"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

27 aprile 2007

Pax Christi rinnova l'appello di aiuto da parte dei vescovi iracheni

Fonte: Pax Christi

Pax Christi Italia vuole dare voce all'appello che giunge dall'Iraq, in particolare vuole gridare al mondo la tragedia che vive quel popolo e, oggi in particolare, la situazione disperata dei cristiani sempre più vittime di violenze, ricatti, minacce e uccisioni. E questo non solo a Baghdad ma anche a Mosul e in altre città. Pax Christi è un movimento cattolico che si impegna per la nonviolenza, per il dialogo tra le religioni, per la convivialità delle differenze", per il rispetto della dignità della persona e dei diritti umani, per la libertà. Pax Christi crede che ogni religione sia portatrice di Pace, perchè Dio non può che mostrarsi con un volto di pace, di giustizia, di misericordia, di perdono, di riconciliazione, di unità.

Clicca su "leggi tutto" per l'appello di Pax Christi
Molte volte noi di Pax Christi siamo stati in Iraq, l'ultima volta nel dicembre 2006, a Kirkuk, e sempre abbiamo avuto modo di incontrare persone miti, pacifiche, che credono nella pace. Purtroppo molti amici e mons Louis Sako arcivescovo Caldeo di Kirkuk, impegnato per il dialogo tra le religioni, ci dicono che la situazione è tragica, invivibile per i cristiani a Baghdad, ma ora sempre di più anche in altre zone. Ci raccontano di una tragedia che vede migliaia, milioni di persone alla disperazione. Quanti profughi! Secondo alcune fonti dell''Onu, l'attuale tragedia dei profughi iracheni è la più grande del Medio Oriente, dopo quella del popolo Palestinese nel 1948.
Non possiamo più tacere!'
"I cristiani, afferma il vescovo, hanno sempre difeso l'integrità del Paese in modo coraggioso insieme ai loro fratelli musulmani. Hanno vissuto con sciiti e sunniti nel rispetto reciproco e hanno condiviso i giorni belli come quelli peggiori, da 14 secoli. Oggi vogliono continuare questa esistenza nell'amore e nel rispetto dei diritti umani." Chiediamo per gli irakeni il diritto alla libertà di vivere la propria fede.

L'Iraq è la patria di Abramo, nostro padre comune nella fede: ogni religione è per la pace, sia il cristianesimo che l'islam. Ogni manifestazione di violenza, di minaccia verso chi è di un'altra religione calpesta la libertà e la dignità umana e non rende testimonianza autentica alla propria fede. Mai la religione può portare alla violenza! La religione è per la vita, non per la morte, per la pace non per la guerra.
Basta con la violenza, basta con la guerra, basta con le uccisioni, i rapimenti, le minacce, le violenze di ogni genere. Insieme bisogna lavorare per la pace.

Vogliamo non lasciar cadere il grido di dolore e l'appello disperato che ci viene dall'Iraq, in un clima nazionale e internazionale che sembra avvolto da una colpevole indifferenza, dopo aver scatenato una guerra motivata da bugie urlate e da interessi taciuti. Lo vogliamo raccogliere noi per primi. Lo chiediamo alla Chiesa, cattolica, quindi universale! Molti cristiani in Iraq ci hanno detto che si sentono dimenticati! Lo chiediamo a tutti i credenti, alle autorità religiose, in Italia e in Iraq, cristiane e musulmane, ai responsabili della politica, alla comunità internazionale: cessi ogni forma di violenza. Solo il dialogo, l'incontro, l'ascolto, la solidarietà, il rifiuto di ogni forma di odio e vendetta può portare alla pace.
"Non possiamo più tacere" ci dicono dall'Iraq i nostri amici vescovi. E noi vogliamo unirci a loro, dare voce alla loro voce. Non lasciamoli soli.