By Asia News
Il patriarcato caldeo ha deciso di cancellare la messa di mezzanotte “per questioni di sicurezza” e a tutela “dell’incolumità dei fedeli”. È quanto afferma ad AsiaNews il primate, card Louis Raphael Sako, a conferma della situazione di tensione che si respira in Iraq in seguito alle violenze legate alle manifestazioni anti-governative in tutto il Paese. Violenze, va sottolineato, che non provengono dai manifestanti ma da gruppi infiltrati e milizie che fomentano scontri, attacchi mirati, sequestri e omicidi, in numero crescente nell’ultimo periodo.
Il patriarcato caldeo ha deciso di cancellare la messa di mezzanotte “per questioni di sicurezza” e a tutela “dell’incolumità dei fedeli”. È quanto afferma ad AsiaNews il primate, card Louis Raphael Sako, a conferma della situazione di tensione che si respira in Iraq in seguito alle violenze legate alle manifestazioni anti-governative in tutto il Paese. Violenze, va sottolineato, che non provengono dai manifestanti ma da gruppi infiltrati e milizie che fomentano scontri, attacchi mirati, sequestri e omicidi, in numero crescente nell’ultimo periodo.
La decisione, spiega il card Sako, “é venuta al termine di un
incontro con preti e parroci della capitale e tutti sono d’accordo sulla
cancellazione. Abbiamo sentito anche diversi fedeli e il sentimento è
comune e condiviso”. In primis, aggiunge, “bisogna salvaguardare la vita
della gente, in questo contesto un attacco sarebbe un disastro”.
“La sicurezza - racconta il porporato - è molto debole a Baghdad”
dove si registrano “morti, rapimenti mirati e attacchi dei dimostranti
in piazza”, soprattutto fra le personalità più in vista, come
giornalisti e attivisti. Il pericolo, prosegue, è che “i fedeli che
vanno in chiesa, soprattutto di sera, possano diventare un obiettivo da
colpire”.
Del resto di notte, prosegue, “hanno già ammazzato tante persone,
soprattutto fra gli animatori della protesta” e non è escluso che questi
gruppi dietro ai disordini “possano anche attaccare” un luogo di culto.
Da qui la scelta di celebrare “le messe solo a Natale, di giorno, in
piena luce: vogliamo prima di tutto garantire e tutelare la sicurezza
delle persone”.
La cancellazione, spiega una nota del patriarcato, riguarda tutte le
chiese della capitale, Baghdad. Le messe di Natale saranno occasione per
“aumentare le preghiere” per una soluzione “onorevole dell'attuale
crisi e riportare la vita alla normalità”. Già nelle scorse settimane,
per onorare la memoria di vittime e feriti, la Chiesa irakena aveva
deciso di cancellare le cerimonie e le feste legate al Natale e di devolvere il denaro risparmiato all’acquisto di medicine.
Dal primo ottobre l’Iraq è teatro di un vasto movimento di protesta contro governo e autorità. Le manifestazioni, represse con la forza dalla polizia, hanno portato alle dimissioni
del premier Adel Abdul Mahdi, ma i dimostranti - senza distinzioni
etniche, confessionali, religiose - mirano alla caduta dell’intera
classe politica.
La stretta si è rafforzata a fine novembre, in seguito al doppio assalto al consolato iraniano a Najaf, e ha causato un totale di oltre 450 morti e 20mila feriti.
“I manifestanti sono pacifici - sottolinea il card Sako, che anche nel messaggio di Natale
ha analizzato l’attualità politica e sociale del Paese - ma ci sono
gruppi che non vogliono il cambiamento e attaccano chi dimostra in
piazza. Inoltre, lo stallo sulla nomina del Primo Ministro alimenta la
situazione di incertezza e confusione, come in Libano”.