Fonte: Asia News
La diocesi di Ahmadiya ha ospitato un raduno di 300 giovani, che hanno riflettuto sul senso della missione nell’Iraq di oggi e su come affrontare le sfide che terrorismo e violenze confessionali pongono alla Chiesa locale. Senza abbandonare la speranza.
Erano in 300 i giovani che da 10 diversi villaggi del Kurdistan iracheno si sono ritrovati ad Ahmadiya, lo scorso 7 settembre, per incontrare il loro vescovo e gli altri sacerdoti della diocesi. Con loro hanno riflettuto sul “senso della missione della Chiesa nel mondo e nell’Iraq di oggi, martoriato da terrorismo e violenze confessionali, e sono tornati a casa pieni di gioia e speranza”. A raccontarlo ad AsiaNews è lo stesso vescovo caldeo di Ahmadiya, mons. Rabban Al-Qas.
L’“emozionante” giornata, come la definisce il presule, si è svolta nell’antica chiesa di Sultana Mahadokht, risalente al VII sec. d.C. Scopo dell’iniziativa: “approfondire il mistero della Chiesa cattolica e la sua missione nel mondo, in modo da aiutare i giovani ad affrontare le sfide che incombono sui cristiani d’Iraq”. A questo proposito p. Najib Mosa ha voluto soffermarsi sull’importanza di ricordare sempre che “la persona di Cristo è la base della Chiesa ed è Lui la buona novella”. “I giovani – dice mons. Al-Qas – hanno sentito la voce della Chiesa, sposa di Cristo, che chiede loro di portare il Suo amore al mondo islamico in cui vivano; con la loro testimonianza questi ragazzi infondono speranza anche ai propri cari, fuggiti in Kurdistan da più parti del Paese”.
Al termine dell’incontro il vescovo ha celebrato una messa a cui sono seguiti canti e giochi di gruppo. È stato, infine, deciso di ripetere l’appuntamento 4 volte all’anno.