticano, con l’invito ad “osare fino
in fondo l’apertura all’ascolto” perché – ha osservato - “la realtà è
più importante dell’idea”. Altra giovane presenza femminile,
rappresentante del Consiglio Mondiale delle Chiese, Martina Viktorie
Kopecka ha puntato l’attenzione sulla chiamata rivolta da Dio a tutti i
giovani ad essere mediatori e ponti nella convinzione che “tutti siamo
figli amati da Dio”. Infine il vescovo anglicano di Nairobi in Kenya
Joel Waweru Mwangi ha espresso apprezzamento sull’ascolto dei giovani da
parte della Chiesa Cattolica e del Papa. Gli effetti della distruzione
della famiglia – ha ammonito – saranno catastrofici al pari dei
cambiamenti climatici e come cristiani siamo chiamati a denunciarli.
L’importanza della famiglia e dei formatori, radici di cui i giovani
come rami di un albero necessitano per crescere, è ritornata
costantemente negli interventi dei Padri Sinodali.