By AgenSIR
Daniele Rocchi
L'incontro ecumenico di preghiera di Papa Francesco e i Patriarchi delle Chiese cristiane del Medio Oriente, svoltosi a Bari il 7 luglio, nel racconto del card. Louis Raphael Sako. Le paure e le speranze dei cristiani del Medio Oriente sconvolto da guerre e tensioni ma anche il messaggio all'Occidente: riscoprire le radici della fede senza adagiarsi nell'indifferenza.
Daniele Rocchi
L'incontro ecumenico di preghiera di Papa Francesco e i Patriarchi delle Chiese cristiane del Medio Oriente, svoltosi a Bari il 7 luglio, nel racconto del card. Louis Raphael Sako. Le paure e le speranze dei cristiani del Medio Oriente sconvolto da guerre e tensioni ma anche il messaggio all'Occidente: riscoprire le radici della fede senza adagiarsi nell'indifferenza.
“Eravamo dentro il bus, con Papa Francesco e gli altri
Patriarchi e Capi delle Chiese, e mentre percorrevamo il lungomare di
Bari per andare alla preghiera la gente ci salutava e gridava ‘unità,
unità, unità’. Per un momento ho visto in quel piccolo bus scoperto
l’immagine della nave della Chiesa che naviga verso quella meta da tutti
desiderata che è l’unità”. È racchiuso tutta in questa
immagine l’incontro di Papa Francesco e dei Capi e Patriarchi delle
Chiese cristiane del Medio Oriente che si è svolto a Bari, città di san
Nicola, il 7 luglio.
Ma non è la sola istantanea che il Patriarca caldeo di Baghdad, il card. Louis Raphael Sako, riporta con sé di questa giornata dal profondo significato ecumenico. C’è anche quella sul sagrato della basilica di san Nicola – al termine dell’incontro a porte chiuse – ancora una volta tutti insieme, intorno a Papa Francesco che leggeva il saluto poi seguito dal volo delle colombe in segno di pace. La venerazione delle reliquie di san Nicola, la preghiera sul lungomare e l’incontro a porte chiuse: tutto in cinque ore.
Ma non è la sola istantanea che il Patriarca caldeo di Baghdad, il card. Louis Raphael Sako, riporta con sé di questa giornata dal profondo significato ecumenico. C’è anche quella sul sagrato della basilica di san Nicola – al termine dell’incontro a porte chiuse – ancora una volta tutti insieme, intorno a Papa Francesco che leggeva il saluto poi seguito dal volo delle colombe in segno di pace. La venerazione delle reliquie di san Nicola, la preghiera sul lungomare e l’incontro a porte chiuse: tutto in cinque ore.
“È stato un tempo dello Spirito durante il quale ognuno di noi
ha parlato, si è confrontato, ha ascoltato e soprattutto ha pregato –
racconta il card. Sako – tutto con estrema familiarità. La stessa con la
quale Papa Francesco ha chiesto al Patriarca Bartolomeo di guidare la
preghiera per il pasto offerto dall’arcivescovo di Bari, mons. Francesco
Cacucci”.
Tra paura e speranza.
Radunati intorno al tavolo rotondo, dipinto di bianco, posto al centro della basilica di san Nicola, “abbiamo presentato le paure, le sofferenze e le attese dei nostri fedeli e dei nostri Paesi”. Un Medio Oriente senza cristiani pare essere la paura più grande dei Patriarchi. Le guerre, gli integralismi, l’instabilità ne sono le principali cause. “C’è preoccupazione – dice il Patriarca caldeo – ma anche tanta speranza. Abbiamo visto che c’è intesa tra di noi, i problemi sono politici.
La politica sporca crea le guerre per procura che minano la sopravvivenza dei nostri Paesi. Serve una voce profetica per dire basta, chiedere il rispetto dei diritti dell’uomo, la libertà, il diritto di cittadinanza. Perché abbattere regimi per crearne di peggiori?”.
Radunati intorno al tavolo rotondo, dipinto di bianco, posto al centro della basilica di san Nicola, “abbiamo presentato le paure, le sofferenze e le attese dei nostri fedeli e dei nostri Paesi”. Un Medio Oriente senza cristiani pare essere la paura più grande dei Patriarchi. Le guerre, gli integralismi, l’instabilità ne sono le principali cause. “C’è preoccupazione – dice il Patriarca caldeo – ma anche tanta speranza. Abbiamo visto che c’è intesa tra di noi, i problemi sono politici.
La politica sporca crea le guerre per procura che minano la sopravvivenza dei nostri Paesi. Serve una voce profetica per dire basta, chiedere il rispetto dei diritti dell’uomo, la libertà, il diritto di cittadinanza. Perché abbattere regimi per crearne di peggiori?”.
Medio Oriente, terra fertile.
Nonostante tutto, rimarca il cardinale, “il Medio Oriente resta terra fertile perché bagnata, da duemila anni, dal sangue di migliaia di martiri di tutte le Chiese. Questo sangue innocente porterà alla pace. Abbiamo fatto proposte concrete per promuovere pace e riconciliazione. Io stesso – rivela – ho avanzato l’idea di un documento comune ufficiale tra cristiani, ebrei e musulmani in cui si condannano l’incitazione all’odio religioso, gli attacchi contro gli innocenti e contro chi professa una fede diversa. Una fatwa musulmana contro gli attacchi verso altri credenti può essere utile. La situazione sembra adesso migliorare in Iraq dove è raro sentire un imam parlare male contro i cristiani”.
Nonostante tutto, rimarca il cardinale, “il Medio Oriente resta terra fertile perché bagnata, da duemila anni, dal sangue di migliaia di martiri di tutte le Chiese. Questo sangue innocente porterà alla pace. Abbiamo fatto proposte concrete per promuovere pace e riconciliazione. Io stesso – rivela – ho avanzato l’idea di un documento comune ufficiale tra cristiani, ebrei e musulmani in cui si condannano l’incitazione all’odio religioso, gli attacchi contro gli innocenti e contro chi professa una fede diversa. Una fatwa musulmana contro gli attacchi verso altri credenti può essere utile. La situazione sembra adesso migliorare in Iraq dove è raro sentire un imam parlare male contro i cristiani”.
Un messaggio all’Occidente.
Sulla via della solidarietà e della pace il cammino per l’unità si fa più spedito. “La nostra gente adesso si aspetta qualcosa da noi per cui è importante che questo incontro non resti isolato.
Non si può più tornare indietro– ammette il cardinale – la preghiera di Gesù per l’unità ci porterà lontano. Forse l’unità c’è già, ciò che manca è il coraggio per esprimerla. Serve fare qualche rinuncia, qualche sacrificio”. L’incontro di Bari, dice con voce ferma il porporato, ha lanciato “un grande messaggio di unità non solo all’Oriente ma anche all’Occidente i cui cristiani sono chiamati ad annunciare il Vangelo senza vergogna senza adagiarsi nell’indifferenza. L’impegno per i cristiani dell’Occidente è rinnovare la propria fede, riscoprirne le radici.
Sulla via della solidarietà e della pace il cammino per l’unità si fa più spedito. “La nostra gente adesso si aspetta qualcosa da noi per cui è importante che questo incontro non resti isolato.
Non si può più tornare indietro– ammette il cardinale – la preghiera di Gesù per l’unità ci porterà lontano. Forse l’unità c’è già, ciò che manca è il coraggio per esprimerla. Serve fare qualche rinuncia, qualche sacrificio”. L’incontro di Bari, dice con voce ferma il porporato, ha lanciato “un grande messaggio di unità non solo all’Oriente ma anche all’Occidente i cui cristiani sono chiamati ad annunciare il Vangelo senza vergogna senza adagiarsi nell’indifferenza. L’impegno per i cristiani dell’Occidente è rinnovare la propria fede, riscoprirne le radici.
La sofferenza dei cristiani in Medio Oriente è anche per l’Occidente”.
Da Bari, città cerniera che tiene insieme Oriente e Occidente, non poteva venire un messaggio diverso.