By Fides
La questione palestinese è una “questione di diritto inviolabile”, visto che tocca il diritto dei popoli e delle nazioni a controllare e amministrare le proprie terre. Con questa espressione lapidaria, contenuta in un breve comunicato ufficiale, il Patriarcato di Babilonia dei Caldei ha espresso un giudizio fortemente critico sul cosiddetto “Piano del Secolo” lanciato a Washington il 28 gennaio dall’Amministrazione Trump come “ultima chance” per porre fine al conflitto israelo- palestinese. Nel comunicato, il Patriarcato caldeo ha ribadito il “diritto al ritorno” dei profughi palestinesi alle proprie terre di provenienza oggi governate da Israele, e ha deplorato l’unilateralismo della proposta statunitense: “Non c’è soluzione” si legge nel comunicato patriarcale “senza tornare sulla strada della diplomazia, attraverso negoziati diretti tra le due parti, che conducano all’istituzione di due Stati vicini in grado di convivere in pace, sicurezza e stabilità, nel reciproco riconoscimento delle rispettive sovranità d del controllo delle proprie risorse”, senza lasciarsi determinare dalle interferenze degli assi di allineamento geopolitico.
L’intervento del Patriarcato caldeo si aggiunge alle altre voci ecclesiali che nei giorni scorsi avevano espresso critiche o vere e proprie stroncature nei confronti di quello che l’Amministrazione USA aveva etichettato come il “Piano del Secolo” per il Medio Oriente (vedi Fides 31/1/2020). Il Patriarca maronita Bechara Boutros Rai aveva definito il “Piano” come “un segnale di odio, guerra e oppressione”, che rischia di mettere “a ferro e fuoco” la Terra Santa dove è nato Gesù Cristo. Forti critiche al piano Usa “Peace for Prosperity” sono arrivate anche dai Patriarchi e i Capi delle Chiese di Gerusalemme, dalla Lutheran World Federation, dall’Assemblea dei Vescovi ordinari cattolici di Terra Santa, dal World Council of Churches (WCC), dalla Conferenza dei vescovi cattolici di Inghilterra e Galles e del Consiglio delle Chiese del Medio Oriente (Middle East Council of Churches, MECC). Nel frattempo, dopo la presentazione del Piano da parte del Presidente USA Donald Trump, il Presidente dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen ha annunciato la rottura di tutte le relazioni della Palestina con Israele e Stati Uniti. Nelle ultime ore è affiorata anche la “delusione” dell’Autorità nazionale palestinese per 'atteggiamento di alcuni Paesi arabi (tra cui Kuwait, Qatar, Emirati ed anche Arabia Saudita) nei confronti del Piano di Trump. Il ministro degli Affari Civili dell'Autorità palestinese Hussein al-Sheikh ha espresso la preoccupazione che le scelte di alcune nazioni arabe possano diventare "un pugnale nel fianco del popolo palestinese".
La questione palestinese è una “questione di diritto inviolabile”, visto che tocca il diritto dei popoli e delle nazioni a controllare e amministrare le proprie terre. Con questa espressione lapidaria, contenuta in un breve comunicato ufficiale, il Patriarcato di Babilonia dei Caldei ha espresso un giudizio fortemente critico sul cosiddetto “Piano del Secolo” lanciato a Washington il 28 gennaio dall’Amministrazione Trump come “ultima chance” per porre fine al conflitto israelo- palestinese. Nel comunicato, il Patriarcato caldeo ha ribadito il “diritto al ritorno” dei profughi palestinesi alle proprie terre di provenienza oggi governate da Israele, e ha deplorato l’unilateralismo della proposta statunitense: “Non c’è soluzione” si legge nel comunicato patriarcale “senza tornare sulla strada della diplomazia, attraverso negoziati diretti tra le due parti, che conducano all’istituzione di due Stati vicini in grado di convivere in pace, sicurezza e stabilità, nel reciproco riconoscimento delle rispettive sovranità d del controllo delle proprie risorse”, senza lasciarsi determinare dalle interferenze degli assi di allineamento geopolitico.
L’intervento del Patriarcato caldeo si aggiunge alle altre voci ecclesiali che nei giorni scorsi avevano espresso critiche o vere e proprie stroncature nei confronti di quello che l’Amministrazione USA aveva etichettato come il “Piano del Secolo” per il Medio Oriente (vedi Fides 31/1/2020). Il Patriarca maronita Bechara Boutros Rai aveva definito il “Piano” come “un segnale di odio, guerra e oppressione”, che rischia di mettere “a ferro e fuoco” la Terra Santa dove è nato Gesù Cristo. Forti critiche al piano Usa “Peace for Prosperity” sono arrivate anche dai Patriarchi e i Capi delle Chiese di Gerusalemme, dalla Lutheran World Federation, dall’Assemblea dei Vescovi ordinari cattolici di Terra Santa, dal World Council of Churches (WCC), dalla Conferenza dei vescovi cattolici di Inghilterra e Galles e del Consiglio delle Chiese del Medio Oriente (Middle East Council of Churches, MECC). Nel frattempo, dopo la presentazione del Piano da parte del Presidente USA Donald Trump, il Presidente dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen ha annunciato la rottura di tutte le relazioni della Palestina con Israele e Stati Uniti. Nelle ultime ore è affiorata anche la “delusione” dell’Autorità nazionale palestinese per 'atteggiamento di alcuni Paesi arabi (tra cui Kuwait, Qatar, Emirati ed anche Arabia Saudita) nei confronti del Piano di Trump. Il ministro degli Affari Civili dell'Autorità palestinese Hussein al-Sheikh ha espresso la preoccupazione che le scelte di alcune nazioni arabe possano diventare "un pugnale nel fianco del popolo palestinese".