"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

15 settembre 2007

Campo estivo in Libano per i bambini iracheni rifugiati

Fonte: Save the Children Alliance

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Bambini iracheni, libanesi e palestinesi hanno partecipato ad una campo estivo organizzato da Save the Children Svezia, nella prima iniziativa di questa organizzazione rivolta ai rifugiati iracheni.
Trenta bambini iracheni, libanesi e palestinesi hanno ballato, cantato, fatto teatro e sfilate di moda in una piccola casa sulle montagne che sovrastano la città di Hermel, nel Libano nord occidentale. Il campo estivo di 4 giorni si è svolto dall’8 al 12 settembre finanziato dalla sezione svedese di Save the Children ed è stata un’iniziativa voluta per dare ai bambini uno spazio sicuro dove potessero, con le varie attività ed il divertimento, vivere normalmente.
“Ci siamo divertiti tanto. Spero che organizzino presto degli altri campi” ha detto Emila Sheybo, una rifugiata irachena di 12 anni.
Emila è una dei più di due milioni di persone che sono fuggite dalla violenza che in Iraq ha seguito l’invasione a guida americana del 2003. La maggior parte di loro hanno cercato rifugio in Siria o Giordania. Non esistono statistiche ufficiali ma si stima che 40.000 iracheni siano fuggiti in Libano. Ad essi è stato garantito lo status di rifugiati ed hanno la possibilità di registrarsi negli elenchi dell’UNHCR. (Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite) Eppure assicurare loro i diritti all’istruzione, al lavoro ed alla salute è ancora una sfida. Emila e la sua famiglia hanno vissuto a Beirut, la capitale libanese, per due anni e mezzo ed i genitori hanno pagato perché lei frequentasse una scuola privata. Emila non vuole tornare in Iraq: “ho paura di essere uccisa o rapita, eppure allo stesso tempo non voglio stare in Libano. Non so cosa succederà in futuro.”
Poche delle famiglie irachene rifugiate in Libano possono affrontare i costi delle scuole private. Persino gli iracheni un tempo ricchi stanno rimanendo senza denaro dove anni vissuti come rifugiati. La tredicenne Mariam Kaneni ha vissuto con i genitori ed i fratelli in una sola stanza di un povero sobborgo di Beirut per due anni e mezzo. “Studio in una scuola privata la cui retta è pagata da un’organizzazione non governativa. Spero che un giorno ci sia la pace in Iraq così che io possa tornare dai miei parenti.”

Traduzione di Baghdadhope
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Molti bambini iracheni invece non possono uscire di casa in Libano per svariate ragioni che includono la paura di essere arrestati perché senza visto per la residenza. Come spiega Emila: “Viviamo in 6 in due piccole camere dove passo la maggior parte del mio tempo dopo la scuola , non esco quasi mai perché non mi sento sicura fuori e non ho amici libanesi.”
Lo scopo principale del campo è dare ai bambini un posto sicuro dove giocare, conoscersi ed esprimersi. Dei 30 bambini che vi hanno partecipato metà sono iracheni e l’altra metà rifugiati libanesi e palestinesi. La grande maggioranza dei circa 400.000 rifugiati palestinesi in Libano vivono in campi profughi e di raccolta. Molti degli iracheni in Libano vivono nelle zone più povere delle città ed hanno pochi contatti con i libanesi. Il campo estivo è stata una magnifica opportunità per i bambini iracheni di interagire con quelli libanesi e palestinesi come ha spiegato Emila: "al campo ho incontrato bambini libanesi e palestinesi che sono diventati miei amici. “ Mariam ha descritto il campo come un’opportunità per tutti di “conoscersi e conoscere i paesi di ognuno.”
Non c’è dubbio che i bambini abbiano apprezzato le attività del campo estivo: “la cosa più bella è stata vivere nella stessa stanza con bambini di due altre nazioni e divertirsi con loro” ha raccontato Ali Alam, un libanese di 14 anni. Dala Abdel Razek, rifugiato palestinese di 13 anni, ha dichiarato che il vivere con bambini di diverse nazionalità è stata un’esperienza arricchente: "abbiamo capito di essere uguali.”
Oltre a giocare ed a svolgere varie attività il campo ha dato la possibilità ai bambini di discutere dei loro diritti, focalizzandosi sulla percezione che di essi hanno come individui come ha raccontato Mariam Kenani: “tutti i bambini hanno diritto alle cure mediche, al cibo ed a non subire abusi da parte degli adulti” e Ranjwa Bleibel ha aggiunto che: "l’istruzione è un diritto basilare per tutti.”
Ci sono decine di migliaia di bambini iracheni rifugiati in Giordania, Libano e Siria che non hanno accesso all’istruzione. “Persino se questi paesi non hanno firmato la convezione delle Nazioni Unite relativa allo status dei rifugiati, essi hanno sottoscritto quella dei Diritti del Bambino che include il diritto all’istruzione. Se i governi non hanno le risorse per aiutare i bambini rifugiati noi faremo il possibile per farlo. Se la Svezia ricevesse centinaia di migliaia di rifugiati in un breve periodo di tempo sarebbe una grossa sfida. Questo è ciò che è successo in paesi come la Giordania, la Siria ed il Libano” così ha dichiarato Sanna Johnsson, il rappresentante regionale di Save the Children Svezia in Libano. L’obiettivo di Save the Children Alliance è arrivare a sostenere dai 10.000 ai 50.000 bambini iracheni per il 2010 con particolare attenzione per i bambini vulnerabili che hanno bisogno di protezione in Giordania, Libano e Siria.
Nel giugno 2007 Save the Children Svezia ha iniziato a lavorare con i bambini iracheni ma la mancanza di statistiche affidabili sulla prsenza degli iracheni in Libano è stato un grosso ostacolo. Molti di loro non si sono registrati negli elenchi dell’UNHCR per paura di essere deportati. Alcuni volontari delle organizzazioni libanesi partners di Save the Children Svezia hanno svolto esercitazioni di mappatura ed identificazione ed hanno parlato con più di 180 bambini iracheni durante l’estate. Il 31% di loro ha detto di non essere iscritto a scuola per l’anno scolastico a venire, mentre il 37% non lo era stato in quello passato. Il 17% lavorava ed il 45% aveva avuto problemi inclusi depressione, violenza, detenzione e discriminazione. “Ci assicureremo che i bambini che non hanno accesso alla scuola possano averlo in autunno. Ci sono molte scuole che vogliono accoglierli, specialmente private o semi-private” dice Sanna Johnsson.
Save the Children Svezia punta ad assicurare il diritto all’istruzione per tutti i bambini ed i suoi partners sosterranno i bambini iracheni dando loro supporto extra scolastico, classi di recupero e sostegno psicologico.

International Save the Children Alliance

Save the Children ITALIA

http://www.savethechildren.it/2003/index.asp

Save the Children SVEZIA (anche in inglese)