By Fides
Il Dipartimento di Stato USA mostra rapidità e concretezza quando si tratta di stanziare fondi destinati ai Rohingya, la minoranza musulmana colpita da violenze e discriminazioni in Myanmar, ma appare lento e riluttante quando si tratta di mettere in atto le indicazioni del Congresso sulla necessità di sostenere anche a livello finanziario cristiani, yazidi e altre minoranze che in Iraq hanno subito persecuzione da parte dei jihadisti dell'autoproclamato Stato Islamico (Daesh). Sono questi gli argomenti utilizzati da attivisti e militanti statunitensi per chiedere all'attuale amministrazione USA di dar seguito sul piano dei fatti all'intenzione tante volte sbandierata di soccorrere le sofferenti comunità cristiane mediorientali.
Giovedì 21 settembre, il Dipartimento di Stato USA ha reso nota la decisione di fornire un pacchetto di aiuti umanitari destinati ai Rohingya, per un ammontare di 32 milioni di dollari. Il giorno prima, il Segretario di Stato USA Rex Tillerson, in un colloquio con la leader birmana Aung San Suu Kyi, aveva esortato il governo e la milizia birmani ad "affrontare le accuse profondamente preoccupanti degli abusi e delle violazioni dei diritti umani".
L'interessamento dell'attuale amministrazione USA per la vicenda dei Rohingya è subito stato ripreso in chiave critica da singoli militanti e gruppi USA impegnati nelle campagne a sostegno dei cristiani in Medio Oriente. Secondo tali critiche, la sollecitudine mostrata nei confronti dei Rohingya contrasta con la lentezza mostrata dallo stesso Dipartimento di Stato nel disporre la modalità di utilizzo di fondi già assegnati dal Congresso USA a cristiani, yazidi e altre minoranze colpite in Iraq dalle violenze jihadiste. Sulla questione è intervenuto, tra gli altri, anche lo statunitense Stephen Rasche, consigliere generale dell'arcidiocesi caldea di Erbil, Il collaboratore statunitense dell'Arcivescovo caldeo Bashar Warda - riferisce la testata online USA “The Washington Free Beacon” - ha elogiato la prontezza mostrata dall'Amministrazione USA nel soccorrere i Rohingya, ma ha espresso anche preoccupazione per il fatto che il governo degli Stati Uniti ha finora assicurato "poco o nessun aiuto" alle comunità cristiane irachene, chiedendo a agenzie e organismi governativi statunitensi di mettersi immediatamente in moto per soccorrere “cristiani, yazidi e altre minoranze religiose vittime di genocidio in Iraq”.
Il Dipartimento di Stato USA mostra rapidità e concretezza quando si tratta di stanziare fondi destinati ai Rohingya, la minoranza musulmana colpita da violenze e discriminazioni in Myanmar, ma appare lento e riluttante quando si tratta di mettere in atto le indicazioni del Congresso sulla necessità di sostenere anche a livello finanziario cristiani, yazidi e altre minoranze che in Iraq hanno subito persecuzione da parte dei jihadisti dell'autoproclamato Stato Islamico (Daesh). Sono questi gli argomenti utilizzati da attivisti e militanti statunitensi per chiedere all'attuale amministrazione USA di dar seguito sul piano dei fatti all'intenzione tante volte sbandierata di soccorrere le sofferenti comunità cristiane mediorientali.
Giovedì 21 settembre, il Dipartimento di Stato USA ha reso nota la decisione di fornire un pacchetto di aiuti umanitari destinati ai Rohingya, per un ammontare di 32 milioni di dollari. Il giorno prima, il Segretario di Stato USA Rex Tillerson, in un colloquio con la leader birmana Aung San Suu Kyi, aveva esortato il governo e la milizia birmani ad "affrontare le accuse profondamente preoccupanti degli abusi e delle violazioni dei diritti umani".
L'interessamento dell'attuale amministrazione USA per la vicenda dei Rohingya è subito stato ripreso in chiave critica da singoli militanti e gruppi USA impegnati nelle campagne a sostegno dei cristiani in Medio Oriente. Secondo tali critiche, la sollecitudine mostrata nei confronti dei Rohingya contrasta con la lentezza mostrata dallo stesso Dipartimento di Stato nel disporre la modalità di utilizzo di fondi già assegnati dal Congresso USA a cristiani, yazidi e altre minoranze colpite in Iraq dalle violenze jihadiste. Sulla questione è intervenuto, tra gli altri, anche lo statunitense Stephen Rasche, consigliere generale dell'arcidiocesi caldea di Erbil, Il collaboratore statunitense dell'Arcivescovo caldeo Bashar Warda - riferisce la testata online USA “The Washington Free Beacon” - ha elogiato la prontezza mostrata dall'Amministrazione USA nel soccorrere i Rohingya, ma ha espresso anche preoccupazione per il fatto che il governo degli Stati Uniti ha finora assicurato "poco o nessun aiuto" alle comunità cristiane irachene, chiedendo a agenzie e organismi governativi statunitensi di mettersi immediatamente in moto per soccorrere “cristiani, yazidi e altre minoranze religiose vittime di genocidio in Iraq”.
The Washington Free Beacon
September 25, 2017
Critics: State Department Delaying Aid Congress Provided to Yazidis, Christians in Iraq
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