By AgenSIR
In una lettera al primo ministro dell’Iraq, Mustafa al Kadhimi, il patriarca caldeo di Baghdad, card. Louis Raphael Sako, torna a chiedere “passi concreti e coraggiosi per concordare la forma dello Stato così da garantirne la stabilità”.
Nella lettera il patriarca non usa mezzi termini e parla di “situazione ancora molto vaga e complessa” per ciò che riguarda la forma dello Stato, se “federale, democratico, laico, religioso”.
Per Mar Sako “sembra che tutte le strade per la riconciliazione siano ad oggi interrotte”.
“Inutile – scrive il patriarca – parlare di dialogo aperto senza una reale e responsabile volontà politica nazionale capace di costruire nuove e sincere relazioni di cooperazione per raggiungere l’uguaglianza tra tutti gli iracheni, garantendo loro diritti e servizi”.
Per ottenere ciò occorre “un accordo sulla forma dello Stato e sulla Costituzione.
I nostri politici devono essere umani e patriottici e cercare la pace e l’amore”, sostiene il cardinale richiamandosi ai messaggi di Papa Francesco durante la sua visita a marzo scorso.
“C’è la sensazione – denuncia il cardinale nella lettera diffusa poco fa dal Patriarcato – che si voglia rimandare le elezioni (previste il 10 ottobre prossimo e già slittate una volta, ndr.) o di non tenerle. Se queste elezioni si dovessero svolgere e non fossero favorevoli ad alcuni partiti politici, questi non accetterebbero i risultati con la conseguenza che il Paese tornerebbe al punto di partenza”.
“Dopo 18 anni dalla fine del regime e dall’inasprimento della crisi politica, economica, sanitaria e di sicurezza – conclude il cardinale – il politico iracheno deve rinnovare la sua affiliazione e il suo impegno al servizio del popolo. Questo nobile messaggio è atteso con impazienza dal cittadino”.
Nella lettera il patriarca non usa mezzi termini e parla di “situazione ancora molto vaga e complessa” per ciò che riguarda la forma dello Stato, se “federale, democratico, laico, religioso”.
Per Mar Sako “sembra che tutte le strade per la riconciliazione siano ad oggi interrotte”.
“Inutile – scrive il patriarca – parlare di dialogo aperto senza una reale e responsabile volontà politica nazionale capace di costruire nuove e sincere relazioni di cooperazione per raggiungere l’uguaglianza tra tutti gli iracheni, garantendo loro diritti e servizi”.
Per ottenere ciò occorre “un accordo sulla forma dello Stato e sulla Costituzione.
I nostri politici devono essere umani e patriottici e cercare la pace e l’amore”, sostiene il cardinale richiamandosi ai messaggi di Papa Francesco durante la sua visita a marzo scorso.
“C’è la sensazione – denuncia il cardinale nella lettera diffusa poco fa dal Patriarcato – che si voglia rimandare le elezioni (previste il 10 ottobre prossimo e già slittate una volta, ndr.) o di non tenerle. Se queste elezioni si dovessero svolgere e non fossero favorevoli ad alcuni partiti politici, questi non accetterebbero i risultati con la conseguenza che il Paese tornerebbe al punto di partenza”.
“Dopo 18 anni dalla fine del regime e dall’inasprimento della crisi politica, economica, sanitaria e di sicurezza – conclude il cardinale – il politico iracheno deve rinnovare la sua affiliazione e il suo impegno al servizio del popolo. Questo nobile messaggio è atteso con impazienza dal cittadino”.