CITTA' DEL VATICANO, 19 GEN. 2010 (VIS). L'Arcivescovo Nikola Eterovic, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, ha presieduto questa mattina presso la Sala Stampa della Santa Sede la presentazione dei "Lineamenta" dell'Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi, in programma in Vaticano dal 10 al 24 ottobre 2010, sul tema: "La Chiesa Cattolica nel Medio Oriente: comunione e testimonianza: 'La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un'anima sola'". (At 4,32).
I "Lineamenta", o prima bozza sul tema sinodale, pubblicati in italiano, inglese, francese e arabo, si compongono di una Introduzione, tre capitoli e una conclusione. Il testo comprende 32 domande relative ai temi trattati, le cui risposte devono pervenire, entro la solennità di Pasqua 2010. La sintesi di tali risposte formerà, in seguito, l''Instrumentum laboris', Documento di lavoro dell'Assise sinodale che il Santo Padre Benedetto XVI consegnerà ai rappresentanti delle Chiese Orientali Cattoliche durante la sua Visita Apostolica a Cipro dal 4 al 6 giugno prossimo". Nel Primo Capitolo: "La Chiesa Cattolica in Medio Oriente", si accenna brevemente "alla storia gloriosa delle Chiese di Oriente" e vengono presentate "le difficoltà attuali: i conflitti politici nella regione, menzionandone alcuni (Israele - Palestina, Iraq, Libano); la libertà di religione e di coscienza, lamentando non pochi ostacoli all'esercizio di tale diritto fondamentale della persona umana e di ogni comunità religiosa". "La comunione ecclesiale", titolo del Secondo Capitolo, "entra nella questione della comunione all'interno della Chiesa Cattolica e cioè tra le varie Chiese Orientali Cattoliche. (...) La comunione si esprime anche nei rapporti tra i Vescovi delle diverse Chiese Orientali Cattoliche come pure tra essi e i fedeli". L'Arcivescovo Eterovic ha proseguito illustrando il contenuto del terzo Capitolo "La testimonianza cristiana" ed ha precisato che: "Nel capitolo si tratta della testimonianza dei cattolici all'interno della Chiesa stessa, in particolare per mezzo della catechesi e delle opere, e al di fuori di essa". "Il dialogo con le altre Chiese e comunità cristiane" - ha detto l'Arcivescovo - "esiste ma ha bisogno di essere incrementato", ed ha menzionato che anche in Palestina e in Israele esistono "varie associazioni di dialogo ebraico-cristiano".
In merito ai rapporti con i musulmani, che occupano una parte rilevante del Documento, l'Arcivescovo Eterovic ha ribadito che occorre "promuovere di più il dialogo anche per conoscersi meglio" e intendere il dialogo "come il mezzo migliore per risolvere i problemi". Nella Conclusione "si ripropongono le ragioni non tanto di politica quanto di fede per cui è essenziale che i cristiani rimangano in Medio Oriente e continuino ad offrire il loro contributo specifico alla costruzione di una società giusta, pacifica e prospera".
Il Monsignore Fortunato Frezza, Sotto-Segretario del Sinodo dei Vescovi, ha affermato: "Quella che noi chiamiamo Terra Santa non è semplicemente una realtà geografica" perché "In questa piccola superficie, stretta tra mare e deserto, si svolsero anche i circa 2000 anni di storia del popolo ebreo, dalla venuta di Abramo fino alla dinastia degli Asmonei nel II secolo a. C., e, successivamente, la vicenda umana del Figlio di Dio fatto uomo e dei suoi discepoli ed apostoli". "Il Sinodo" - ha proseguito Monsignor Frezza - "si occuperà di tutto il Medio Oriente, dall'Asia Minore all'Iraq, e di questa vasta ed eterogenea area la Terra Santa è parte geografica, storicamente non secondaria, civilmente non trascurabile, spiritualmente eminente. Le tre religioni monoteiste infatti trovano in essa, specificamente a Gerusalemme, in modo proprio a ciascuna, radici e vincoli vitali". "Questi vincoli vitali interessano direttamente la fase originaria delle tre religioni, storiche, ma ci si domanda se l'appartenenza a questa porzione del territorio mediorientale possa fomentare la coscienza dell'autenticità e della purezza delle fede e della prassi religiosa. Inoltre ci si interroga" - ha concluso Monsignor Frezza - "se la comune terra di origine e di convivenza possa favorire la reciprocità nel riconoscimento e nel rispetto fino ad influenzare positivamente le relazioni nell'intera area mediorientale".