All'interno del dramma dei profughi se ne sta consumando uno con caratteri specificamente religiosi. E' la tragedia delle famiglie cristiane in Iraq e in Siria denunciata questa sera nel corso di un incontro promosso dal settimanale diocesano torinese "Il nostro tempo", dal patriarca di Antiochia della chiesa siro-cattolica Ignace Youssef III Younan. Il patriarca ha spiegato che negli ultimi due anni mancano all'appello quattromila delle undicimila famiglie cristiane presenti tra Mosul e la Piana di Niniveh in Iraq. "La metà sono già in Libano, migliaia di altre persone hanno già attraversato mari ed oceani cercando pace e dignità".
Sotto i colpi delle bande terroristiche dello stato islamico in Iraq sarebbero rimasti non più di 400mila cristiani, meno della metà rispetto al milione che erano nel 2003. "Avevamo un dittatore - ha osservato il vescovo di Baghdad Basel Yaldo - ora ne abbiamo cento. Almeno ai tempi di Saddam c'era più sicurezza, ora viviamo nel terrore". Anche in Siria la situazione è altrettanto drammatica: un centinaio di chiese, quattro monasteri distrutti, la minoranza cristiana, sparsa in tutte le regioni, che ha subito uccisioni barbariche, rapimenti e abusi. Circa mezzo milione di persone è dovuto fuggire dalle aree di conflitto e dalle violenze. "Ciò che rende la situazione ancora peggiore - ha detto il patriarca - è l'indifferenza vergognosa verso le minoranze nelle terre dell'Islam da parte delle cosiddette nazioni democratiche del mondo libero e ciò ovviamente per opportunismo economico".
Un argomento toccato con accenti diversi anche dall'arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia in un suo videomessaggio: "C'è un silenzio spesso incomprensibile che segnala quanto sia difficile per il mondo occidentale affrontare con impegno ciò che accade lontano da casa sua". Younan ha anche messo in guardia da una falsa lettura delle crisi mediorientali.
Un argomento toccato con accenti diversi anche dall'arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia in un suo videomessaggio: "C'è un silenzio spesso incomprensibile che segnala quanto sia difficile per il mondo occidentale affrontare con impegno ciò che accade lontano da casa sua". Younan ha anche messo in guardia da una falsa lettura delle crisi mediorientali.
Nel mirino dell'Occidente, ha detto, soltanto i regimi più laicizzati e progressisti della regione mediorientale, come l'Iraq e la Siria, mentre i regimi integralisti vengono considerati "i migliori alleati". "Una complicità immorale" ha sostenuto. "L'Occidente è complice dei tragici avvenimenti in Siria". "Occorre fermare il flusso delle armi ai gruppi Jihadisti - ha detto il patriarca - mettendo fine all'invio delle armi ai cosiddetti gruppi di opposizione moderata che finiscono per allearsi con i terroristi". "IN Iraq i cristiani e le altre minoranze rischiano di perdere la speranza nel proprio futuro , se non ci saranno misure internazionali per proteggerli , assicurando loro una zona protetta dalle Nazioni Unite per una durata minima di dieci anni. Quanto alla Siria non c'è altra soluzione che avviare un serio processo di soluzione politica". "Noi ci aspettiamo dalla Ue - ha concluso il vescovo Yaldo - un aiuto per liberare i nostri fratelli dall'invasione islamica".