By AgenSIR
Foto Ankawa.com |
“Un forte legame con
la patria; la protesta pacifica; la richiesta di pace, stabilità e vita
dignitosa; il prezzo del sangue”, sono questi per il patriarca caldeo
di Baghdad, card. Louis Raphael Sako, le “caratteristiche teologiche”
delle manifestazioni in corso in Iraq. Tratti distintivi che spingono il
cardinale a parlare di “teologia della liberazione in piazza al Tahrir”
a Baghdad, cuore pulsante delle proteste. Nella teologia della
liberazione, afferma Mar Sako, “troviamo lezioni stimolanti per la
nostra situazione attuale”.
In una nota, diffusa dal Patriarcato caldeo, il patriarca scrive: “È notevole che il principale fattore comune condiviso dai dimostranti dell’Iraq e del Libano (per lo più giovani di entrambi i sessi) sia quello di essere legati fortemente alla loro patria, difendere i loro legittimi diritti umani e il loro futuro, affrontando il settarismo, la discriminazione, l’emarginazione, l’esclusione e la corruzione che domina dal 2003”. Si tratta di “proteste pacifiche” come quelle, ispirate all’esempio di Gesù Cristo, del Mahatma Gandhi e Nelson Mandela, che hanno prodotto “un cambiamento nonostante un alto prezzo pagato”. E questo è “ciò che i manifestanti iracheni stanno facendo portando la bandiera irachena e gridando: ‘Le nostre anime e il nostro sangue sono il riscatto per l’Iraq’”.
Per il card. Sako le richieste di “pace, stabilità e vita dignitosa” potranno essere soddisfatte “inserendo nella nostra società un sistema costituzionale nazionale, libero dal settarismo, dove prevalgono la giustizia sociale e lo Stato di diritto così che nessuno sia oppresso, affamato, emarginato, sfollato o costretto a migrare”. “Una nobile missione” come quella di Cristo, pagata sulla Croce. “Questi dimostranti – scrive Sako – stanno pagando un prezzo inestimabile: oltre 430 martiri e quindicimila feriti. Credo che questo prezioso sangue e gli enormi sacrifici faranno sì che l’Iraq rinasca come una nuova patria dignitosa capace di abbracciare equamente tutte le sue componenti”. “Come cristiani – conclude – preghiamo affinché il messaggio della nascita di Gesù si avveri nella nostra Terra e nella nostra regione: ‘Gloria a Dio nella più alta e sulla terra pace alle persone di buona volontà’”.
In una nota, diffusa dal Patriarcato caldeo, il patriarca scrive: “È notevole che il principale fattore comune condiviso dai dimostranti dell’Iraq e del Libano (per lo più giovani di entrambi i sessi) sia quello di essere legati fortemente alla loro patria, difendere i loro legittimi diritti umani e il loro futuro, affrontando il settarismo, la discriminazione, l’emarginazione, l’esclusione e la corruzione che domina dal 2003”. Si tratta di “proteste pacifiche” come quelle, ispirate all’esempio di Gesù Cristo, del Mahatma Gandhi e Nelson Mandela, che hanno prodotto “un cambiamento nonostante un alto prezzo pagato”. E questo è “ciò che i manifestanti iracheni stanno facendo portando la bandiera irachena e gridando: ‘Le nostre anime e il nostro sangue sono il riscatto per l’Iraq’”.
Per il card. Sako le richieste di “pace, stabilità e vita dignitosa” potranno essere soddisfatte “inserendo nella nostra società un sistema costituzionale nazionale, libero dal settarismo, dove prevalgono la giustizia sociale e lo Stato di diritto così che nessuno sia oppresso, affamato, emarginato, sfollato o costretto a migrare”. “Una nobile missione” come quella di Cristo, pagata sulla Croce. “Questi dimostranti – scrive Sako – stanno pagando un prezzo inestimabile: oltre 430 martiri e quindicimila feriti. Credo che questo prezioso sangue e gli enormi sacrifici faranno sì che l’Iraq rinasca come una nuova patria dignitosa capace di abbracciare equamente tutte le sue componenti”. “Come cristiani – conclude – preghiamo affinché il messaggio della nascita di Gesù si avveri nella nostra Terra e nella nostra regione: ‘Gloria a Dio nella più alta e sulla terra pace alle persone di buona volontà’”.