By AgenSIR
Il cammino per ricomporre la piena unità tra Chiese e comunità ecclesiali “non è così facile come qualcuno immagina”.
Lo afferma il card. Louis Raphael Sako, patriarca di Babilonia dei Caldei, in una nota diffusa dai canali ufficiali del Patriarcato e ripresa da Fides. Parlando del cammino ecumenico, il patriarca riconosce che “le Chiese e le comunità ecclesiali non possono essere unificate in maniera forzosa e non possono nemmeno essere spogliate delle loro singole identità per decreto, perché la Chiesa non è una mera entità amministrativa”, ma una realtà dalla inconfondibile natura spirituale.
Il modello storico e ideale a cui guardare, per il patriarca, è quello della Chiesa nascente, raccontato negli Atti degli Apostoli, quando l’unità dei battezzati era non un obiettivo ideale da raggiungere attraverso sforzi e stratagemmi umani, ma fioriva come effetto gratuito della fede e della carità che animavano i cuori raggiunti dalla grazia di Cristo.
Nella nota Mar Sako richiama l’attenzione su un certo immobilismo che a suo giudizio connota gli organismi ecumenici e i contatti inter-ecclesiali in Iraq dove ci sono ufficialmente 14 comunità e relative denominazioni ecclesiali, di varia consistenza. Parlando del Consiglio dei capi delle Chiese e delle comunità cristiane in Iraq, istituito nel 2006, il patriarca riconosce che “ha soddisfatto la necessità di unificare le posizioni e i discorsi ufficiali” dei diversi soggetti ecclesiali, ma negli ultimi anni sembra vivere una stagione di appannamento, proprio mentre organismi analoghi operanti in Egitto, Giordania e Libano si mostrano molto più intraprendenti e reattivi rispetto alle urgenze e alle emergenze del momento storico presente. Il patriarca, tra le altre cose, ricorda il tentativo fallito di individuare una data comune per la solennità liturgiche cristiane attualmente celebrate in giorni diversi dalle diverse comunità ecclesiali.
Lo afferma il card. Louis Raphael Sako, patriarca di Babilonia dei Caldei, in una nota diffusa dai canali ufficiali del Patriarcato e ripresa da Fides. Parlando del cammino ecumenico, il patriarca riconosce che “le Chiese e le comunità ecclesiali non possono essere unificate in maniera forzosa e non possono nemmeno essere spogliate delle loro singole identità per decreto, perché la Chiesa non è una mera entità amministrativa”, ma una realtà dalla inconfondibile natura spirituale.
Il modello storico e ideale a cui guardare, per il patriarca, è quello della Chiesa nascente, raccontato negli Atti degli Apostoli, quando l’unità dei battezzati era non un obiettivo ideale da raggiungere attraverso sforzi e stratagemmi umani, ma fioriva come effetto gratuito della fede e della carità che animavano i cuori raggiunti dalla grazia di Cristo.
Nella nota Mar Sako richiama l’attenzione su un certo immobilismo che a suo giudizio connota gli organismi ecumenici e i contatti inter-ecclesiali in Iraq dove ci sono ufficialmente 14 comunità e relative denominazioni ecclesiali, di varia consistenza. Parlando del Consiglio dei capi delle Chiese e delle comunità cristiane in Iraq, istituito nel 2006, il patriarca riconosce che “ha soddisfatto la necessità di unificare le posizioni e i discorsi ufficiali” dei diversi soggetti ecclesiali, ma negli ultimi anni sembra vivere una stagione di appannamento, proprio mentre organismi analoghi operanti in Egitto, Giordania e Libano si mostrano molto più intraprendenti e reattivi rispetto alle urgenze e alle emergenze del momento storico presente. Il patriarca, tra le altre cose, ricorda il tentativo fallito di individuare una data comune per la solennità liturgiche cristiane attualmente celebrate in giorni diversi dalle diverse comunità ecclesiali.