Il
presidente del Senato Pietro Grasso loda l’iniziativa di Aiuto alla
Chiesa che Soffre, che il 29 aprile alle ore 20 illuminerà Fontana di
Trevi di rosso a ricordo del sangue versato dai martiri cristiani.
Da Palazzo Madama giunge infatti ad ACS un messaggio mediante il quale il presidente Grasso desidera esprimere il suo apprezzamento «a tutte le persone che si sono impegnate nell’organizzare questo evento, rendendosi interpreti di quei valori di libertà, di democrazia e di rispetto della dignità umana e dei diritti umani che uniscono tutti gli italiani e tutti coloro che vivono in questo Paese».
Tingendo metaforicamente la nota fontana romana di rosso, ACS intende richiamare l’attenzione internazionale sulle discriminazioni e le persecuzioni a sfondo religioso, specie quelle subite dai cristiani che attualmente rappresentano il gruppo religioso maggiormente oppresso a causa della propria fede.
«Oggi – aggiunge il presidente Grasso nel suo messaggio ad ACS – proviamo un forte sentimento di identificazione con chi soffre, ovunque nel mondo, per le gravi violazioni della libertà religiosa che si registrano in diverse aree geopolitiche, persone inermi ed incolpevoli che vengono trasformate in obiettivi di una furia distruttiva».
E durante la serata ACS ricorderà, attraverso alcuni testimoni, quattro storie di cristiani che hanno perso la vita in odio propria fede. Martiri di oggi come Shahbaz Bhatti, Don Andrea Santoro, le quattro Missionarie della Carità trucidate a marzo in Yemen e gli studenti dell’Università di Garissa uccisi lo scorso anno in Kenya. Seguirà poi l’intervento del vescovo caldeo di Aleppo, monsignor Antoine Audo, in quei giorni in Italia ospite della fondazione pontificia per testimoniare il dramma dei cristiani di Siria.
«Rigettiamo – afferma Grasso – l’uso perverso della religione e di qualsiasi ideologia per giustificare la violenza, sollevando un grido di condanna e di denuncia contro le persecuzioni, ma anche di coraggio nel rivendicare la propria identità di credenti». Il Presidente del Senato conclude il suo messaggio con l’auspicio che «il nostro operato, in tempi in cui i giovani uccidono altri giovani, permetta alle generazioni a venire di non essere più testimoni dell’orrore».
Da Palazzo Madama giunge infatti ad ACS un messaggio mediante il quale il presidente Grasso desidera esprimere il suo apprezzamento «a tutte le persone che si sono impegnate nell’organizzare questo evento, rendendosi interpreti di quei valori di libertà, di democrazia e di rispetto della dignità umana e dei diritti umani che uniscono tutti gli italiani e tutti coloro che vivono in questo Paese».
Tingendo metaforicamente la nota fontana romana di rosso, ACS intende richiamare l’attenzione internazionale sulle discriminazioni e le persecuzioni a sfondo religioso, specie quelle subite dai cristiani che attualmente rappresentano il gruppo religioso maggiormente oppresso a causa della propria fede.
«Oggi – aggiunge il presidente Grasso nel suo messaggio ad ACS – proviamo un forte sentimento di identificazione con chi soffre, ovunque nel mondo, per le gravi violazioni della libertà religiosa che si registrano in diverse aree geopolitiche, persone inermi ed incolpevoli che vengono trasformate in obiettivi di una furia distruttiva».
E durante la serata ACS ricorderà, attraverso alcuni testimoni, quattro storie di cristiani che hanno perso la vita in odio propria fede. Martiri di oggi come Shahbaz Bhatti, Don Andrea Santoro, le quattro Missionarie della Carità trucidate a marzo in Yemen e gli studenti dell’Università di Garissa uccisi lo scorso anno in Kenya. Seguirà poi l’intervento del vescovo caldeo di Aleppo, monsignor Antoine Audo, in quei giorni in Italia ospite della fondazione pontificia per testimoniare il dramma dei cristiani di Siria.
«Rigettiamo – afferma Grasso – l’uso perverso della religione e di qualsiasi ideologia per giustificare la violenza, sollevando un grido di condanna e di denuncia contro le persecuzioni, ma anche di coraggio nel rivendicare la propria identità di credenti». Il Presidente del Senato conclude il suo messaggio con l’auspicio che «il nostro operato, in tempi in cui i giovani uccidono altri giovani, permetta alle generazioni a venire di non essere più testimoni dell’orrore».